Capita di ascoltare un brano online ed innamorarsene. Il passo successivo è andare in fissa con l’intera discografia, affascinati più dalla bellezza che dal mistero. Un connubio di amore e ossessione verso ogni sfumatura della risoluzione musicale e scenica. E’ quanto mi è successo (e mi auguro altrettanto per chi legge) con Nils Frahm (Hamburg, 1982): musicista e compositore tedesco, con base a Berlino e un tour di concerti in giro per l’Europa da qui a luglio. Allievo di Nahum Brodski, il cui insegnante era un protetto di Tchaikovsky, si è avvicinato all’elettronica sviluppando una padronanza di synth e drum machine.
Unisce classica ed elettronica nei suoi live, dove mix a con un’energia e una tecnica personalissime piano a coda e/o piano verticale, piano elettrico (un Rodhes piano), Roland Juno -60 (sintetizzatore polifonico a 61 tasti) e Moog Taurus (un sintetizzatore analogico a pedale).
Armonie espanse che seguono fluide i suoi movimenti.
Quelle di Frahm sono performance musicali tattili, dove la materia sonora viene plasmata con intensità, ricalcando e ridisegnano spesso le figure musicali in un loop immersivo, totalizzante, penetrante.
Un universo di suoni che ascendono in una ruota sonora fra il mistico e il materico. Il suono che mangia e rigenera se stesso e s’interrompe in un soffio per riaprire un altro respiro.
La forza nelle mani che si muovono sul piano strette in una scala musicale o attraversandone molte.
Spaces, album uscito nel 2013 con la Erased Tapes Records, è suono danzante, melodie che stanno in superficie e sfidano la gravità. Registrato nel corso di due anni in luoghi diversi e su diversi supporti, tra cui vecchi registratori portatili reel-to-reel e cassette, il titolo Spaces indica spazi performativi e paesaggi sonori introspettivi: quelli ricreati nello scambio fra performer e pubblico, un qualcosa di magico ed universale.
Magnifica l’ottava traccia For – Peter – Toilet Brushes – More, dedicata all’amico e collega Peter Broderick.
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Instancabile sperimentatore, ha sondato le possibilità offerte dal piano nelle situazioni più anguste.
Screws, del 2012, è l’operazione riuscita di un incidente alla mano sinistra: difficile da digerire per un pianista. Ne è nato un album scritto e composto a «9 dita», potremmo dire. Un brano per ogni notte di convalescenza, percorrendo la scala musicale. (You, Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Me)
Bellissimo Re
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Suonare di notte e non disturbare è un’altra sfida per un pianista. Ponendo del feltro sulle corde e delicatezza nelle dita, ha creato suoni microscopici e delicati in atmosfere solitarie e silenziose. E nel 2011 ne è uscito Felt.
Gentilezza ed energia, melodie ascendenti e discendenti, le infinite ed intime possibilità offerte dal piano.
Il suo ultimo album SOLO (uscito il 29 marzo 2015) è un disco di improvvisazioni senza sovraincisioni, registrato con un Klavins M370. Con solo ha avviato una campagna di raccolta fondi per il Piano Day, un giorno inteso ad ospitare vari ed entusiasmanti progetti connessi al pianoforte, con ricorrenza il 29 marzo.
Il primo obiettivo è la costruzione di un Klavins M450, il più grande piano mai esistito, alto appunto 4, 5 m.
Solo è scaricabile gratuitamente in formato mp3 e 24-bit su Piano Day
Iniziate con Wall:
Da ascoltare ad occhi chiusi.
Nel corso di questi anni Frahm ha sviluppato anche collaborazioni con Peter Broderick, Ólafur Arnalds, Peter Broderick e più recentemente Sarah Neufel degli Arcade Fire. Inserito da Resident Advisor (RA), magazine online specializzato in musica elettronica, tra i 20 spettacoli dal vivo più belli del 2014, non ve lo dovete perdere al Teatro Quirinetta di Roma il 5 maggio! Spring Attitude Festival vi aspetta!