Eugene, musicista e appassionato di arte moderna e contemporanea, ha uno spazio di manovra compreso tra l’electro-pop più sperimentale e l‘universo sonoro di fine anni Settanta/Ottanta. Senza scadere in operazioni nostalgiche, mantiene una visione progressista del suo fare musica pop, che non abbandona mai una percezione «visiva» della musica e che si nutre dei riferimenti agli artisti più influenti dell’arte figurativa di questi ultimi due secoli. Che sia film-score, rock, techno o avanguardia, la sua musica ha incontrato i gusti di molti altri grandi artisti – dal musicista Garbo, una delle icone della new wave nostrana – fino al padre della video-art Gary Hill. Qui sceglie e descrive le sue cover-art preferite – tutte riconducibili al biennio 1979-1980 (Susanna Buffa):
Nessun artista è creditato per la realizzazione di questa copertina, anche se al primo impatto sono stato portato a pensare a qualche esperimento multimediale di Gary Hill. Nel suo layout grafico così grezzo la trovo molto affascinante, contemporaneamente ancestrale e moderna.
Qui l’arte surrealista la fa da padrona, tra Magritte (poi citato ancor più esplicitamente nell’artwork di The Pleasure Principle) e Delvaux. A partire dal titolo, passando per l’immagine fredda e robotica di Numan, vedo suggestioni proto-cyberpunk, tanto care a molti artisti della new-wave e sdoganate al mainstream dai Kraftwerk appena un anno prima con “Die mensch Maschine”.
Una luce avvolgente e fredda e la figura carismatica di Sylvian sono più che sufficienti a donare a questa cover art uno splendore unico. Essenzialità ed eleganza.
Sembra la copertina dei Japan vista da un’altra angolazione: si può vedere la sorgente luminosa, a metà tra uno schermo video e una porta spazio-temporale, ma a tendere la mano non troviamo un dandy cittadino del mondo, bensì uno scienziato immerso nella sua algida ma fremente Mitteleuropa
In occasione del debutto, il trio Smith-Dempsey-Tolhurst viene rappresentato da una lampada, un frigorifero e un aspirapolvere. Al di là degli intenti simbolici, questa misteriosa copertina mi ha fatto pensare a certi lavori di Storm Thorgerson e del suo studio Hipgnosis. A quanto pare questa è l’unica copertina non approvata da Smith in tutta la discografia dei Cure.
Mitologia e cultura esoterica sono al centro di questo album, in cui Battiato si esprime per la prima volta nella forma-canzone dopo un lungo periodo sperimentale, attingendo dal saggio “Simboli della Scienza Sacra” di René Guénon. Il risultato musicale e testuale viene completato dall’artwork di Francesco Messina, un visionario e suggestivo collage tra elementi del mito Celtico e della tradizione Indù.
Splendida festa quella in corso nella copertina del sesto album dei Roxy Music. A questa festa glamour partecipano però solamente manichini elegantissimi (come del resto è sempre stato Bryan Ferry), sui quali campeggia il titolo, volutamente realizzato utilizzando il font del magazine letterario “Blast”. L’idea della foto viene ripresa anche per la versione in picture disc ma con la variante dei manichini nudi.
Uno dei pochi esempi (assieme a Garbo e Faust’O) di new wave elettronica italiana di respiro internazionale. Sono davvero lontani i tempi del Festivalbar 1976, quando Christina Moser e Maurizio Arcieri proponevano “Amore”, conturbante ed esotico manifesto della “sexy music”: per la cover art di questo disco (che vede addirittura la collaborazione di Hans Zimmer) Cristina sceglie un look gelido, quasi da androide, per meglio aderire all’atmosfera sintetica che si respira nelle tracce.
Unici, dissacranti e misteriosi (non hanno mai rivelato la loro identità in pubblico)! Circondati da uno scenario artico e stilizzato, i Residents posano per la prima volta in tuba, frac e i loro grotteschi bulbi oculari, ossia il look che sarebbe presto diventato il loro marchio di fabbrica.
In questa copertina vedo una specie di equilibrio chimico tra due fasi della carriera di Bowie, all’indomani dell’entusiasmante trilogia berlinese. Il suo Pierrot del video di «Ashes to Ashes» vive nel disegno di Edward Bell e nella foto (della sua ombra) di Brian Duffy. Dopo aver ispirato decine di nuovi artisti, figli della new-wave, il Duca sembra ribadire la sua posizione attraverso lo sguardo di quel Pierrot, misto di severità e malinconia. Autoreferenziale ma sempre attento ad evitare l’autocelebrazione («My mama said to get things done, you’d better not mess with Major Tom», da «Ashes to Ashes»).
Per conquistare la loro «libertà di scelta» ed affrancarsi dalle opprimenti strutture e sovrastrutture della società moderna, i Devo cercano di sfruttare tutte le energie cerebrali indossando i loro leggendari Energy Dome, bizzarri cappelli in plastica simili a ziggurat (o più banalmente a dei sottovasi) realizzati proprio dal cantante Mark Mothersbaugh e dal bassista Jerry Casale, traendo ispirazione dal movimento Bauhaus e dalla forma dei templi Aztechi.
L’ampio uso di tecniche sperimentali nella musica di quest’album è espresso visivamente nell’artwork attraverso un’assai complessa (per i tempi) elaborazione al computer dei volti dei membri della band, cancellandone l’identità e suggerendone un’immagine disturbata, anche in senso psicanalitico. Inizialmente Tina Weymouth aveva persino proposto, con chiaro intento polemico, di sovrapporre ai loro volti quello di Brian Eno che, oltre a produrre l’album, aveva chiesto di figurare in copertina come come quinto elemento della band. (Eugene)
immagini (cover 1) Portrait (2) CABARET VOLTAIRE // MIX-UP (1979) artwork: unknown artist (3) GARY NUMAN // REPLICAS (1979) Art direction: Malti Kidia, photography: Geoff Howes, illustration: Ton Escott (4) JAPAN // QUIET LIFE (1979) Art direction, photography: Fin Costello (5) JOHN FOXX // METAMATIC (1980) photography: C.P. Gabrin / cover design: John Foxx (6) THE CURE // THREE IMAGINARY BOYS (1979) photography / sleeve design: Martyn Goddard, Bill Smith (7) BATTIATO // L’ERA DEL CINGHIALE BIANCO (1979) cover art: Francesco Messina (8) ROXY MUSIC // MANIFESTO (1979) cover design Bryan Ferry w/ fashion designer Antony Price (9) KRISMA // CATHODE MAMMA (1980) covert design: Mario Convertino (10) THE RESIDENTS // ESKIMO (1979) Artwork: Poor No Graphics, Design [Eyeballs]: Dinosaur Productions (11) DAVID BOWIE // SCARY MONSTERS (1980) Cover art: Edward Bell, Cover Concept: Brian Duffy, David Bowie (12) DEVO // FREEDOM OF CHOICE (1980) cover art: Arttrouble (David Allen, Jules Bates) (13) TALKING HEADS // REMAIN IN LIGHT (1980) Artwork (computer images) Massachusetts Institute of Technology’s & M&Co. (designing company), HCL, JPT, DDD, WALTER GP, PAUL, C/T (Chris Frantz/Tina Weymouth).