Le mostre organizzate allo Studio La Città di Verona sono affilate e brillanti, aperte a contrade che toccano, da angolazioni differenti, l’immaginosa memorialità della pittura, del disegno, della via di fuga o anche – è il caso di quella nella Cattedrale Est della galleria, dove troviamo il lavoro di Victoria Stoian (il titolo dell’esposizione, realizzata in collaborazione con Peola Simondi di Torino, è CodNis) – dei tessuti sociali, con morbidi risvolti ideologici.
Negli spazi della Cattedrale Ovest, il discorso affrontato da Luigi Carboni con il nuovo ciclo di opere realizzate a partire dal 2019 ci porta nell’ambito d’una ricerca tutta nuova, i cui nuclei interni mirano a creare rapporti di partecipazione e di compenetrazione tra piani astratti e iconici, ora eroicamente inclinati, ora eroticamente ingarbugliati: «nelle mie opere elaboro un racconto nell’interrogazione attuale su cosa separi o unisca, veramente, la pittura astratta da quella figurativa» avvisa l’artista nella nota sul Ridisegnare che apre il catalogo (pubblicato dalle Arti grafiche della Torre) di questo avvincente percorso chiamato Come code di lucertole / Which flutter like lizard tails legato alla potenza miocinetica, alla leonardesca mano che pensa, alla trasparenza del disegno, all’esquisser, al potere magnetico del griffonner.
Dopo i cromaticamente squillanti e pulsanti grovigli di Carboni è la volta di Antonio Marchetti Lamera che vira il suo racconto sull’umbratilità, sull’odore (sul colore smunto) del tempo, spinto oltre i bordi e trasformato in ombra silenziosa e leggera, stesa o anche spalmata sulle superfici per dar vita (corpo) alla trasparenza degli anni, dei mesi, dei giorni, delle ore.
Parte di un ciclo più ampio dedicato a certe riflessioni depositate nel volume Prima e dopo lo zenit (Vanilla Edizioni, 2023), la nuova personale (la seconda) di Marchetti Lamera da La Città ruota attorno al tempo, inteso come materia, come prospettiva di un momento che dal singolare volge verso il plurale, dall’umano (dall’artistico) al cosmico (al concettuale). Curata da Matteo Galbiati che trova nel suo lavoro «quello che l’occhio non trascura», l’ombra appunto, «essendo appiglio per determinare non le cose, ma il loro susseguirsi nel tempo», questo particolare scenario che Marchetti Lamera dedica a Eclissi e riflessi.
La rivoluzione di Aristarco è un percorso che incrocia metodologicamente discipline diverse e che trasforma lo spazio in memento temporale – tra le opere in mostra ricordiamo almeno due polittici (Cronos e Gea del 2022), una grande opera circolare (Elio, 2022) – teso a scivolare nella lucentezza del disegno e in un irresistibile passato, in un cielo greco legato all’astronomia di Aristarco, padre del trattato Sulle dimensioni e distanze del Sole e della Luna. Tre piccole e cangianti Shadows on the city of Amsterdam (2022), ci indicano, su una parete, la forza costante del mutamento (determinato dall’uso di velature cromatiche iridescenti come lacche) sotto l’effetto della luce e ci lascia percepire l’intervallo tra l’attimo in cui si apre la porta e quello in cui l’artista comincia a riappropriarsi del vuoto.
Luigi Carboni, Come code di lucertole, Victoria Stoian, CodNis; Antonio Marchetti Lamera, Eclissi e riflessi. La rivoluzione di Aristarco, 28.01 – 18.03. 2023
immagini: (cover 1) Antonio Marchetti Lamera, «Eclissi e Riflessi», 2023, exhibition view, Studio La Città, Verona (2) Luigi Carboni, «Come code di lucertole», 2023, exhibition view, Studio La Città, Verona (3) Victoria Stoian, «CodNis», 2023, exhibition view, Studio La Città, Verona