L’epoca in cui viviamo è caratterizzata dal viaggio e dalla mobilità, chi per scelta di vita, chi invece, forzatamente, in fuga da tumulti carestie o disastri climatici. Mobilità è possibilità di muoversi nello spazio e nel tempo. Possiamo concepire uno spazio senza tempo ma non un tempo senza spazio. Il tempo ha bisogno delle cose per esistere oppure di uno spostamento continuo dei pensieri, ovvero di ridisegnare i concetti dentro nuovi spazi mentali.
Il muro occidentale o del pianto (1993) di Fabio Mauri ci parla di pregiudizi e di barriere, attraverso un muro di valigie, generando un paradosso fra l’idea del viaggio che è naturalmente trasmissione di idee, culture… e quella dei muri costantemente eretti fra popoli ed etnie. Un’opera piuttosto attuale, ancora, nel 2015.
Boîte en-valise di Marcel Duchamp (1941) – una valigia di pelle contenente copie in miniatura, riproduzioni a colori e una fotografia delle opere dell’artista – e’ un altro riferimento lampante, se ci riferimao all’operazione itinerante di Nilo Casares, curatore spagnolo e creatore del progetto «Valise Diplomatique Low Cost»: 16 valigie per 16 artisti per 16 aereoporti chiamati a confrontarsi con i bagagli a mano standard dei viaggi low cost internazionali.
Cedric Price, architetto inglese, aveva ipotizzato soluzioni curatoriali e architettoniche con un bagaglio leggero, in grado di attivare luoghi di apprendimento e partecipazione, che potevano portare le persone a ragionare insieme, in spazi pubblici di condivisione di saperi ed energie, quali Cities on The Move e Floating City. L’idea di Nilo Casares pare essere non distante: sono in gioco scambi di pensieri e reazioni in tutti gli aereoporti dove le valigie sbarcheranno, oltre ad una riflessione sulle mutazioni che le città conoscono a partire da continue esperienze di viaggi e migrazioni. E qui la città sta in pochi cm di valigia.
Questo percorso circolare mi riporta al video ‘The way things go’ di Fischli & Weiss, in cui una catena di macchine si scontrano e si attivano per reazione. A rappresentare le dinamiche umane. E nel progetto «Valise Diplomatique Low Cost» il viaggiatore è la valigia stessa per una metà che non arriva mai, ma che spinge al viaggio, che è il fine stesso. Sorge il dubbio che siamo noi stessi bagagli in transito di un viaggio collettivo.
Si tratta di una mostra che si infiltra in un’altra struttura, quella delle compagnie aeree e delle strutture aeroportuali, da divenire una situazione eterogenea in cui si combinano altre modalità d allestimento e finalità. Valigie come oggetti catalizzatori di azioni, elementi di ubiquità nel mezzo delle cose, al centro del nulla e attraversando tanti luoghi e tempi.
Le tematiche affrontate sono: i flussi migratori (Isabel Löfgren & Mats Hjelm – Stoccolma, Peter Burke – Melbourne, Carla Cruz- London), la differenza fra tempo e denaro, il primo non cumulabile e trasferibile, e il tentativo di annullarla con una valigia riempita di banconote da 1 a 60 minuti ( Gustavo Romano – Madrid), la censura (Rute Rosas – Oporto), la natura bioelettrica degli organismi e il sistema di percezione acustico umano (Arcangel Costantini, Messico), l’accumulo di dati nella nostra società globale dell’informazione (Ciro Museres- Buenos Aires) e il paradosso dell’amore a distanza – “High-Cost Lover” , un amore ad alto costo, che si deve appoggiare a viaggi di compagnie low-cost (Luigi Pagliarini – Roma)!
Così, «Valise Diplomatique Low Cost» suggerisce, forse, prima di tutto la possibilità di «traslocare i pensieri» per dirla alla Paul Ricoeur. Esposte all’aeroporto di Madrid dall’8 al 28 giugno 2015, faranno tappa a Roma, Parigi, Monaco, Londra, Stoccolma, New York, Montevideo, Messico, Santiago del Chile, Buenos Aires, São Paolo, Melbourne, Istanbul, Oporto, Istanbul, grazie al sostegno di ART-EX, programma dell’agenzia spagnola di cooperazione internazionale per lo sviluppo.
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