«Young Italian Artists. Racconti dall’arte contemporanea», spazio dedicato ai protagonisti dell’arte under 35, concepito da Antonello Tolve e curato con Elena Giulia Rossi, accoglie Chiara Amici e il suo lavoro multidisciplinare che ruota attorno al racconto.
I libri sono i contenitori delle storie, e io mi occupo principalmente di raccontare, per questo l’oggetto libro ha sempre avuto per me un’importanza fondamentale. Modulare la narrazione già presente sulla carta, farla mia o stravolgerla è diventato il mio linguaggio: quel che voglio dire io e quel che il libro ha già detto sono due voci che viaggiano in parallelo tra le pagine su cui decido di intervenire. In alcuni casi questo è un atto di ribellione verso l’intoccabilità di alcuni argomenti culturali, come la religione cattolica, oppure un tentativo di avvicinamento ad alcune nozioni complesse. Per questo prediligo utilizzare libri che trattano argomenti scientifici come la fisica, la geologia, l’astronomia o la matematica, o al contrario libri di stampo religioso come la Bibbia e i testi di preghiere. Questo rappresenta il mio tentativo metaforico di riscrivere la storia, unendo la mia personale visione a quel che è stato già definito in passato.
Agire attraverso la cucitura o il collage è il passo successivo: sancisce la mia vicinanza fisica all’oggetto, sul quale riverso il mio bisogno di ricostruire, tenere insieme, trasformare e sublimare un’esperienza. Racconto ciò che ho vissuto, quindi quel che vado a toccare sono argomenti autobiografici, i rapporti interpersonali, le memorie del corpo, la famiglia, il bisogno di trovare un’identità, che riproduco in chiave non figurativa. La mia quotidianità diventa specchio della quotidianità collettiva, con la quale cerco di collegarmi. Per questo i materiali che utilizzo sono principalmente di recupero: in essi ricerco un contatto con una dimensione altra e con tutti quelli che hanno già toccato e usato quelle superfici, in contrapposizione ad una realtà usa e getta dove la materia perde di ogni preziosità, di ogni cura o manutenzione, e non merita di essere tramandata. Cucire, forare, unire, incollare, cancellare, svelare sono operazioni rituali, ripetute e meditative, che trascendono l’azione fisica pura e semplice, diventando gesti salvifici che ci riavvicinano a ritmi placidi e lenti ormai dimenticati. Così le azioni attente si contrappongono e si ribellano alla velocità, alla disattenzione costante, diventando esercizi di concentrazione.
Chiara Amici, gennaio 2021