Maria Giovanna Sodero entra a far parte di «Young Italian Artists. Racconti dall’arte contemporanea», spazio di Arshake, concepito da Antonello Tolve e curato con Elena Giulia Rossi, dedicato ai protagonisti dell’arte under 35.
Se ogni attimo diventa passato, cosa ne rimane e che cos’è reale? Nel ricercare osservo frammenti di realtà.
«Il cinema si presentò come quello strumento del nostro secolo tecnico necessario all’umanità
per l’ulteriore conoscenza della realtà[1]».
Qualcosa pulsa sotto la crosta e mi spinge verso i ricordi, avvicinandomi a quei luoghi della memoria che mi accompagnano nella ricerca personale. Nella mia esplorazione passo attraverso la creazione del pensiero per svilupparlo in immagini, la fotografia e il video sono quei mezzi che meglio contribuiscono nel mio intento, spesso sono racchiuse all’interno della materializzazione del concetto.
Nell’opera Memòria tac re del 2021, la scatola è un contenitore di storie, narrazioni disegnate dalla luce che iniziano ad esistere, permette di osservarle e attendere che qualcosa accada. L’altezza in cui è posizionata causa una scomoda visione, come a volte quella del ricordo, una sfida tra il nostro voyerismo e il nostro corpo, facendo emergere i nostri limiti fisici, cosa che ci porta immediatamente a riflettere sul corpo come unità di misura. Un grande mirino ospita lo sguardo esterno all’interno della profondità della mia visione. La scelta del punto di vista è un intimo modo di stare, di interpretare il reale, non è di mio particolare interesse la perfezione nella qualità dell’immagine, sento di voler spesso lasciare il suo spazio alla narrazione. La percezione del mondo è un atto del vedere.
Nell’opera Io ti vedo, realizzata nel 2018 per la mostra «Pulsazioni», realizzata con l’Accademia di Belle Arti di Roma, comunica con l’opera Memòria tac re. Anche se a distanza di anni, Io ti vedo, mostra la stratificazione del tempo, che si evidenzia attraverso l’atto di strappare, di svelare. Sovrapponendo le mie fotografie digitali a una serie di fotografie analogiche da me raccolte. Il progetto fa emergere tracce di un passato che irrompe nel quotidiano e torna a coesistere con il presente, anch’esso un lavoro reso materico, per sentire un concetto espresso, presente davanti a noi, coesistere con noi.
«Gli oggetti d’archivio servono come arche ritrovate di momenti perduti in cui il qui-e-ora del lavoro funziona come un possibile portale tra passato inconcluso e un futuro riaperto».[2]
Nei miei lavori il ricordo spesso ritorna come filo conduttore nella narrazione, anche se non sempre espresso esplicitamente, mi accompagna spesso nella ricerca di racconto per immagini.
[1] Scolpire il tempo, Andrej Tarkovskij, anno pubblicazione, 1997
[2] Hal Foster
Maria Giovanna Sodero, Giugno 2021
Maria Giovanna Sodero (1991, San Donà di Piave) vive e lavora tra il Salento e Roma. Nel 2011 ha iniziato gli studi presso lo IUAV, Arti visive, con Mario Airò. Attualmente studia all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Young Italian Artists. Racconti dall’arte contemporanea
Progetto ideato da Antonello Tolve, curato con Elena Giulia Rossi