Con una riflessione sui processi manuali dell’arte tra tradizione e modernità, Ado Brandimarte entra a far parte del progetto «Young Italian Artists. Racconti dall’arte contemporanea», spazio dedicato ai protagonisti dell’arte under 35, concepito da Antonello Tolve e curato con Elena Giulia Rossi.
Era da poco tramontata la seconda guerra mondiale, in un quieto paese di campagna alle pendici della Montagna Dei Fiori, le clessidre apparivano nuovamente orizzontali. Pochi mesi prima, i ragazzini avevano levigato i sassi di travertino delle sciaradiche mulattiere accompagnando soldati e partigiani, arrivati fin lassù in cerca di diedri rocciosi ed antri strategici delle cave di pietra. Al di sopra dei boschi e delle falesie, i luciferini prati obliqui che fino a poco prima erano stati teatro di fucilazioni e bombardamenti, ora disinfettati dal gelo dell’inverno stavano gradualmente perdendo la loro negatività, e la natura si preparava a tornar a fiorire.
In povertà di materie prime, gli abitanti del paese si inerpicavano tra quella natura solitaria per smembrare ciò che era rimasto sul campo di battaglia; si racconta che collassato al suolo, tra i ginepri del monte, ci fosse un grosso aereo tedesco da carico, divenuto subito per gli indigeni fonte principale di componenti meccanici e metalli. In quei tempi larghi, la creatività ed il manuale permettevano la sopravvivenza, e la trasformazione della materia rappresentava una delle rare possibilità di poter portare a termine le quotidiane operazioni di un normale lavoro nelle campagne e nelle botteghe.
Oggi, nella paradossale condizione di reclusione dove l’emotivamente fragile popolazione contemporanea poggia i piedi, l’unico modo per portare a termine operazioni quotidiane senza attendere spedizioni, o abbandonare le mura sicure resta la riconversione, cioè quell’autoingegno a cui le fulminee tempistiche vissute negli ultimi anni non ci avevano addestrati.
In un presente dove l’unico porto sicuro per l’interazione resta la dimensione del virtuale, sofisticazione di un organismo umano che si evolve a medium, prolungato razionalmente grazie alla tecnologia cibernetica, l’antroposfera rischia di venir totalmente digitalizzata, causando l’abbandono o la perdita di alcune pratiche.
La simulazione virtualizzata di alcune lavorazioni riporta alla luce una sorta di figurazione, ma esiliando la manualità. Crescono gli artigiani che producono maioliche tramite la fotoceramica, la risoluzione scultorea delle macchine a controllo numerico è in progresso, e la tecnologia permette di produrre persino affreschi attraverso stampanti 3D innovative. In questa modernizzazione, realizzare un manufatto con metodi tradizionali è un’azione quasi anacronistica, conferire valore, preziosità e memoria a questi procedimenti è la mia operazione concettuale.
Senza opinare pregi e difetti del virtuale, il mio percorso di ricerca sui processi manuali dell’arte, in questi giorni sta diventando più agevole. Esso infatti, mentre prima era eseguito in un tempo compresso, acquisisce oggi il suo naturale svolgimento, dandomi la possibilità di soppesare la sua vera essenza.
Ado Brandimarte, marzo 2020
Ado Brandimarte è nato nel 1995 ad Ascoli Piceno dove vive e lavora.
Young Italian Artists. Racconti dall’arte contemporanea
Progetto ideato da Antonello Tolve, curato con Elena Giulia Rossi