La seconda edizione del festival art + b = love (?), ospitato dal 4 all’8 aprile negli spazi della Mole Vanvitelliana di Ancona, ha proposto una programmazione densa di conferenze, iniziative didattiche, momenti di riflessione, performance e spettacoli, da cui emerge la volontà – e la necessità – di rileggere gli ultimi fenomeni che interessano le atmosfere a ridosso della linea di confine tra creatività e progettualità da un’angolazione che mira a riposizionare il ruolo dell’arte nella società contemporanea. L’intuizione dei direttori artistici e curatori dell’evento, Cesare Biasini Selvaggi e Federico Bomba, nasce dall’osservazione della formula chimica alla base dei più grandi nuclei aziendali di ricerca e sviluppo, che negli ultimi anni mostrano interesse sempre maggiore nei confronti della personalità enigmatica dell’artista, visto come catalizzatore di saperi e creatore di mondi futuribili.
Il festival, organizzato da Sineglossa creative ground, patrocinato dall’Agenzia per l’Italia Digitale e reso possibile grazie al contributo di Regione Marche, del Comune di Ancona e di partner pubblici e privati, si propone di accendere un riflettore sul circolo virtuoso che si origina quando arte, ricerca scientifica e imprese collaborano per generare «un processo di innovazione sociale, economica e industriale». La sezione espositiva offre così un’istantanea eterogenea dei fenomeni in atto, che, nel caso di Physis – con opere di Ana Mrovlje, Paola Tassetti, Claud Hesse e del collettivo Polisonum e curata da Butik collective – opera una riflessione su come «l’opera d’arte contemporanea, travolgendo ogni confine di genere, si stia appropriando di nuovi strumenti».
Completano la sezione espositiva i progetti Real Shit, operazione commerciale costruita da Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, FiveWordsForTheFuture, progetto sul futuro pensato da Noema e Stakhanov, opera visionaria realizzata da Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, nata dall’analisi della mutazione dei desideri e delle abitudini dell’essere umano. Nell’immaginare una nuova cosmogonia legata ai grandi Stack del web – Apple, Google, Facebook e Amazon – e attingendo alle tracce pubbliche lasciate dagli utenti, una stampante a rullo genera previsioni sul futuro dei singoli, svelando i retroscena del mondo dell’informazione contemporanea e generando consapevolezza sulla natura extra-ordinaria delle tecnologie che accompagnano la vita umana. Un processo che, spiegano gli artisti, «ci posiziona come esseri umani sul pianeta, nelle relazioni con gli altri, per il nostro lavoro, le nostre libertà di espressione e i nostri diritti fondamentali».
La tendenza all’antropocentrismo e l’attenzione al potenziamento delle possibilità manuali e mentali dell’uomo testimoniate dalle opere in mostra, divengono così viatico felice per il recupero del legame, mai dimenticato, con uno dei periodi più rigogliosi della storia dell’arte italiana, il Rinascimento.
immagini: (cover 1) Img_promo_festival (2) C. Hesse, Random, cubo di Rubik e specchi, 2013. (3) O. Persico, S. Iaconesi, Stakhanov, install. view, 2015. (4) P. Tassetti, Sempliciario Linearis, installazione, 2018