Quattro grandi artisti Stefano Arienti, Cuoghi Corsello, Dado, Rusty lasciano traccia della loro creatività nello spettacolare parco archeologico della Villa dei Quintili con la mostra Ailanto<3, un percorso di installazioni artistiche realizzate ad hoc nel cuore del Parco Archeologico dell’Appia Antica.
Le opere sono tutte accomunate dalla forza stilistica di ciascun artista e anche dalla delicatezza con cui si integrano con il paesaggio, un tocco quasi invisibile che accompagna nel tragitto, alla scoperta dei monumenti presenti nell’intera area archeologica: le Grandi Terme, le cisterne interrate, l’acquedotto, il Ninfeo, Santa Maria Nova, l’Appia Antica.
“L’esposizione – così introduce il comunicato – ruota intorno a una metafora poetica: il parallelismo tra una pianta invasiva non autoctona, l’ailanto, e alcuni linguaggi artistici che si sono diffusi a partire dagli anni Ottanta a oggi. Il nome stesso della pianta è di per sé affascinante e si ammanta di connotati magici, taumaturgici e spirituali: in latino è definita Ailanthus altissima, mentre in italiano viene chiamata anche albero del cielo o albero del paradiso. Originaria della Cina, questa specie si è diffusa ovunque, in Europa è stata introdotta nel XVIII secolo come pianta da giardino, e ha “viaggiato” dall’Inghilterra al Mediterraneo. In Italia la sua presenza è aumentata esponenzialmente negli ultimi tre decenni a causa del progressivo abbandono delle aree urbane e suburbane. Lo spazio fisico e mentale dell’ailanto coincide con la sfera creativa di quegli artisti che portano avanti la propria ricerca senza uniformarsi alle tendenze dominanti. L’ailanto è quindi il simbolo di una diversità artistica che si pone come alternativa all’arte “ufficiale”: propensa ad “ailantizzarsi”, a innestarsi e diffondersi rapidamente negli ambienti più disparati e a differenti latitudini”.
Stefano Arienti, uno dei primi artisti a dedicare attenzione alla pianta di ailanto attraverso la realizzazione di alcune serie di disegni di grande formato su teli anti-polvere, propone, per la prima volta in Italia, il suo grande Ailanto rosso, allestito nel 2012 all’Isabel Stewart Museum di Boston. Rusty pioniere italiano di writing, riproduce nel porticato delle terme la pavimentazione musiva ispirata ai mosaici già presenti nell’area ricorrendo unicamente ai tappi occludenti delle bombolette spray. Le installazioni di specchi Monica Cuoghi e Claudio Corsello (Miraggio 1), chiamano le forze invsibili della natura e si pongono in relazione con la dimensione del tempo.
La scultura trova nuovo sbocchi linguistici con la Colonna di estruso e piuma cemento di Dado e con la ghiaia e terra con cui Cuoghi Corsello hanno dato forma ad una scultura la cui esistenza è letteralmente legata al luogo per il quale è stata realizzata, fatto della sua stessa materia.
Ailanto è pensato, infatti, per essere un progetto itinerante in grado di ‘radicarsi’ in realtà diverse come le specie vegetale. Se la tecnologia lascia il passo ad opere installative realizzate con materiali diversi per adattarsi ed amalgamarsi al paesaggio, l’intero progetto conta su due diversi punti di vista: quello di chi cammina all’interno del Parco e il punto di vista satellitare su cui il più dei lavori conta e che proseguiranno la mostra in un diverso percorso narrativo che punta i riflettori sul Patrimonio artistico italiano che nel Parco Archeologico trova un fiore all’occhiello.
Ailanto, a cura di Fluvio Chimento, è organizzata dall’Ass. BLQ – Block Culture in collaborazione con Parco Archeologico dell’Appia Antica e il MiBACT, fino al 22 luglio.
immagini: (cover 1) Cuoghi Corsello, «Miraggio 1», 2018, Cuoghi Corsello e Veduta aerea Villa dei Quintili, Ph. Cuoghi Corsello (2) Cuoghi Corsello, «Miraggio 3», 2018, Villa dei Quintili, Roma, 2018. Ph. Cuoghi Corsello (3) Stefano Arienti, «Ailanto», 2018 (4) Dado, Altalena, Villa dei Quintili, Roma, 2018. Ph. Cuoghi Corsello