Albumarte presenta il lavoro di un giovane artista romano, Alessandro Giannì, visioni apocalittiche generate dall’incontro dell’uomo con la macchina e dal loro rapporto osmotico. «Forme antropomorfe e deformate, con i volti celati e gli arti inferiori allungati a mo di ombre spettrali, si susseguono l’una all’altra come fossero un coro di demoni incorniciati all’interno di quinte che richiamano tanto i motivi architettonici prerinascimentali quanto gli screen saver dei computer». Così il curatore Lorenzo Gigotti introduce la mostra Apocalisse dell’ora e restituisce subito lo stato d’animo che le immagini delle grandi tele installate nello spazio trasmettono al visitatore.
Alessandro Giannì, artista di nuova generazione ha prediletto la pittura come suo strumento primario di indagine, sfatando il mito che innovativi siano solo lavori realizzati con qualche tipo di tecnologia. Il mondo è stato inghiottito nel vortice di tutto ciò che la tecnologia produce – immagini, informazioni, dinamiche di condivisione. Questo ha significato eliminare ogni idea di distinzione tra analogico e digitale. Nella visione di diversi artisti analogica è molta della futura rappresentazione di un mondo non più esclusivamente contenuto all’interno della dimensione digitale.
«Ñewpressionism» movimento artistico lanciato da Miltos Manetas e presentato, in una prima dimostrazione pubblica, all’Istituto Svizzero di Milano nel 2013 concretizzata proprio la visione – già da tempo covata – dell’atterraggio del cyberspazio nella realtà analogica dove ogni cosa è setacciata e filtrata dalla tecnologia. Alessandro Giannì, giovanissimo, era parte di questa nuova corrente, un nuovo paesaggio e un nuovo modo di ritrarlo da cercare tra i layers impenetrabili, schiacciati nel fitto tessuto di web dried pages, tutte analogiche. In questa rete di lavori analogici già scorgevamo inquietanti figure duplicate uscire dall’immaginazione di Gianni e depositarsi sulla tela.
In questi lavori più recenti, seppure presente in forme deformate, l’uomo non è contemplato nella visione futura ‘il dubbio che si insinua è che sia un elemento ripensato secondo i modelli delle macchine e delle loro abilità di calcolo – modelli che, a loro volta, mettono in crisi non solo la nostra realtà biologica in quanto esseri umani, ma la stessa concezione del tempo’.
Riflettiamo, quindi, sulla cosiddetta fine del mondo antropogenico. La pittura ci immerge in questa visione futura ancora più dell’opera in realtà virtuale con la quale Giannì si confronta per la prima volta, e che cerca di ‘spazializzare’ questa visione attraverso una realtà immersiva.
Alessandro Gianni, L’Apocalisse dell’ora, Albumarte, Roma, fino al 19 luglio
immagini: (cover 1) Alessandro Giannì, «L’apocalisse-dell’ora», 2014, cm200x300, olio-su-tela (2) Alessandro Giannì, «L’apocalisse dell’ora», exhibition view, AlbumArte, 2019 Ph. Sebastiano Luciano, courtesy AlbumArte (3) Alessandro-Giannì, «Senza-titolo», 2018 (4-5) Alessandro Giannì, «Questa razza di diavoli non conosce regole!», 2019, proiezione video e Htc Vive, 3d Modeling: Andrea Papi; programmazione e grafica VR: Weirdo Vanilla (Daniele Monaca e Cosimo Mollica) Ph. Sebastiano Luciano, courtesy AlbumArte (6) Alessandro Giannì, «Indistinte e nebbiose sono le immagini, nebbiose e indistinte sono le cose», 2019. Ceramica, cm 33x50x27 Ph. Sebastiano Luciano, courtesy AlbumArte