Una conferenza organizzata da e-flux, piattaforma editoriale e curatoriale, archivio, progetto artistico, fondato nel 1998, invita al tavolo artisti e teorici tra i più interessanti oggi sulla scena internazionale per discutere di ciò che sarà dell’arte dopo la cultura. Pubblichiamo l’introduzione di e-flux alla conferenza come argomento di riflessione importantissimo su cui riflettere e discutere con sguardo trasversale.
A seguire il collasso dell’Unione Sovietica ha preso forma un mondo dell’arte ‘globale’. Dagli anni ’90 in poi, i confini nazionali si sono dissolti, centro e periferia hanno trovato nuovi equilibri, internet ha iniziato ad ospitare uno scambio culturale globale. Tutto ciò è accaduto concretamente. Ma anche altre cose sono accadute. Assieme alle persone e alle idee, a circolare su scala globale sono stati anche i soldi. Di fronte ad una scala planetaria di tale portata, il capitale ha iniziato ad essere un regolatore efficiente di scambio, al di sopra di leggi e nazioni. Improvvisamente, il capitale è diventato la forma primaria di rappresentazione e di espressione della comunità globale. La sua naturale predisposizione alla flessibilità e alla ricombinazione è stata spesso scambiata per indice di democrazia, autonomia, per carattere anti-autoritario, immortalata come forma di gestione non-governativa. Il gemello del capitale, internet, si è reso capace di rendere democratiche risorse e forme così come di mascherare il controllo di alcune agenzie governative così come di alcune delle aziende più potenti della storia del genere umano. Nell’arte, la chiamata a confluire nel globale trova risposta nella vasta industria di eventi – come le mostre pop-up che invadono il mercato. Il passaggio a qualsiasi tipo di consapevolezza politica e storica è coperto dalla pellicola dell’astrazione dello scambio culturale.
Ma il mandato a diventare culturali diventa di gran lunga più complesso di questo quando il globo ci dice ciò che noi già sappiamo essere vero: non sappiamo veramente cosa abbiamo attraversato. Un’arte allineata con la tradizione umanistica e moderna così come le ambizioni non sono di nessun aiuto. Le peculiarità culturali delle rivoluzioni della comunità scientifica, industriale e politica nella sfera Europea sembra solo aggravare il problema. Di fronte al crollo ecologico planetario, quando le istituzioni che sono state qualificate per tracciare dei sentieri da dove l’umanità potesse ripartire devono smorzare le loro ambizioni galattiche, e anche loro atterrare sulla cultura e venire a patti con il flusso globale dello spettacolo e del capitale. Con questa premessa, la conferenza organizzata da e-flux cerca di rispondere alle seguenti domande: «se noi ricordiamo la tradizione delle avanguardie artistiche e il suo atteggiamento iconoclasta nei confronti della cultura, come possiamo riconciliare la nostra cultura sconosciuta con i feticsh apparentemente tradizionali? Se siamo ora incatenati ad un apparato di rappresentazione che può solo essere spettacolare nella sua scala, quale è il progetto che l’arte deve intraprendere per combattere l’omologazione? Può l’arte avere accesso a qualcosa di più grande di ciò che comprende la cultura? Se l’ultima scena è quella dell’estinzione, forse dovremmo fermarci un momento per poter osservare la scena non come la morte dell’uomo ma come un punto di arrivo culturale. E se l’arte – antica, moderna o che dir si voglia – è stata sempre capace di proiettare questi punti di arrivo, allora cosa sarà l’arte dopo la cultura? (estratto dal comunicato stampa inglese)
“Art After Culture?,” 14 – 15 giugno, 2019 (venerdi 14 giugno: 19.00 – 21.00 e sabato 15 giugno: 10.30 – 20.00. Visita qui il sito di e-flux per il programma. Intervengono: Basel Abbas and Ruanne Abu Rahme, Franco “Bifo” Berardi, Mary Walling Blackburn, Kaye Cain-Nielsen, Keller Easterling, Irmgard Emmelhainz, Liam Gillick, Boris Groys, New Red Order, Charles Mudede, Reza Negarestani, The Otolith Group,Hito Steyerl, Anton Vidokle, and Brian Kuan Wood.