Ispirata in parte ai «quadri telefonici» di Laszlo Moholy-Nagy (che l’artista commissionava ad un artigiano via telefono, sottolineando l’equivalenza dell’ approccio intellettuale con quello emotivo), Art by Telephone, realizzata nel 1969 al MCA – Museum of Contemporary Art (Chicago) è stata una mostra estremamente influente dal punto di vista concettuale nei primi anni.
Allestita in un periodo in cui il mondo dell’arte si discostava dall’impostazione minimalista, orientata verso una direzione più concettuale, Art by Telephone aveva chiesto agli artisti americani ed europei di comunicare via telefono al curatore del MCA, David H. Katzive, le proprie idee per la creazione di opere d’arte. Il personale del MCA aveva quindi realizzato le opere sulla base delle indicazioni fornite verbalmente dagli artisti, evitando tutti i progetti e piani di lavoro scritti. Dopo sei settimane, tutte le opere presentate durante la mostra Art by Telephone erano state distrutte oppure gettate dal museo.
Alcuni degli artisti partecipanti, tra cui Richard Hamilton e Wolf Vostell, avevano interpretato il progetto con un’elaborazione più letterale del tema. Vostell inviò una rubrica di numeri telefonici dalla Germania. I visitatori componevano i numeri per ricevere istruzioni per happening della durata di un minuto. Un wall drawing di Sol LeWitt era stato riprodotto grazie all’aiuto di alcuni assistenti, e Robert Smithson realizzò una versione del suo “non-site,” chiedendo che un cumulo di cemento venisse colato giù per una collina scoscesa per essere quindi fotografato ed esposto nelle gallerie.
La mostra comprendeva installazioni in cui la partecipazione del pubblico era vitale, come le famose pattumiere di Arman. L’artista chiedeva ai visitatori di confluire la propria spazzatura nell’area recintata di plexiglas. Una volta colma fino all’orlo, l’opera era considerata completata. Altre creazioni, come Third Day di William Wegman, erano ispirate a eventi naturali. Third Day rappresentava un abbeveratoio, costruito seguendo la forma delle lettere che componevano “third day”, riempito d’acqua e ricoperto di vermiculite. L’acqua evaporò in tre giorni, esibendo le parole incise sul pavimento.
La mostra era stata dedicata a Marcel Duchamp e John Cage, che avevano declinato l’invito a partecipare. Tuttavia, la maggior parte, se non tutti gli artisti che avevano accettato l’invito del museo, erano stati in qualche modo influenzati da uno dei due o da entrambi, implicando la prevalenza della nozione di processo e di esperienza su quella dell’oggetto finito.
Tra gli artisti che presero parte ad Art by Telephone figuravano: Siah Armajani, Arman, Richard Artschwager, John Baldessari, Iain Baxter, Mel Bochner, George Brecht, Jack Burnham, James Lee Byars, Robert H. Cumming, Francois Dallegret, Jan Dibbets, John Giorno, Robert Grosvenor, Hans Haacke, Richard Hamilton, Dick Higgins, Davi Det Hompson, Robert Huot, Alain Jacquet, Ed Keinholz, Joseph Kosuth, Les Levine, Sol LeWitt, Robert Morris, Bruce Nauman, Claes Oldenburg, Dennis Oppenheim, Richard Serra, Robert Smithson, Guenther Uecker, Stan VanDerBeek, Bernar Venet, Frank Lincoln Viner, Wolf Vostell, William Wegman, e William T. Wiley.
Queste informazioni sulla mostra «Art by Telephone» provengono dall’archivio del MCA a Chicago
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