Alla Galleria Montoro 12 di Bruxelles, la nuova personale di Alessandro Brighetti immette in un mondo fatto di dispositivi autosufficienti che richiamano alla memoria l’uomo e il suo corpo, la struttura bioetica e assieme culturale dell’organismo sociale. The CUT, infatti, è scandita da una serie di lavori (ce ne sono una ventina di varia grandezza) che pur dialogando tra loro, si presentano come entità unitarie, come monadi di un racconto in cui tutto diventa sintomo di plasticità postorganica, meccanica, industriale. «La mia ricerca», avvisa l’artista, «verte su energie disponibili e meno convenzionali, quantomeno quelle che non prevedano la produzione di elettricità, energie più pure, più universali».
Ogni cavo, ogni tripartitore di alta tensione, ogni cella solare, ogni guaina termorestringente, ogni catalina portacavi, ogni presa elettrica o usb (e come non pensare alla loro carica erotica, alla loro valenza simbolica), e insomma ogni materiale adottato in questo nuovo scenario plasmato da Brighetti è visto non solo nella sua specificità ma anche, e soprattutto, nella sua forma riformata, nel suo essere segnale cromatico, nel suo riproporsi come struttura, come carica energetica, come fattore di motricità.
«Frutto di una ricerca avviata durante una residenza presso il Mana Contemporary di New York (2016-2017), la produzione scultorea» in questione «si incentra su» alcuni oggetti che diventano per l’artista «metonimie e simboli della bulimia energetica globale». Tensione (2017), 1.200 A (2017), Extension (2018), Pattern (2018) o 2 drammi (2018) sono tutti ingranaggi chiusi e complessi (variabili vie di fuga da un modello capitalistico) dove la conduzione elettrica lascia il posto a una condizione mentale, a un andamento psichico che reinventa l’elettropercorso trasferendo nell’oggetto una autonomia creativa e tautologica.
The CUT è una mostra fatta, appunto, di tagli: tagli intesi come sospensioni, come collegamenti che si disegnano attorno alle regole principali della Gestaltpsychologie (quella di “prossimità” e quella di “buona continuità”) e che introducono lo spettatore in un flusso dove tutto si autoproduce, in un perimetro immaginifico dove tutto si autoalimenta, quasi a creare una sostenibilità che guarda al futuro, a un equilibrio perfetto o perfettibile.
Alessandro Brighetti, «The Cut», Montoro 12 Gallery, Bruxelles
immagini (tutte): Alessandro Brighetti, «The Cut», Montoro 12 Gallery, Bruxelles, exhibition view