“Since it began in Barcelona in 1990, ArtFutura has taken as its starting point the thesis that art can no longer be understood apart from digital technology”. Con queste parole il New York Times ha restituito non solo la sostanza del progetto decennale ArtFutura, ma anche una fotografia dell’epoca digitale in cui viviamo, che lega ormai strettamente arte e tecnologia. Un rapporto che ha conosciuto una veloce evoluzione, multiforme e cangiante nel tempo, che ha annullato non solo la distanza tra due mondi apparentemente lontani, ma ha visto l’ibridazione delle professionalità dei suoi interpreti: graphic designer registi, matematici scultori e hacker performer. Appartengono a queste categorie i sei protagonisti mutanti di ArtFutura. Creature Digitali, fino al 10 settembre nei locali dell’Ex Dogana di Roma.
Mutanti come le creature a cui hanno dato vita, quasi come novelli Dr Frankenstein, evocando con dispositivi singolari e materiali insoliti un universo futuristico popolato da mostruosità e fobie, interpretazioni della realtà e nuove visioni digitali.
Cosa succede dunque se uno scienziato inglese di nome Paul Friedlander tenta di rendere la luce un materiale malleabile? Nascono le “sculture di luce cinetiche”, che in “Spinning cosmos” sono parte dell’installazione nella quale in un grande ambiente buio appare e si muove plasticamente l’intangibile. Raggi di luce in movimento o proiettati su leggere sfere rotanti, suggeriscono una interpretazione magica e suggestiva della scultura, che abbandona la dura concretezza della materia per farsi presenza estetica spirituale.
L’argentino Esteban Diàcono presenta invece una serie di animazioni che incarnano l’assurdo, il surreale e la paura del futuro. Le sue creature digitali sono umanoidi che camminano, ballano, rimbalzano, si sfaldano, affettati e spalmati contro uno spazio bianco. Emerge potentissima la componente di umanizzazione del digitale e di digitalizzazione dell’umano, per la quale l’osservatore riconosce come familiari inquietanti esseri dai quali desidera infondo estraniarsi. Un esito di grande potenza espressiva e di sicuro effetto, come testimoniano i milioni di follower dell’artista su Istagram. Un aspetto questo che ci porta a riflettere sulla relazione tra espressione artistica e social media, e quindi dal passaggio dalla vetrina del web a quella del museo.
A parlarci di futuro e rete è anche Can Buyukberber, che tra installazioni e sculture digitali interattive coinvolge l’utente della mostra e di internet nella natura dinamica delle sue opere, evidenziando le interconnessioni spazio-tempo e disegnando paesaggi geometrici in movimento.
Sculture dinamiche sono anche quelle di Sechiko Kodama, la quale lavora sulle proprietà dei ferrofluidi, ovvero dei metalli liquidi. Le sue opere sono forme senza precedenti create da forze invisibili quali gravità e campi magnetici, che agiscono magicamente e precisamente sulla materia grazie ad un sofisticato sistema di controllo computerizzato.
Sculture digitali, fluide e infine meccaniche. Chico MacMurtrie espone ad ArtFutura una serie di “Organic Arches”: archi gonfiabili di misure differenti che animati da un getto d’aria mutano forma varie volte al giorno. I movimenti dell’ambiente circostante concorrono all’attivazione di questo sistema di ‘muscoli’ e ‘ossa’.
Infine la mostra chiude col collettivo inglese Universal Everything. La lunga serie di video, “Screens of the Future”, è una collezione di suggestioni e visioni. I monitor allineati sulle pareti sono come finestre che si aprono su scorci di fantasia resi in pixel, suggestivi quando mantengono l’elemento figurativo reale ed evocativi quando sconfinano nell’astrazione futuristica. Il collettivo restituisce la potenza immaginifica di un futuro prossimo e ancora indefinito in tutte le sue possibilità, compresa quella di concepire oggetti e situazioni che hanno origine nella fantasia umana.
La tecnologia compie dunque il prodigio di materializzare davanti ai nostri occhi gli innumerevoli prodotti dell’immaginazione, illimitatamente e con tutti i mezzi possibili. Essa, col suo groviglio di fili e dispositivi, si cela dietro la meraviglia dello spettatore, il quale, poiché “Il nostro lavoro, le nostre azioni, le nostre amicizie, le nostre emozioni, tutto appartiene sempre di più all’universo digitale”, come afferma il curatore della mostra Montxo Algora, non può che riconoscersi creatura digitale, figlia di una scelta già compiuta all’alba del XXI secolo.
ArtFutura. Creature digitali, a cura di Montxo Algora, Ex Dogana, Roma, 29.04 – 10.09.2017
immagini: (cover 1 ) Universal Everything – Screens of the Future, 2017. Multiple Screen Installation. Demos of our near future (2) Paul Friedlander – Spinning Cosmos, 2017. Light and Sound Installation. Kinetic Sculptures,Mirrors, Videoprojections and Holographic Curtains (3) Can Buyukberker – Muse San Francisco (4) Sachiko Kodama – Protrude Flow, 2008. Magnetic Ferrofluid, Computer, Microphone, Videocamera (5) Chico MacMurtrie/Amorphic Robot Works. Organic Arches, 2014. Inflatable Installation. Undergoes an organic metamorphosis several times a day (6) Universal Everything, Screens of the Future, 2017, multiple Screen Installation. Demos of our near future