Può un piccolo evento, attraverso una serie di cause ed effetti, generare conseguenze enormi e imprevedibili in tutto il globo? “Il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo” è una frase che racchiude in sé il concetto matematico della teoria del caos, la stessa che ha ispirato Alexander Whitley per la coreografia di Chaotic Body, presentato quest’anno al Romaeuropa Festival in una insolita ma quantomai azzeccata modalità: la fruizione streaming.
Whitley è uno dei coreografi più interessanti nel panorama britannico contemporaneo. Con la Alexander Whitley Dance Company ha esplorato e definito nuovi territori in cui danza ed Arte Digitale si incontrano, creando performance ad altissimo impatto visivo grazie alla collaborazione con Digital Artist, esperti nel settore digitale e compositori musicali. Le tematiche toccate da Whitley vanno dalle teorie scientifiche, legate al mondo biologico naturale, alle indagini antropologiche sull’attuale rapporto dell’uomo con le nuove tecnologie, che diventano sempre di più una necessaria estensione delle nostre menti, appendice dei nostri corpi e mediatrice nei rapporti con gli altri.
L’idea per Chaotic Body nasce all’interno della situazione di emergenza Covid19, culminata nel lockdown: perfetto esempio di come un piccolo evento dall’altra parte del globo possa scatenare reazioni a catena in tutto il mondo. Lavorando a distanza attraverso il contatto streaming con i suoi collaboratori, Whitley e la sua compagnia di danzatori e Digital Artist hanno utilizzato tute con tecnologia Motion Capture, una speciale serie di sensori atti a catturare i movimenti del corpo. Raccogliendo le tracce di movimenti coreografici, Whitley e il team di esperti al suo seguito ha rielaborato (attraverso immagini digitali ispirate a sistemi geometrici naturali) i corpi dei danzatori, rendendoli organismi non ben identificati all’interno di spazi misteriosi e sconfinati. Il risultato visivo è costituito da una serie di corpi “elementali”, che esistono in uno spazio definito dai loro stessi gesti e reagiscono al movimento come fluidi, minerali, scintille, gas. Il suono ricopre un’importanza centrale: accompagna la visione delle immagini attraverso ritmi ipnotici ed elettronici, che si amalgamano alla performance come rumore bianco, un sottofondo ancestrale e profondo.
La fonte di ispirazione primaria è stata, per Whitley, lo studio della teoria del caos e di strutture ricorrenti presenti in natura, in particolare, è stato particolarmente illuminante per il coreografo notare come la natura, nella fase del lockdown, si sia re-impossessata dei suoi spazi, ritornando in maniera automatica ad una situazione quasi pre-umana (o meglio, post-umana). Si tratta del naturale andamento di sistemi dinamici osservabili, definibili, strutture che si ripetono e ritornano in una maniera simile e, secondo Alexander Whitley, anche nella danza e nel lavoro coreografico.
Come si lavora quando si crea un lavoro per un pubblico che lo fruirà a distanza? Per Whitley il corpo rimane, come in uno spettacolo dal vivo, l’elemento centrale. Il movimento, registrato e rielaborato, subisce un lungo processo di traduzione digitale. Altrettanto lungo è l’intervallo che va dal momento in cui il movimento viene prodotto a quando viene visto dal pubblico dietro uno schermo. In questo processo di nuova trascrizione qualcosa si perde (ad esempio il movimento dei capelli, delle dita, altri dettagli specifici del corpo) ma si acquista molto altro attraverso la collaborazione con gli altri artisti che hanno apportato il loro contributo al progetto. Questo lavoro rivela agli spettatori online alcuni aspetti del corpo umano che non sono percepibili: la possibilità di visualizzare l’essenza del movimento, il flusso di energia che scorre nel corpo del danzatore, la traccia dei movimenti passati che si affievolisce e si sovrappone in trasparenza con la nuova scia dei gesti presenti. Il risultato acquisisce caratteristiche magiche.
D’altra parte, poter modellare le immagini e montarle secondo una sequenza totalmente originale apre nuove prospettive e possibilità per il coreografo, che non deve interfacciarsi con i limiti veri dei corpi umani e della coreografia: acquisisce controllo sulla variabile temporale, supera i limiti del tempo e dello spazio, per dare una resa al movimento e all’interazione che sarebbe impensabile dal vivo.
Chiara Amici
immagini (cover 1-3-4) BACK ONL(Y)NE per Alexander Whitley, Digitalive. Romaeuropa Festival2020, still from video (Flavia Costanzi, Francesco Pacifici, Francesca Paganelli) (2) Alexander Withley, Digital Body project. ph Robin Ashurststill (2) Alexander Withley – Digital body project. ph Robin Ashurststill
Questo articolo è parte della sezione speciale che Arshake dedica a BACKSTAGE / ONSTAGE, il progetto che ha portato per tre anni consecutivi (2018 – 2019 – 2020) un gruppo di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma dietro le quinte del Digitalive, format curato da Federica Patti dedicato all’arte algoritmica in continuazione di un interesse per le arti digitali che il Romaeuropa Festival ha manifestato da diversi anni, tempi non sospetti. Negli anni gli articoli hanno costruito gradualmente la memoria delle opere e degli artisti che sono stati presenti, catturando i momenti salienti della ‘vitalità’ dei lavori performativi, ma anche dei loro protagonisti. Il Festival 2020 si svolge durante un momento storico segnato dalla pandemia e la presenza online è diventata particolarmente importante. Per questo appuntamento, gli studenti hanno realizzato un’edizione speciale BACKONL(Y)NE. Testi, fotografie e video raccontano delle opere, ma anche della fruizione online, e di tutti quegli spazi e momenti di ‘isolamento collettivo’ che raccolgono gli utenti di fronte allo schermo. Il tutto diventa parte di un archivio che approfondisce e ferma nel tempo il lavoro performativo degli artisti che nell’ambito del Digitalive si è consumato in una forma time-based. BACKSTAGE / ONSTAGE.Crediti 2020: Testi: Chiara Amici, Domiziana Febbi. Video: Flavia Costanzi, Francesco Pacifici, Francesca Paganelli (Accademia di Belle Arti di Roma).