Mara Oscar Cassiani, La vincitrice del Digital Award della scorsa edizione, il 4 ottobre ha mostrato al pubblico online del Digitalive al Roma Europa Festival, un estratto inedito. Si tratta del «Primo habitat: Roses, Internet Abduction», uno studio preliminare legato allo spettacolo in progress che presenterà nel 2021.
La Cassiani, che è un’artista poliedrica, per l’occasione e date le circostanze dovute alla pandemia, ha composto un video made-in-internet con l’ausilio dei sui strumenti di lavoro favoriti, la musica elettronica, l’immagine e la performance. L’uso dei linguaggi digitali è alla base della sua ricerca, incentrata sulla creazione o l’evidenziazione di una nuova iconografia che a sua volta, genera rituali contemporanei. Questo primo habitat, sfida la realtà analogica, e chiama in causa temi ancestrali dal retrogusto simbolista.

Alcuni elementi nascono in internet e muoiono una volta giunti nella realtà, ma sono inestricabilmente connessi e fortemente legati all’impatto generato dall’esperienza stessa della rete e del suo linguaggio. Il primo episodio ROSES, Internet Abduction de La Faune, A Story Of Arizona Tea And Self Care Habitats, è un luogo virtuale ed emotivo, un luogo che ospita come un santuario un rituale contemporaneo, ricco di elementi simbolici dove anche il brand «Arizona tea» risulta evocativo. Sembra che la Cassiani voglia mostrare come l’iper-connessione generata da internet, similmente alla religione, annulla le distanze globali ma accentua quelle locali. La deriva spirituale nella dimensione digitale lascia intendere che la devozione degli utenti è per la dimensione digitale stessa, gli attori, che sono isolati tra loro sembrano osservarci e coinvolgerci ma in effeti il loro sguardo è in realtà rivolto al monitor del computer. In un momento li cogliamo in flagrante mentre contemplano l’oggetto di culto, si accorgono di noi e si voltano, lo sguardo è disturbato come se avessimo interrotto qualcosa.
Nella performance della Cassiani ritroviamo elementi dei culti tradizionali, come il fuoco, la danza e l’acqua, digitalizzati in una nuova grammatica simbolica costituita da filtri Instagram, che alcuni indossano come abiti, da Gif che esprimono umori e sensazioni, da coreografie tik tok che divengono danze iconiche, movenze che rappresentano il nuovo folklore globale. Il mix sonoro scandisce il mood dell’opera, le tracce, che sono dei grandi successi della musica dance e pop, sono molto evocative e l’artista le modula trasformandole in melodie solenni o in musiche per balli sfrenati come moderne tarantelle.
Nonostante la compresenza degli utenti, il sentore di solitudine e di alienazione è persistente e si alterna a una pseudo euforia, questo contrasto neoespressionistico per quanto marcato risulta evanescente. L’artista è consapevole dell’attuale discontinuità tra i media e la coscienza degli utenti e tenta di recuperare un’iconografia sulla base dei nuovi medium, compresi pop up e spam, per trovare un continuum di umanità al loro interno. Del resto, tutti gli elementi digitali sono stati sviluppati coscientemente dagli utenti, anche se oggi sono completamente slegati tra loro. I simboli della rete conosciuti dai nativi digitali sono un immaginario visivo così forte da poter unire le persone al di là della loro provenienza, età, genere o estrazione culturale, per questo li usiamo e li studiamo nonostante le suggestioni controverse. I sentimenti comuni rispetto al network sono spesso moralizzatori e non tutti colgono il suo potere contro culturale o spirituale, bensì per l’artista è primario il valore della condivisione, dell’apertura a nuove poetiche con nuovi linguaggi e nuovi contenuti.
Domiziana Febbi
Immagini (tutte): BACK ONL(Y)NE per Phoenix- Process of creation in situation of conflict di Éric Minh Cuong Castaing e Shonen, Digitalive. Romaeuropa Festival2020, still from video (Flavia Costanzi, Francesco Pacifici, Francesca Paganelli) (2) Éric Minh Cuong Castaing
Questo articolo è parte della sezione speciale che Arshake dedica a BACKSTAGE / ONSTAGE, il progetto che ha portato per tre anni consecutivi (2018 – 2019 – 2020) un gruppo di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma dietro le quinte del Digitalive, format curato da Federica Patti dedicato all’arte algoritmica in continuazione di un interesse per le arti digitali che il Romaeuropa Festival ha manifestato da diversi anni, tempi non sospetti. Negli anni gli articoli hanno costruito gradualmente la memoria delle opere e degli artisti che sono stati presenti, catturando i momenti salienti della ‘vitalità’ dei lavori performativi, ma anche dei loro protagonisti. Il Festival 2020 si svolge durante un momento storico segnato dalla pandemia e la presenza online è diventata particolarmente importante. Per questo appuntamento, gli studenti hanno realizzato un’edizione speciale BACKONL(Y)NE. Testi, fotografie e video raccontano delle opere, ma anche della fruizione online, e di tutti quegli spazi e momenti di ‘isolamento collettivo’ che raccolgono gli utenti di fronte allo schermo. Il tutto diventa parte di un archivio che approfondisce e ferma nel tempo il lavoro performativo degli artisti che nell’ambito del Digitalive si è consumato in una forma time-based. BACKSTAGE / ONSTAGE. Crediti 2020: Testi: Chiara Amici, Domiziana Febbi. Video: Flavia Costanzi, Francesco Pacifici, Francesca Paganelli.