Conversazione e-mail tra Anita Calà, Pier Luigi Capucci per ripercorrere l’ultima edizione di Ars Electronica, dalla fine degli anni ’70 cuore pulsante di attività e discussioni attorno ad argomenti allora nascenti sul rapporto tra arte, nuove tecnologie e scienza. Quest’anno è ora giunto alla sua 43 edizione con: Welcome to Planet B. A Different Life is possible. But how? Come sempre, il Festival coinvolge la cittadina di Linz con mostre ed eventi che proseguono anche i giorni del Festival, alcune ancora visitabili.
Mail : Anita Calà
A : Elena Giulia Rossi e Pier Luigi Capucci
Oggetto: Visita al Festival Ars Electronica 2022
26 Settembre
ANITA: Cari Elena e Pier Luigi,
Vi scrivo questa mail a qualche settimana dal rientro, vi ringrazio infinitamente per essere stati dei preziosi compagni di questa mia prima volta al Festival Ars Electronica. Era uno dei miei sogni nel cassetto poter toccare con mano una realtà che negli anni ha sempre accettato e affrontato la sfida di cercare risposta alle questioni complesse che il nostro tempo ci mette di fronte. E credo sia il «tempo presente» il centro attorno al quale ruota il Festival 2022 nell’ottica di un invito nel Pianeta B, come suggerito dal titolo. Anche parlando con te Pier Luigi, una sera a cena è uscito il discorso sulla contemporaneità delle ricerche esposte. In questa nostra strana quotidianità, si tende a rincorrere il futuro guardando al passato – il bel tempo andato – quando invece è necessario reagire su quello che accade attualmente. Ed è questo che la grande macchina Ars Electronica evidenzia.
PIER LUIGI: Vi ringrazio per l’invito a esprimere qualche considerazione su Ars Electronica. La prima volta che sono andato era il 1989, veniva introdotta la sezione «Arti Interattive» inventata da Peter Weibel e Roy Ascott (ne ho scritto in un post dedicato sul mio sito nell’ottobre 2016). Poi, con qualche buco – causa pandemia ho saltato il 2020 e il 2021 – sono andato a quasi tutte le edizioni. Un viaggio a Linz ad Ars Electronica è un consiglio che do ai miei studenti di tutti gli indirizzi, e varie volte, in diverse istituzioni, lo hanno colto. Lo stesso vale per i miei colleghi, con cui ho condiviso dei momenti interessanti che hanno dato luogo anche a dei progetti. Credo che andare ad Ars Electronica, anche solo una volta, sia importante non solo per quelli che si occupano di arte, cultura, scienze e tecnologie, ma anche per chi opera con assetti culturali e forme artistiche «tradizionali»: può aprire nuovi scenari espressivi, teorici, introdurre nuove idee, può aiutare a superare dei pregiudizi obsoleti. Proprio per avere uno sguardo sul futuro, per provare a immaginarlo senza declinarlo al passato, a ciò che è stato. Specialmente in un periodo storico come quello attuale, in cui bisogna affrontare questioni e problematiche complesse e planetarie, sono necessari nuovi paradigmi. Ars Electronica evidenzia delle tematiche, genera delle visioni.
ANITA: hai perfettamente ragione Pier Luigi, ed è proprio così che il mio viaggio insieme ad Elena è iniziato: da una visione. Appena arrivate la prima tappa è stata la Johannes Kepler University (gigantesca Università, una location magnifica che ospita grande parte del Festival), e guardando la mappa mi è venuto spontaneo dirigermi verso la TNF Tower, l’edificio più alto del Campus, chiamato SOMNIUM. Già dal nome avrebbe dovuto farmi capire che il mio sguardo stava per cambiare punto di vista, trasformandomi da fruitrice di arti contemporanee, che guardo ormai un pò annoiata, a extraterrestre che mette piede per la prima volta in un pianeta che si sta evolvendo e costruendo, per rendersi poi conto che in realtà è il proprio vecchio mondo che sta cambiando. Un pò come Keplero appunto, che nel suo SOMNIUM descrisse oniricamente l’effetto che fa guardare la propria terra da un punto di vista altro.
Insomma cari miei…arrivata all’ultimo piano si è aperta la vista verso un paesaggio che bramavo di visitare. In quel momento non c’erano performance o presentazioni, ma solamente il silenzio, la leggera pioggia, il grigio da me tanto amato; ed è stato inevitabile pensare come prima cosa: ok, sono pronta a farmi stupire.
Ebbene si. Sono stata stupita e soprattutto mi sono fatta tante domande guardando le risposte mostrate in tanti lavori partecipanti.
ELENA: Hai descritto una sensazione bellissima, un angolo lontano dal progresso ma anche la direzione che tutti noi sentiamo impellente, quella di ripartire dalla terra. Anche Ars Electronica, che dal 1979 proietta la sua visione al futuro (partendo dal presente), in questi ultimi anni ha posato uno sguardo ancora più attento sull’ecologia a tutto tondo. Questo paesaggio, ma anche stato emotivo che tu descrivi, mi fa venire in mente anche quanto lega in modo diverso i nostri percorsi. Pier Luigi, si interessa da anni di tematiche al crocevia tra arte, natura e tecnologia. E’ un vero pioniere in questo; non lo dico perché ne stiamo parlando assieme. Molti di noi si sono formati sui suoi testi e hanno seguito il suo pensiero. Tra le molte cose, il progetto triennale art*science – Art & Climate Change, ha portato una indagine sugli aspetti legati a clima ed ecologia a tutto tondo sviluppata nel tempo attraverso incontri con ricercatori e artisti legati a queste tematiche molto prima che questo tema esplodesse nei dibattiti di ogni settore e disciplina (oggi non si parla d’altro). Ad Ars Electronica, in più di una sezione abbiamo ritrovato riscontro nella spinta verso i bambini, il futuro, alieni pronti a conquistare il Pianeta B. Non dobbiamo più trascurarli. Sono il futuro. Se li trascuriamo, il loro potere di costruire potrebbe rovesciarsi in quello di distruggere. Ars Electronica ha dedicato più di una sezione a questi aspetti legati alla formazione, vedi per esempio la Future Thinking School e Create Your Own World. Questo e tanto altro che ancor prima del futuro parte dal nostro presente.
PIER LUIGI: Più che a delle opere particolari vorrei soffermarmi su dei temi, a mio avviso importanti, che sono scaturiti dall’edizione di quest’anno. Sono molti ma cerco di raggrupparli. Prima di tutto il ruolo sempre più centrale nell’arte di Big Data, algoritmi e Intelligenza artificiale, non solo come coadiutori dell’attività creativa umana ma come interpreti, attori, autori. Da qualche anno è in corso un dibattito internazionale – semplificando – sull’ «arte creata dalle macchine»: in altri termini se abbia senso sostenere che un’Intelligenza artificiale, un algoritmo, un robot…, possano fare arte in maniera, diciamo così, autonoma. Non è questa la sede per approfondire l’argomento, basta dire che se ne discute molto, worldwide. Questo è presente nell’edizione di Ars Electronica di quest’anno, che tuttavia sposta ulteriormente il limite, in particolare con l’installazione Ars for Nons (Arte per Non-Humans), aprendo a un’arte per «non-umani» tecnologici. Ha senso parlare di «emozione estetica» per dei dispositivi tecnologici? Dunque riconoscendo loro, in qualche modo, anche una dignità esistenziale, di forme di vita, di «Terza Vita»? Un tema che merita di essere approfondito.
Un ulteriore argomento è la maturità dimostrata dalle realizzazioni in computer animation o interattive, premiate nelle categorie inerenti. Non si tratta più di narrazioni più o meno realistiche, magari tematicamente interessati ma spesso tecnicamente autoreferenziali, che per anni sono state dominanti. Quest’anno ad Ars Electronica ho visto tecniche di rendering adeguate alle storie che rappresentano, modalità narrative che si fanno installazioni con storytellers umani, tecniche di animazione basate sui videogames, narrazioni interattive che integrano l’Intelligenza Artificiale.
Non poteva mancare un ampio discorso sul Climate Change, che ha pervaso le opere e le installazioni di molti artisti artisti e ha costituito l’argomento della grande mostra all’ultimo piano del Learning Center della Johannes Kepler Universität, che ha coinvolto studenti, università e istituzioni di ricerca di tutto il mondo.
C’è infine, a mio avviso, un tema ulteriore, che rende Ars Electronica, come sempre, al centro del dibattito contemporaneo al di là della dimensione tecnoscientifica. Ne parlo nel prossimo intervento.
ELENA: A proposito di ciò che va al di là della dimensione tecno-scientifica, mi hai fatto venire in mente un altro lavoro presente ad Ars Electronica apparentemente lontano dalla corsa al progresso. Si tratta del lavoro di Antoni Muntadas, artista concettuale da sempre impegnato a decostruire il paesaggio mediatico, il Media Landscape – come lui stesso lo ha definito nella prima metà degli anni ‘70. E’ vero che il suo progetto internet The File Room era stato premiato ad Ars Electronia nel 1995, però ha suscitato non poca sorpresa trovare li un lavoro del tutto fuori dalla sfera tecnologica.
Bellissime bacheche vintage scandivano lo spazio; al loro interno gadget di diverso tipo, accendini sottobicchieri, l’etichetta di una birra, l’ immaginario che ha tenuto viva la specie della Tigre della Tasmania, dichiarata estinta dal 1936, fin quando la scienza non ha trovato una possibile strada per reinserirla nell’ecosistema. L’elemento che più di ogni altra cosa attira lo sguardo verso quel bellissimo angolo installativo, una grande olografia che rappresenta la Tigre, è anche il manifesto di una tecnologia, anche lei in corso di estinzione. La specie biologica è sopravvissuta alla sua estinzione e probabilmente tornerà ad abitare il pianeta in carne ed ossa, ma una tecnologia in via d’estinzione sopravviverà all’accelerazione del progresso tecnico sempre proiettato al nuovo? Sono veramente tante le domande che Muntadas ci pone e escono dalla dimensione tecno-scientifica solo apparentemente. Entrano in merito al complesso rapporto tra realtà, immagine e comunicazione e si addentrano nelle tecnologie di ingegneria genetica.
ANITA: Nella stessa sezione ho notato il lavoro Chemical Ecosystem di Yolanda Uriz Elizalde, dove dieci organismi sintetici appesi, emanano odori e suoni, generati dall’ambiente circostante, attraendo chiunque passi di lì, che a sua volta è colui che crea ciò che percepisce. E riallacciandomi al discorso di Pier Luigi sulle realizzazioni in computer animation, sono rimasta ipnotizzata dal video Anxious Body di Yoriko Mizushiri. Spettacolare prova di come forme semplici e ordinarie possano trattenere l’attenzione del fruitore, in un gioco di movimenti e plasmazioni sensuali. Credo che a calamitarmi sia la ricerca, a volte contorta e complessa, che è evidente in questi lavori, nel trovare nuovi metodi di comunicazione, usando l’interazione fisica; e questo mi porta inevitabilmente a parlarvi della visita all’ OK Center, dove la mostra dei due artisti Christa Sommerer e Laurent Mignonneau fa incastrare come in un tetris visitatori e opere. Il duo è stato tra i precursori nei primi anni ‘90 nella realizzazione e nella ricerca di interfacce interattive, al crocevia tra mondo biologico e artificiale. l’Ok Center ospita una retrospettiva fino il 26 febbraio 2023 dei loro lavori più noti, che tutt’oggi continuano a stupire e ad aprire nuovi orizzonti, ispirando nuove ricerche. Ma ditemi la verità… tra un’installazione e l’altra di Sommerer e Mignonneau…vi siete fatti delle foto insieme alle opere Pixel ‘analogiche’? Io ne ho alcune troppo divertenti, l’esperienza multidimensionale ci ha resi tutti un pò bambini.
ELENA: Si, ci siamo divertiti ad interagire con le opere di questo duo visionario e ad entrare nel mondo dei pixel ricostruito analogicamente nella mostra «Pixels by CpriptoWiener» (fino al 26.02.2023). La mostra di Christa Sommerer e Laurent Mignneau, «The Artworks as a Living System», è davvero incredibile, celebra trent’ anni del loro lavoro e della loro ricerca assieme. Per chi li ha studiati permette di entrare nel vivo dell’interazione; per tutti costruisce una narrazione che rende molto più chiaro il percorso che ha portato il mondo ad evolversi allo stato attuale, a diventare ibridazione e reciproca contaminazione tra mondo fisico e digitale. Direi che le giornate di Ars Electronica sono state un’ottima occasione per poter vedere la mostra, felici che prosegua oltre perché vale la pena raggiungere Linz, oltre ad essere la città stessa un piccolo gioiello vicino Vienna, ricco di musei e iniziative. In occasione della mostra, è stato realizzato un bellissimo catalogo che raccoglie i più importanti lavori del duo e che ora è possibile ordinare online.
PIER LUIGI: La retrospettiva dedicata a Christa Sommerer e Laurent Mignonneau, ai trent’anni della loro ricerca sulle forme viventi non organiche, vale da sola il viaggio a Linz. E proprio da qui, dalla vita artificiale, inorganica, voglio partire per delineare l’ultimo tema secondo me importante di Ars Electronica, il rapporto organico-inorganico. L’abbiamo visto espresso in molte opere, tra cui quella più significativa, a mio avviso, è l’installazione-performance a più mani – con la partecipazione tra gli altri di Jens Hauser – ECOLALIA, una sorta di poesia dell’estinzione che collega la scomparsa delle specie biologiche alla scomparsa delle lingue.
Tuttavia, la dualità inorganico-organico, immaterialità-materialità, è stata evidente soprattutto al Museo Francisco Carolinum, uno splendido edificio costruito alla fine dell’800. Vi si svolgevano, in due spazi separati, due mostre: una, storica e contemporanea, dedicata alle arti digitali e agli NFT (alcuni provenienti dalla collezione dello stesso museo), con la personale (“How to make Art in the Age of Algorithms”) dell’artista svedese Jonas Lund.
L’altra mostra presentava il lavoro della performer ucraina Maria Kulikowska, centrato sul corpo, in particolare quello femminile, sulla violenza, la carne, gli organi, il sangue… Dunque, il museo presentava l’una accanto all’altra, sia pure in spazi separati, la dimensione inorganica, sostanzialmente immateriale, del digitale, e quella organica, materiale, del corpo. Queste due dimensioni, diverse, sono destinate in futuro a convivere in maniera sempre più stretta, come abbiamo verificato nei due anni di pandemia. Anche le politiche europee in ambito culturale e sociale vanno in questa direzione.
ELENA: Sono d’accordo è un Museo e una location magici. Le mostre sono estremamente curate. A fine visita, e ripensando a questa bella esperienza, sono rimasta colpita dalla trasversalità di sguardo di un museo e di una collezione che guarda alle trasformazioni del mondo da angolazioni diverse.
ANITA: Sono tante le emozioni e le sensazioni di cui vorrei scrivervi, per ricordare con voi i nostri momenti di pausa tra le ottime patatine fritte (sapientemente salate con un gioco di polso del maestro alla friggitrice), le chiacchiere, le lunghe camminate, gli incontri sui ponti mentre scattavamo foto, le risate, i punti di vista che ognuno di noi aveva sulle opere esposte. Vorrei riuscire a descrivervi l’emozione provata durante il concerto di Laurie Anderson con l’orchestra Filharmonie Brno (CZ), dove la sua voce ha incantato giocando tra le armonie create dai musicisti, mentre noi pubblico immobile e ipnotizzato galleggiavamo nella scenografia creata dai fili di luce del sole uscito dopo un acquazzone, andando così ad architettare un’atmosfera visiva e sonora, siamo stati ossservatori/ascoltatori al posto giusto nel momento giusto.
Vi ringrazio di questa esperienza e confronto, chiunque voglia affacciarsi al futuro, non può farlo senza aver prima vissuto il tempo presente ad Ars Electronica, che riesce a dare risposte ma che crea nuovi quesiti pronti ad essere risolti al prossimo appuntamento.
Vostra Anita
Anita Calà, Pier Luigi Capucci, Elena Giulia Rossi
La conversazione è avvenuta via e-mail tra il 29 e il 30 settembre, 2022
Ars Electronica and Ars Electronica Festival
Ancora in corso a Linz:
Christa Sommerer and Laurent Mignonneau: The Artwork as a Living System, OK Center, Linz, Austria 02.09.2022 – 02.26.2023
PIXELS by CryptoWiener, Ok Center, Linz, Austria, 26.08.2022 – 26.02.2023
Maria Kulikovska in collaboration with Oleg Vinnichenko,My Body is a Battlefield, Francisco Carolinum Museum, Linz, 08.09 – 20.11.2022
Meta.Space. Visions of Space, 01.09.2022 – 08.01.2023, Francisco Carolinum Museum, Linz
immagini: (cover 1) Ars Electronica, poster (2) Rashaad Newsome,«Being», still da computer animation (3) TNF Tower SOMNIUM, ph. Ars Electronica (4) Denisa Pubalova, Lea Luka Sikau, Michael Artner, Julia Wurm, «Ars for NONS», installazione, ph. Pier Luigi Capucci (5) Marc Hericher, «Absence», computer animation, ph. Pier Luigi Capucci (6) Alex Verhaest, «Ad Hominem», installazione interattiva, ph. Pier Luigi Capucci (7) Antoni Muntadas, «Tasmanian Tiger: Case Study of the Museum of the Extinction», 1993 – 2022, Ars Electronica, Linz (September, 2022), veduta dell’installazione (8) Yolanda Uriz Elizalde, «Chemical Ecosystem», installazione sensoriale, ph. Ars Electronica (9) Christa Sommerer, Laurent Mignonneau, «People on the fly», interactive installation, ph. Anita Calà (9) Christa Sommerer, Laurent Mignonneau, «Eau de Jardin», interactive installation, ph. Pier Luigi Capucci (10) Klaus Spiess, Ulla Rauter, Emanuel Gollob, Rotraud Kern, «ECOLALIA», bio-installation, ph. Pier Luigi Capucci (11) Art NFT Linz, ph. Pier Luigi Capucci (12) Maria Kulikowska, «My Body is a Battlefield», installation, ph. Pier Luigi Capucci (13) Maria Kulikowska, «Lustration/Ablution», performance, ph. Pier Luigi Capucci (14) Jonas Lund, «Studio Visit. How to Make Art in the Age of Algorithms», installation, ph. Pier Luigi Capucci