Coppia nell’arte e nella vita, Bianco-Valente – Giovanna Bianco (Latronico, 1962) e Pino Valente (Napoli, 1967) – rappresentano, sulla passerella dell’arte, l’esempio luminoso d’un duo artistico che, col tempo, arriva a fondersi e a concepire opere il cui preambolo trova nella relazione con l’altro, nella convivialità, nel connubio, nell’intreccio di storie, in parabole linguistiche contestuali, il nucleo e il grumo di un sentimento poetico che ritorna al sociale e all’umano.
Sperimentale, multidisciplinare e plurilinguistico, il suo lavoro si nutre di forme e figure mutuate, con eleganza, dal mondo della letteratura (come non pensare a quel mare che non bagna Napoli installato sul tetto del Museo MADRE lo scorso maggio?), di sodalizi con le trame della musica sperimentale (indimenticabile il sodalizio con Andrea Gabriele, da poco scomparso), con i territori fertili dell’elettronica, della geografia, dell’astrologia.
Dopo aver sperimentato l’ambiente video in tutte le sue varie declinazioni, dopo aver formulato controspazi utili ad avvolgere lo spettatore e a catapultarlo in un’atmosfera magica (visibile invisibile del 2008 è un chiaro esempio di questa sua inclinazione), dopo aver realizzato, dalla seconda metà degli anni Novanta, potenti progetti relazionali – e Cosa manca (2014) è davvero disarmante – e dopo aver compreso, con Dufrenne, che un’opera d’arte può essere colta anche attraverso un’atto della percezione che ne trascuri gli aspetti estetici, Bianco-Valente ha attivato un percorso rizomatico di stampo intrinsecamente pedagogico che mira a un’affinamento della percezione, a un’ampliamento dell’esperienza comune, a un’arricchimento (e a un approfondimento) del sapere. Fino a saltare il fosso del sogno e, con spirito creativo, modificare – lo sta facendo in estate, a Latronico, con l’Associazione Vincenzo De Luca – il territorio con azioni extrascolastiche che si prendono cura dei luoghi e lasciano aperto lo sguardo sulla speranza di un mondo migliore.
immagini
(cover) Il mare non bagna Napoli, 2015, installazione, lettere in ferro pieno, Collezione permanente del Museo Madre, Napoli (1) Tu sei qui, 2014, Cortile di Palazzo Strozzi, Firenze (foto di Martino Margheri) (2) Come il vento, 2013, Becharre (Bsharri), Lebanon (3) Unità minima di senso, 2002, video, Endless Loop, veduta dell’installazione a Latronico, 2007. (4) Relational, 2009, ex Biblioteca Provinciale, Potenza. (foto Salvatore Laurenzana).