Carola Bonfili, artista da sempre impegnata in una ricerca interdisciplinare e trans-mediale che indaga con particolare attenzione le diverse modalità percettive dello spazio, presenta il suo ultimo progetto presso lo smART di Roma. Punto di ispirazione e partenza è 3412 Kafka, asteroide solitario della nostra galassia di cui Carola Bonfili è venuta a conoscenza casualmente nel corso di alcune ricerche sulla figura e il lavoro di Franz Kafka.
L’esplorazione dello spazio in una dimensione immaginaria, sospesa tra mondo interiore ed esteriore, tra tempo passato, presente e futuro, ha preso avvio da due laboratori rivolti a bambini delle scuole elementari, condotti da Carola Bonfili in collaborazione con Irene Bianchetti: Il primo, nel 2015, in una scuola del quartiere Quarticciolo di Roma e il secondo, nel 2017, negli spazi di smART.
Nello svolgimento dei laboratori, dove ai ragazzi è stato chiesto di immaginare un pianeta, la sperimentazione della materia – in questo caso di materiali di scarto – così come dei linguaggi della tecnologia – come il codice Morse, fanno da specchio all’attitudine creativa dell’artista. Carola Bonfili attraversa e cuce assieme spazio fisico ed effimero avanzando in maniera non lineare, intesse un ricamo che riprende i fili e le fila e li intreccia in una matassa ricca di riferimenti incrociati. La materia (cemento, resina, polvere di marmo), con la quale l’artista sperimenta lo spazio nelle varie tecniche delle sue sculture e l’iconografia dei paesaggi, ispirati a quelli immaginati dai ragazzi, ritornano nel suo ultimo progetto inedito in realtà virtuale.
La sua ricerca sulle varie modalità percettive, che ha solide basi nella scrittura e nel disegno, si estende, qui, oltre la percezione retinica, proietta il fisico in un’altra dimensione, aiutato anche dalla colonna sonora di Francesco Fonassi. Il tentativo è quello di ‘ricreare per pochi minuti una sospensione temporale che fermi il costante flusso di pensiero del fruitore(C.B.)’. L’esperienza attraversa punti di vista diversi che si alternano in un frangente di pochi minuti ma che si estendono nella proiezione di una riflessione universale.
La riproduzione grafica della scultura che cita l’opera Metro-Net di Martin Kippenberg (1993), un progetto per dislocare entrate di metropolitana in diverse parti del mondo, e con queste anche l’utopia della connessione, ricompare nella scena finale del viaggio virtuale, punto di arrivo, ma anche di nuova partenza di capitoli a seguire di un lavoro ancora in progress.
Il progetto, di cui l’artista è in qualche modo sceneggiatrice, o meglio allestitrice di ‘ un teatro di citazione’, come Amerigo Nutolo definisce il profilo creativo di Carola Bonfili nel saggio che accompagna la mostra, è concretizzato nella computer grafica di realtà virtuale da IMAGO. Si tratta di un primo capitolo con cui abbozzare un canale di viaggio nell’immaginazione che da un punto di vista satellitare, come suggerito dall’asteroide a cui il titolo si ispira, proietta nel futuro. Le sue radici affondano nella fantasia letteraria, come quella fantascientifica di Philip Dick e J. G. Ballard, e nella ‘materia’ con il suo grande potenziale immaginifico, che si tratti di materia fisica o effimera.
Carola Bonfili, 3412 KAFKA, a cura di Ilaria Gianni
smART – polo per l’arte, Rome, 23 novembre, 2017 – 23 febbraio, 2018
immagini: (cover 1-4) 3412 Kafka, 2017, video still, 6’30”, VR, progetto sonoro di Francesco Fonassi, courtesy smART – polo per l’arte (2) 3412 Kafka (dettaglio), 2017, cemento, legno, PVC, 20x180x170 cm, courtesy smART – polo per l’arte, foto di Francesco Basileo (3) 3412 Kafka, 2017, installation view, courtesy smART – polo per l’arte, foto di Francesco Basileo (5) 3412 Kafka, 2017, cemento, PVC, 20x50x70 cm, courtesy smART – polo per l’arte, foto di Francesco Basileo (6) 3412 Kafka, 2017, resina, sale, 20x50x70 cm, courtesy smART – polo per l’arte, foto di Francesco Basileo