Ecco affacciarsi nell’arte un’altra realtà virtuale, presentata però nello spazio di una galleria di Zurigo, a Roehrs & Boetsch. Si chiama CUBE e nasce da un’idea della gallerista Nina Roehrs che, per l’architettura, il design, e la cura tecnica ha commissionato l’artista Manuel Rossner, avviando un progetto di sinergia che le ha viste impegnato un anno intero.
CUBE nuova realtà apre con una mostra collettiva dedicata alla Virtual Natives Sculpture. Dell’Italia si fanno portavoce Martina Menegon, giovane artista particolarmente attenta alle trasformazioni di identità e corpo nell’era digitale e Chiara Passa, da sempre interessata ad indagare lo spazio per come questo si trasforma attraverso il linguaggio informatico e che per questa mostra presenta la sua serie NULL (void *). Le sculture digitali cambiano continuamente colori e texture attraverso l’esecuzione di funzioni randomiche per accendere i riflettori sul nulla (void), il nome con il quale nel linguaggio informatico si indicano proprio queste funzioni che generano gli spazi delle sue architetture liquide.
CUBE intende essere anche una sfida di modalità espositiva di arte effimera. Lo spazio virtuale architettato per la CUBE è pensato per non essere riproducibile nella dimensione fisica. Si entra nell’edificio liquido dopo aver indossato degli occhiali VR; i lavori si dispiegano su cinque piani, ciascuno dedicato ad una scultura virtuale. Come nella scultura tradizionale i visitatori possono girare attorno all’opera, osservarla da diversi punti di vista e prospettive spaziali con l’intenzione di “combinare spazio espositivo e opera integrati nella realtà virtuale”.
Anche lo spazio fisico della galleria è coinvolto nel lavoro proiettando sulle pareti l’esperienza intima dei visitatori, sempre immaginando che le modalità di fruizione e l’esperienza di chi osserva dal di fuori e di chi naviga all’interno dello spazio si pongono su due piani completamente diversi, due sfaccettature e altrettanto interessanti che alimentano il dibattito e rendono i visitatori virtuali performer, protagonisti dello spazio fisico.
Con questo progetto la galleria Roehrs & Boetsch prosegue la sua ricerca sull’arte digitale, sulla digitalizzazione e sul suo impatto sociale, ponendosi in Svizzera come punto di riferimento in questo ambito, con un progetto di indagine che si muove su più fronti e a lungo termine. «Per noi – dichiarano le galleriste – il termine ‘digitalizzazione’ è inteso non tanto come una descrizione tecnologica che limita il programma della galleria ad artisti che lavorano nello specifico con il new media. Intende porsi, piuttosto, come comun denominatore delle pratiche creative».
La mostra ha inaugurato il 16 gennaio con una conversazione tra Manuel Rossner, Chiara Passa and Nina Roehrs. La voce degli artisti, accompagnata dall’esperienza intima e individuale che seguirà dei visitatori, contribuirà alla missione di creare uno spazio per riflessione critica sugli sviluppi passati e presenti così come di fornire una piattaforma per nuovi posizionamenti dell’arte.
CUBE | Virtual Natives Sculpture, Roehrs & Boetsch Gallery, Zurigo
immagini: (cover 1) CUBE – Virtual Gallery for Virtual Art, Architectural Design by Manuel Rossner. Courtesy of Roehrs & Boetsch (2) «Virtual Natives Sculpture», exhibition View, Chiara Passa, Courtesy of Roehrs & Boetsch (3) CUBE – Virtual Gallery for Virtual Art, Architectural Design by Manuel Rossner. Courtesy of Roehrs & Boetsch (4) «Virtual Natives Sculpture», exhibiton View, Banz & Bowinkel, Courtesy of Roehrs & Boetsch (5) «Virtual Natives Sculpture», exhibition View, Martina Menegon, 2019, Courtesy of Roehrs & Boetsch (6) «Virtual Natives Sculpture», Exhibiiton View_Manuel Rossner-Malibu-2019_Courtesy of Roehrs & Boetsch