Luminaria è l’edizione 2015 del Festival di arte digitale a Roma promosso da Romaeuropa Festival, da sempre attivo in ambiti interdisciplinari [in particolare quelli dove nuove tecnologie e linguaggi artistici si incontrano], attento ad unire sperimentazione e produzione allacciando relazioni con il territorio e con le sue diverse realtà. Luminaria segue le celebrazioni dell’anno della luce e porta in primo piano questo elemento tanto intangibile quanto concreto attorno a cui ruota il progresso, matrice dell’arte elettronica ma anche dell’era informatica e di tutto ciò da questa che ne segue e consegue sul piano artistico e sociale [spesso coincidenti].
Questa edizione, oltre alle importanti partnership e collaborazioni locali e nazionali, è stata realizzata in collaborazione con Elektra – Festival d’Arte Digitale di Montréal, con il consolidamento del partenariato di Le Fresnoy- Studio national des arts contemporains (Tourcoing, Francia), con il sostegno della Delegation du Québec Italia – Conseil des Arts du Quèbec, e il patrocinio della Direzione generale Arte e architettura contemporanee e periferie urbane–MiBACT.
Il tema della luce è stato declinato attraverso una rosa di lavori, specchio di altrettanti aspetti legati alla tecnologia, alle sue applicazioni in campo creativo, ma anche alle sue conseguenze sociali. Vediamo i lavori in mostra attorno a cui è ruotata una ricchissima programmazione di eventi e incontri. Con il suo Frequencies (Light Quanta) Nicolas Bernier ha acceso i riflettori sul quanto, valore minimo misurabile dell’energia attorno a cui sono nati gli studi della fisica quantistica per visualizzare l’universo particellare per estrapolarne il corrispettivo in scala dei nostri universi naturali (e artificiali). In questo lavoro cento lastre di plexiglas sono investite da un fascio luminoso per dispiegarsi nello spazio – tempo in una sequenza sonoro-luminosa.
Il montaggio filmico, in particolare il cosidetto «jump cut» è invece al centro di Tempo Air (2015) di Maxime Damecour. Un nastro di rete metallica poggiato su alcuni supporti collegati a diffusori sonori è illuminato da strisce di luci al LED e cambia la sua posizione quando sollecitato dalle vibrazioni acustiche. Le luci stroboscopiche dividono al scena in frames sequenziali [allusione, appunto, al particolare montaggio cinematografico].
Le tre sculture luminose di Breathless dell’artista russa Alexandra Dementieva legano la loro vita e luminosità alle informazioni che circolano sul web [quelle legate ai fattori emotivi] così come ai fattori fisici e ambientali dello spazio circostante. L’intensità luminosa di due delle sculture aumenta o diminuisce a seconda della frequenza di parole rilevate sul web in tempo reale legate ai concetti di paura e desiderio; la terza invece è sensibile ai cambiamenti ambientali. Tutto ciò trova nuovi fattori di mutamento con l’interazione dei visitatori invitati ad entrare all’interno delle gabbie in cui le installazioni prendono forma e a soffiare.
Anche nei ritratti di Tournmente (2015) di Jean Dubois, è ancora una volta il respiro a modificane le espressioni, questa volta però filtrato e trasmesso attraverso il dispositivo telefonico che attiva un ironico gioco di scambio tra fisico e virtuale. Invitati a digitare un numero e a soffiare nel microfono del telefono, il respiro dei visitatori oltrepassa lo schermo e raggiunge i volti ritratti colpiti da una brezza di vento.
In una mostra che indaga sulle tecnologie in relazione a varie discipline non manca anche il disegno e la relazione con la tradizione. E’ su queste due componenti che trova radici il paesaggio visivo-sonoro di Fuji che Joani Lemercier ha interamente disegnato a mano su larga scala. Si tratta della foresta che nasce ai piedi del vulcano giapponese Fujiyama, sfondo su cui la luce proietta una serie di immagini che si sovrappongono a brani di musica classica e registrazioni sonore create da Paul Jebanasam per raccontare la leggenda di Kaguya, fiaba del X secolo e radice tutt’oggi della cultura giapponese.
E ancora la luce è protagonista del film Lack del collettivo italiano MASBEDO (Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni) dove quattro storie di esperienze di vita, raccontate performativamente e nell’interazione con paesaggi ancestrali, raccontano della condizione femminile della contemporaneità in particolare in relazione al sentimento della mancanza (lack). Luce e suono sono protagonisti assoluti del lavoro di Massier, La Boîte Noire (2015): una teca di vetro sospesa a mezz’aria e riempita di fumo è attraversata dai fasci luminosi di un proiettore, complice della traduzione in forme tridimensionali delle oscillazioni sonore che si materializzano tra le nebbie di fumo.
Superficie liquida e suono sono al centro di Idrofoni o Lampade sensibili (2009-2015) di Pietro Pirelli che nella scorsa edizione di Digital Life aveva presentato la sua Arpa di Luce. Acqua e luce danzano ora assieme proiettandosi in un divenire di forme che risponde agli stimoli ambientali (parola, canto, suono, etc.).
Le sculture cinetiche autonome Samuel St-Aubin De choses et d’autres introducono la relazione tra uomo e macchina in un ironico gioco di equilibri, continuamente messi in discussione dalla possibilità dell’incorrere di un errore, motore d’accensione per l’avvio di un cambiamento, vero tanto in ambito naturale quanto in quello artificiale.
Dalla realtà universale del mondo quantistico all’inferno tecnologico di Bill Vorn e Louis – Philippe Demers. Con Inferno una performance di luci e suoni è programmata nell’esoscheletro di una serie di robots e messa in scena da visitatori e performer che prestano il loro corpo al comando del robot che detta il movimento. Uomo e macchina si confrontano quindi nelle loro rispettive vite e in quella che nasce dal loro incontro tenuto in vita dalla luce, ossigeno della vita elettronica, informatica e digitale.
Attorno a questi lavori sono ruotati una molteplicità di eventi, video rassegne, performance (come quella delle quattro trottole trasparenti di Soft Revolvers di Myriam Bleau che traducono il movimento in algoritmi musicali, The Blind Robot dove braccia robotiche studiano la fisionomia dei visitatori per una conoscenza tattile). Una ricca programmazione di incontri ha toccato una molteplicità di questioni attuali relative al mondo tecnologico, da aspetti legati al mercato a quelli che si relazionano con nuove modalità di insegnamento a progetti di comunità interattiva, come blind.wiki di prossima presentazione (3 dicembre all’Università «La Sapienza di Roma» alle 17.00).
Il sito di Luminaria vi terrà aggiornati sugli eventi a venire, prima della chiusura dl festival l’8 dicembre, 2015. Tra questi segnaliamo il concerto di luce sinfonica The Enlightmenment del duo Quiet Ensemble il 28 novembre (MACRO – La Pelanda), il duo autore di Memoria di 11 formiche, progetto site-specific realizzato per il banner di Arshake e in corso fino al 30 novembre.
immagini (cover 1) B. VORN – LP. DEMERS, Inferno (2) N. BERNIER – Frequencies (3) M.DAMECOUR – temprAIR (4) Jean Dubois – Tourmente (5) J. LEMERCIER – Fuji (6) P. PIRELLI_Idrofoni o lampade sensibili
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