La storia della musica elettronica affonda le proprie radici nella seconda metà dell’Ottocento, quando la possibilità di registrare e modificare suoni aprì la strada a decenni di instancabile sperimentazione, con studi e strumentazioni sempre più sofisticati, declinati in mille percorsi sempre più differenziati. Negli anni Novanta, con l’epopea del computer alla portata di tutti iniziata negli anni Ottanta, la musica elettronica è ormai un genere estremamente popolare, mentre Internet offre i nuovi importanti presupposti della rivoluzione digitale.
E’ in questo periodo che si afferma il duo inglese Massive Attack, che diventa tra i maggiori esponenti della musica trip-hop. Segue un ventennio di successi ed aggiornamenti. I tempi cambiano velocemente e la tecnologia digitale di oggi offre un panorama pressoché sconfinato di dispositivi fisici e virtuali, possibilità, collegamenti, ibridazioni. Tra i tanti le app per gli smartphone costituiscono ormai una galassia di strumenti di utilizzo quotidiano, molte delle quali diventate vere e proprie realtà commerciali. Così perfettamente incardinati nella rivoluzione digitale sin dagli esordi, i Massive Attack elaborano, in concomitanza dell’uscita del loro ultimo album, l’app Fantom Sensory Music(1), che consente agli utenti di “agire” sulla musica. Scaricabile gratuitamente su disposiftivi Apple, Fantom contiene quattro brani dell’album; ma attraverso parametri come il momento della giornata o il luogo in cui ci si trova, inquadrato dalla telecamera, le tracce, suddivise in frammenti basici, si remixano automaticamente. In particolare, è possibile inserire un parametro biologico come il battito cardiaco dell’utente o i suoi movimenti. L’app analizza i battiti tramite i sensori dell’Apple Health Kit per sincronizzarli con i bpm dei brani. Si tratta di attivare sul proprio dispositivo un gioco di algoritmi e biologia, creato da Rob Thomas, specializzato in composizioni “audio adaptive”, e Robert De Naja. I clip audio realizzati – di fatto musica nuova – possono essere poi condivisi sui social, via SMS o peer-to-peer.
Non è la prima volta che l’industria musicale si mette gioco con esperimenti del genere, oscillando tra la promozione commerciale e la rivoluzionaria interazione creativa coi fan. Correva l’anno 2012 quando Peter Gabriel lanciava Music Tiles, l’app che riprogettava l’album tramite cellulare; mentre i Radiohead lanciavano PolyFauna nel 2014. Con Bijork poi e la sua app Biophilia, era possibile integrare la musica a tecnologia e natura. L’invenzione entrò a far parte della collezione permanente del MoMa di New York.