WE LOST THE SEA di Federica Di Carlo, allestita a Palermo presso la l’Arsenale della Marina Regia, mette in scena il respiro della Terra attraverso i suoi elementi fondamentali: mare, luce e atmosfera. L’acqua è racchiusa in cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Aquiloni disseminati nello spazio puntano alla luce e all’atmosfera. Senza entrare a gamba tesa nelle questioni climatiche e nelle cause dei suoi cambiamenti, il progetto di Federica Di Carlo può essere inteso in senso più ampio, letto nell’equilibrio che nel clima è generato tra evaporazione e precipitazione di acqua, e in altri ambiti, dalla natura all’uomo, ad ogni cosa, trova diversi parametri di complementarietà. Come sempre nel suo lavoro, che ora conta diversi anni di dialogo e di collaborazione con laboratori d’istituti scientifici come il MIT (Boston), il CERN (Ginevra), l’INAF(Roma/Milano), la sua attenzione è rivolta prevalentemente all’uomo, nel suo intrecciarsi con le forze invisibili della natura e nel loro manifestarsi in zone liminali, zone che si estendono nella natura ibrida nel linguaggio impiegato per realizzarlo.
Attraverso un’unica via d’accesso, un pontile di dieci metri eretto all’interno della sala semibuia dell’Arsenale, conduce i visitatori in un “mondo altro” in cui grandi aquiloni argentati, rappresentazione del vento e dell’atmosfera, fluttuano nello spazio a diversi metri d’altezza, creando nell’ambiente riflessi di luce costantemente in movimento. L’Arsenale della Marina Regia si è rivelato come spazio ideale. «La “Fabrica della Real Marina”, come veniva anticamente chiamata – specifica Simona Brunetti nel testo che accompagna il progetto – ha rappresentato per secoli un importante crocevia di scambi e di relazioni tra popoli di diversa origine, provenienza e status sociale che qui venivano a svolgere i loro traffici commerciali.
Luogo di confine per eccellenza, sotto il quale scorre ancora oggi il mare palermitano, assurge a simbolo di quelle “zone d’interferenza” e di quei territori liminali su cui insiste la ricerca di Federica Di Carlo. Complice di tali interferenze, il mare sussiste nel suo lavoro come grande attivatore di energie, storie e destini (…)”.
Federica Di Carlo, We Lost the Sea, a cura di Simona Brunetti, Arsenale della Marina Regia, Palermo, 18.06 – 15.09.2018
immagini (all) Federica Di Carlo, «We Lost The Sea», Palermo, 2018, photo: Lorenzo Bacci