La mostra di Fiorella Rizzo «Via della Sapienza» presso la Sala Alessandrina a Sant’Ivo alla Sapienza è stratificata e complessa, sintetica ed equilibrata. Si apre al piano inferiore del complesso, sotto il porticato, e ci accompagna, come un preludio, per tutto il percorso che ci porta alla barocca e sontuosa Sala Alessandrina, centro dell’esposizione e fulcro del pensiero/azione dell’artista. In questo «preludio» ci troviamo a relazionarci con diverse campane, di diverse forme e diversi colori, l’ultima aurea come il pensiero, il gioco infantile che racconta un passaggio di stato, un’evoluzione concettuale dalla terra al cielo, una trasformazione dal materiale a quello che c’è oltre ad esso.
In questa parte «esterna» troviamo anche la genesi della mostra: la targa di «Via della Sapienza», a riecheggiare il passato nome di Corso del Rinascimento, in quanto strada che ospitava l’Università La Sapienza. Proprio la scoperta di questo curioso antefatto ha portato Rizzo ad una riflessione non indifferente, fondata sulla metafora, sul senso del sapere, sulla natura di quello che possiamo definire «percorso sapienziale» e su un effettiva via della sapienza che percorre spazio e tempo e che trova nell’Archivio di Stato, lì collocato, la materia prima e base indispensabile sostanziale ed essenziale della mostra.
Ed ecco che, entrati nella Sala Alessandrina, ci ritroviamo dinnanzi a delle teche, isole distanti l’una dall’altra di un arcipelago comune fondato sulla conoscenza – la sapienza, appunto – ma anche su una certa vena drammatica, un’estrema fragilità dell’esistenza che tra il razionale sapere e l’irrazionale vivere è presentata da diverse personalità della Storia, con gli scritti che li riguardano o li rappresentano. Essi si specchiano alle eleganti pergamene dell’artista, criptiche e arabesche nella grafia e radiose nella materia dorata che ne completano il senso e trasformano attivamente lo spettatore.
Una di queste teche, la prima che incontriamo (Lingue, 2023), è diversa da tutte le altre, è un antefatto alle altre sei e, alla spirale composta da diverse pergamene dell’artista, si innestano delle lingue dorate scultoree, a riecheggiare le mummie egizie trovate qualche tempo fa proprio con delle lingue dorate in bocca, strumento per trasformare il pensiero in parola nell’aldilà, medium traduttivo indispensabile a traslare il sapere oltre sé, fuori dai suoi confini.
Le sei teche ordinate, successive a questa (Manoscritti, 2023), invece, riprendono ciascuna un elemento conservato nell’Archivio di Stato che si relaziona ad un’opera di Rizzo: le ultime parole di Francesco Borromini prima di piantarsi la spada in petto (1667), l’estrema testimonianza di Giordano Bruno prima di essere arso vivo a Campo de’ Fiori (1600), il memoriale scritto da Aldo Moro nel periodo del sequestro ad opera delle Brigate Rosse (1978), il lunghissimo telegramma sulla spedizione di Umberto Nobile al Polo Nord, che terminerà con un brutto incidente (1928) e il quaderno autografo di Bellezza Orsini, accusata di stregoneria, morta suicida conficcandosi un chiodo in gola per evitare il rogo (1528). A queste cinque si aggiunge un’ultima teca in cui l’artista dialoga con un’incisione di Giovanni Giacomo De Rossi, disegnata da Pietro da Cortona, di Minerva che lotta contro i Giganti (ovvero della sapienza che sconfigge la brutalità e l’ignoranza) del 1677.
Ogni inestimabile elemento dell’archivio ha il senso della reliquia, conserva il valore del tempo oltre a quello della sapienza e della carica emotiva. Ognuno di essi si rispecchia in una pergamena dell’artista, nella sua scrittura intima e assoluta, su queste pergamene tenute aperte da dei calchi scultorei di mani dorate e in relazione con degli altri elementi scultorei a metà strada tra il concettuale e il sostanziale: il chiodo per Orsini, la bocca per il lunghissimo telegramma della spedizione al Polo Nord, un’altra bocca, questa volta storta, incapace di parlare, per Moro, la spada, nella sua più assoluta essenzialità, per Borromini, la concettuale parentesi quadra per Bruno.
Rizzo accoglie queste testimonianze sapienziali, con molta cura e rispetto, si relaziona ad esse come fossero vera e propria materia aurea, e non libri, e non fogli. Si accosta ad esse come ci si accosta ad una luce che sorge lontanissimo, oltre il nostro sguardo. Ma poi quest’essenza si infonde nell’oggetto che la trattiene, che diviene tramite, testimonianza, elemento mistico perché accoglie più di quello che è. E tutto questo in qualche modo torna nelle sue opere vicine a questi elementi, nella sua personale traduzione, elegante ed equilibrata.
A queste teche, infine, vanno ad aggiungersi due grandi lavori: Lapidario (2015-18), diario grafico-scultoreo, strumento di riflessione dal carattere estetico in cui si incontrano scrittura, formule matematiche, geometria, disegno libero, scultura, grafica; e Convito (2016-20), opera sfaccettata e complessa, tavola imbandita di diari dalle numerosissime lingue e amuleti scultorei che ne parlano solo una, quella umana.
Fiorella Rizzo, tra elemento archetipico e gesto personale, traccia una «via della sapienza» che parte anch’essa dal personale, le personalità esemplari che ha scelto di presentare, per guardare oltre ad esse, per ampliare, cioè, lo sguardo sul senso della conoscenza stessa. Isole che si fanno arcipelago, appunto, ma ancora meglio, falò che si fanno incendio, perché la conoscenza (scientifica, umanistica, emotiva…) è dirompente, si espande a dismisura e consuma, come ci dimostrano i protagonisti di questa mostra.
Fiorella Rizzo.”Via della Sapienza”, Archivio di Stato di Roma – Sala Alessandrina, 19.10 -15.12. 2023
La mostra è stata realizzata in collaborazione con Archivio di Stato di Roma e Studio Stefania Miscetti
Immagini (cover – 1) Fiorella Rizzo, «Via della Sapienza», panoramica di mostra, Sala Alessandrina, ph: Sebastiano Luciano (2) Fiorella Rizzo, «Via della Sapienza – Via della Sapienza», 2023, ph: Sebastiano Luciano (3) Fiorella Rizzo, «Via della Sapienza – Manoscritti»,2023, ph: Sebastiano Luciano (4) Fiorella Rizzo, «Via della Sapienza – Lapidario», 2015-2018, e «Manoscritti», 2023, ph: Sebastiano Luciano (5) Fiorella Rizzo, «Via della Sapienza – Convito», 2016-2020, ph: Sebastiano Luciano (6) Fiorella Rizzo, «Via della Sapienza», panoramica di mostra, Sala Alessandrina, ph Sebastiano Luciano