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Home exhibitions

Gary l’obscur

Gary Hill alla Galleria Lia Rumma a Napoli con la sua ultima personale: Ghost Chance

Antonello Tolve by Antonello Tolve
09/12/2019
in exhibitions, Focus
Gary l’obscur

«Fare un video e così pure vederlo sono operazioni in qualche modo simili a leggere e scrivere». Gary Hill è chiaro nel definire quel versante del suo lavoro in cui gioca un ruolo fondamentale la grammatica del montaggio (l’assemblaggio audiovisivo): quadro sintattico che porta all’articolazione di una struttura compositiva retoricamente vitale perché legata alla temporospazialità, perché capace di creare brecce, perché vicina (timidamente aderente) al bildhafte Denken. La latitudine dalla quale muove l’artista è infatti quella del linguaggio, inteso non solo come articolazione di discorso ma anche e soprattutto come messa in moto e estroflessione di un pensiero che ruota attorno all’ultimo pensiero per vivere il brivido del presente in quanto presenza.

Etichettato erroneamente e troppo frettolosamente come un videoartista, Gary Hill esprime in termini di complessità un flusso poetico capace di mostrare l’atto del camminare, il muoversi, il portare avanti una attività che liquida la staticità e con essa il «significato passivo dell’immagine. In un certo senso tutto il mio lavoro in un modo o nell’altro ha qualcosa a che fare con il mettere in discussione la posizione gerarchica dell’immagine. Per me lavorare con il video comporta uno spazio di pensiero, parte essenziale del lavoro con mezzi elettronici».

Ghost Chance, la sua ultima personale – quarta in termini filologici – organizzata a Napoli negli spazi della Galleria Lia Rumma, presenta un nucleo di sei opere legate tra loro dal filo sottile del nulla. «In un certo senso tutte queste opere e in particolare per come sono installate qui e ora», presumo che le parole da comunicato stampa siano dell’artista, «hanno qualcosa a che fare con il vicino nulla», con quel grande movimento immobile di cui parla Blanchot, a cui Hill è legato (Blanchot, tanto poco studiato – almeno in Italia – e tanto amato da figure come Magdalo Mussio), che rivela la misteriosa disfatta, la liquefazione del pensiero collettivo, la caduta in una vanità da cui non c’è scampo.

In una prima saletta d’ingresso lo spettatore è catturato da cinque sculture della serie SELF ( ) (2016) dentro le quali sono presenti dispositivi di ripresa in tempo reale che lasciano trasparire una riduzione dell’alterità, un corpo irriconoscibile (il proprio, quello di ogni singolo visitatore che prova a ricercarsi, a guardarsi, a scoprirsi) se non a frammenti per spostamenti casuali. La stessa casualità che si avverte nell’installazione che dà il titolo alla mostra, dove la luce accarezza il rumore, la singola vibrazione di un suono che fa i conti con il brusio (e non solo sonoro) della vita quotidiana.

Se poi in una delle salette laterali della galleria Is a Bell Ringing in the Empty Sky (2005) rompe gli argini tra vita e spettacolo mostrando il corpo dell’attrice Isabelle Huppert in un ritratto che barcolla tra il vero e quello che vero non è, poco dopo a accoglierci è sempre lei in un luminoso palindromo visivo: Loop Through (2005). Qui è presente anche Place Holder (2019), video in cui l’artista gioca con una monetina – la vita, si sa, è un illusione dei nostri desideri e delle nostre scelte – che quando cade produce un rimbalzo esterno, dato dal suono sordo dell’audio, portando il gesto sul presente, esattamente nello spazio dell’astante che si ritrova (e questo lo avverte) assieme all’artista.

Una installazione appartata e intima (Locked Grooves, 2009/2019) che sembra penetrare nel solco di Ghost Chance, in quella rigatura circolare e a spirale che porta a un’inevitabile cul-de-sac, chiude la mostra e forse la riapre invitando lo spettatore a guardare lo spettatore all’ascolto di un suono che non è suono ma anche immagine, parola, pensiero. «Il video permetteva un gioco sul tempo reale, la possibilità di “pensare ad alta voce”. Ecco un processo immediatamente accessibile e apparentemente molto più vicino a quello del pensiero».


Gary Hill, Ghost Chance,  Lia Rumma,Napoli, 20.10. 2019 – 20.01.2020

immagini (cover 1) Gary Hill, «Ghost Chance», 2019, 6 channel audio/installazione video, dimensioni: 6 48”x 48”, pannelli di alluminio, ©GaryHill Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli (2) Gary Hill, «Place Holder», 2019, 1LCD monitor, dimensioni: 60”, ©GaryHill Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli. (3) Gary Hill, exhibition «Ghost Chance», 2019, installation view, foto: Danilo Donzelli, ©GaryHill Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli (4) Gary Hill, exhibition «Ghost Chance», 2019, installation view, foto:Danilo Donzelli, ©GaryHill Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli.

 

 

Tags: Antonello TolvearsarshakeexhibitionGary HillinstallationinteractiveLia RummaNapolivideo
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