L’evoluzione dei mezzi tecnologici ha apportato, nell’arco del Novecento, non poche agevolazioni e comodità nel campo della vita. Ha investito ogni ambito del sapere, ha trasformato il modo di fare – e di pensare – lo spazio industriale, quello del design, della moda, della quotidianità. Accanto ad importanti sviluppi del mondo imprenditoriale che ha conquistato e ridefinito i proprio strumenti interni mediante l’apporto di tecnovisioni sempre più attente a modellare il nuovo, il panorama imprenditoriale vira, da qualche tempo, sulla riappropriazione di importanti (e oggi finanche necessari) apparecchi metodologici che ripensano l’arcaico per proiettarlo nelle maglie dell’attualità.
Nel campo della moda reinventare le nuove tecnologie è, oggi, un modus operandi per riappropriarsi di antichi mestieri, di segreti artigianali, di buon gusto, di preziose abilità. È quanto si evince dalla recente linea programmatica proposta tre giovani imprenditori italiani (Stefano Sarti Cipriani, Silvano Minelli e Stefano Minelli) che non solo sottolineano l’importanza del made in Italy nel mondo, ma disegnano anche un itinerario creativo attraverso il quale far scorgere un piccolo miracolo italiano che offre nuovi posti di lavoro e mette in campo concetti quali eleganza, personalità, unicità. FEB31st è, infatti, un marchio che nasce per combinare le specificità tecnologiche del campo oftalmico a quelle di un design che torna alla cura del particolare, alle coordinate dell’esclusività, della raffinatezza, della preziosità. «L’ingrediente segreto di FEB31st si chiama “Flexy Soul”» rivela Stefano Sarti Cipriani. «È un sottilissimo strato di materiale resistente e flessibile che viene inserito nel sandwich di 13 strati di legno certificati FSC. Una volta pressato e lavorato dalle maestranze FEB31st, il sandwich in legno diventa super resistente e permette di arrivare a montature dagli spessori minimi, difficili da raggiungere persino con l’acetato».
Con una linea di pregiati occhiali in legno (anche in Kauri) che abitano il volto, lo reinterpretano e lo trasformano artificiosamente grazie alla loro presenza, alla loro lucentezza, al loro taglio elegante e seducente, FEB31st si prende cura del cliente e dell’ambiente. Da una parte costruisce occhiali su misura e ritagliati sul viso del singolo – è possibile infatti scegliere non solo le specifiche cromatiche, ma anche il calibro della montatura, la tipologia di nasello, la lunghezza delle aste o il terminale in acetato («seguendo un’ispirazione cubista» si possono anche «accostare porzioni di legno di colore diverso, scomponendo visivamente» il FEB31st «sia in verticale sia in orizzontale») – per assolvere al compito di offrire (e donare) un lavoro selettivo, accentuativo e impareggiabile.
Dall’altra «FEB31st è davvero eco-friendly», suggerisce il trio imprenditoriale, «poiché ha individuato uno spreco e lo ha abbattuto: non ha magazzino. Produce, velocissimamente, solo su ordinazione». Nel rispetto massimo per l’ambiente in cui viviamo FEB31st è, dunque, un miracolo del 31 febbraio che unisce ingegneria e meccanica alla sapienza di una manualità pensante. E lo fa ripercorrendo la storia di un accessorio, gli occhiali appunto (come non pensare a quelli indossati da Petrarca o a quelli dalla montatura tonda di D’Annunzio, ancora lesionati, di cui il principe di Montenevoso non fece mai a meno nella penombra del Vittoriale), che attraversa il tempo, che ci caratterizza, che non smette di accompagnarci nell’avventura fragile e irrequieta che si chiama vita.