Guido Segni, artista e attivista che lavora all’intersezione tra arte, cultura dei nuovi media e allucinazioni digitali e co-fondatore del gruppo Les Liens Invisibles, riflette sul tempo in una personale a Bologna curata da Alessandra Ioalé e Marco Mancuso. Del tempo ne analizza la sua percezione, il modo in cui lo usiamo o potremmo usarlo in un’epoca di forte accelerazione tecnologica, crescente dipendenza dalle macchine e ossessione per il lavoro.
Analizzando il modo in cui sta cambiando la percezione collettiva del concetto di “automazione”, Guido Segni si domanda ora: perché perdere tempo lavorando? Non sarebbe più proficuo se un artista impiegasse quel tempo in altro modo, mentre è una macchina a lavorare per lui? Possiamo misurare il tempo non-lavorativo, che per molti sarebbe tempo perso? Al contempo, una macchina, quanto e come può imparare a fare qualcosa secondo processi di machine learning?
Con A Quiet Desert Failure, impresa titanica di digitalizzare il deserto del Sahara, fotografato metro per metro, reso pubblico su Tumblr, la questione temporale si relazionava con il rapporto tra memoria digitale e supporti tecnologici.
Con Internet is not forever, presentato da Alessandra Ioalé nell’ambito della bi-personale Leggero –Segni alla galleria Bag di Parma, Segni ragionava sulla vita senza Internet (anche in termini temporali), quando tutti questi sforzi di adattamento digitale si volatizzerebbero con la stessa velocità dell’informazione.
“Fino alla Fine” è una mostra che induce a riflettere sul rapporto tra arte, lavoro, auto sostentamento e pigrizia e mette in crisi, in ultima analisi, i sistemi di produzione dell’arte indagando lo sviluppo del gesto algoritmico nel tempo e l’importanza di ciò che lascia. La sua traccia.
Guido Segni. Fino alla fine, a cura di Alessandra Ioalè e Marco Mancuso, Adiacenze, Bologna, 01.02 – 16.03.2019
immagini: (cover 1) »Guido Segni: fino alla fine», Adiacenze, invito (2) Guido Segni, «Demand full laziness – Lot 2018_000001» , still #1 (3) Guido Segni, «Verba volant, scripta manent», 2017 (4) Guido Segni, «Untitled desert #2» (5) Guido Segni, «The-artist-is-typing», 2016