Il futuro è ieri, questo l’accattivante titolo della mostra che l’Istituto Superiore di Fotografia e l’Associazione spazio_duale dedicano a Guido Vanzetti (1938-1994), tra i primi in Italia a esplorare le potenzialità espressive, creative ed estetiche del computer. E in effetti, proprio l’attuale pervasività delle tecnologie digitali ci invita a riscoprire le origini dello scenario che stiamo vivendo, a ricondurre il nostro sguardo, proteso verso il futuro, indietro nel tempo. Non solo per puro spirito nostalgico, ma per meglio comprendere la nostra attualità.
Dunque, se fin dalla loro comparsa i computer sono stati descritti come le macchine del futuro, c’è un passato, non troppo lontano, che va riscoperto e in cui Guido Vanzetti occupa un posto di primo piano.
La mostra, ospitata nei locali dell’Istituto Superiore di Fotografia, nel palazzo dell’ex Pastificio Cerere, nasce da un progetto di Ornella Folinea Vanzetti, compagna di Guido nella vita e nel lavoro: lo ha affiancato nello studio Schema seguendo da vicino le sue sperimentazioni con la fotografia e, più tardi, con il computer. Al team curatoriale appartengono poi Riccardo Abbondanza, anch’egli storico collaboratore di Schema e docente all’ISFCI, e Anna Macaluso e Jacopo Tofani, sempre dell’istituto romano.
La mostra suddivide in due sale il percorso che ha condotto Vanzetti dalla fotografia al computer. Nella prima sono raccolti gli scatti realizzati negli anni Sessanta: ritratti di attrici e cantanti italiani e molte fotografie di moda, visibili non solo grazie alle stampe, in gran parte originali, ma anche ad alcune diapositive dell’epoca. La seconda sala è invece dedicata alle creazioni di grafica e computer grafica. È qui che è emerge in modo più evidente il carattere sperimentale del lavoro di Vanzetti che, già con la fotografia analogica, ricercava effetti grafici elaborati – come la solarizzazione e la separazione di toni – per la realizzazione di manifesti, copertine di dischi e riviste, fino al grande esperimento di multivisione messo in scena per la Rank Xerox al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano (1978) con 27 schermi e 54 proiettori.
E ancor prima di usare il computer, sul finire degli anni Settanta, Vanzetti realizza delle fotografie “pixelate”, caratterizzate cioè da un effetto quadrettato che ricorda i pixel dell’immagine elettronica, ma ottenuto in camera oscura. Insomma il pixel è presente nell’opera di Vanzetti prima ancora che egli approdi all’elaborazione di immagini digitali, un passaggio che avviene in questi fatidici anni in cui l’informatica comincia a diventare un fenomeno di massa. Già a metà degli anni Settanta nascono infatti i primi personal computer, una novità che arriva dagli Stati Uniti dove Vanzetti, non ancora ventenne, aveva seguito corsi di Advanced Technology all’RCA Institute di New York. Proprio dall’America provengono il voice synthesizer utilizzato nella trasmissione di Rai Radio Tre Speciale…un certo discorso – esperimento di scomposizione e ricomposizione del testo dagli effetti surreali (1979) – e il primo computer acquistato da Vanzetti.
Così, dall’inizio degli anni Ottanta, tutta la sua produzione sarà segnata dall’uso del cosiddetto “calcolatore elettronico”, nato per l’elaborazione dei dati e diventato strumento artistico a tutti gli effetti grazie a sperimentatori e visionari che, come Vanzetti, hanno saputo intuire ed esplorare le sue potenzialità grafiche.
In mostra sono presenti stampe e video che documentano quest’importante capitolo della storia della comunicazione visiva che vede lo studio Schema in prima linea con lavori realizzati per la TV, per la Comunità Europea e per storici marchi come Fiat e Fiorucci. Attraverso le immagini di Vanzetti, si ripercorrono processi di elaborazione grafica che non ci sono più: le stampe ottenute con il Polaroid Video Printer, ad esempio, ci ricordano che non era così scontato e immediato, negli anni Ottanta, stampare un’immagine digitale, mentre quelle che documentano le fasi realizzative del video per i mondiali Italia ’90 rivelano tutta la complessità di riuscire a disegnare un oggetto sferico (un pallone da calcio) scrivendo un software ad hoc.
Perché è questa la differenza sostanziale rispetto allo scenario attuale: negli anni Ottanta realizzare un’animazione al computer significava utilizzare il linguaggio di programmazione e tradurre il disegno in termini matematici.
Nasce in questo modo Pixnocchio (1982), chiaro omaggio al pixel e primo film di animazione realizzato in Italia con il computer, a cui la mostra dell’ISFCI dedica un’apposita stanza. Pixnocchio mostra un burattino costruito con forme geometriche e semplificate. Nel video assistiamo non a una storia, ma all’evoluzione grafica del burattino, dal segno bianco e bidimensionale alla rotazione nelle tre dimensioni, fino alla colorazione e alla comparsa di tanti Pinocchio sullo schermo. Circa tre minuti di animazione realizzati in stop motion “disegnando” un fotogramma alla volta con il linguaggio di programmazione BASIC.
In un mondo in cui ogni cosa è alla portata di un click si sono forse dimenticati i decenni di sperimentazione che hanno portato le tecnologie informatiche nelle mani di tutti e la computer grafica agli esiti iperrealisti di oggi. La mostra dedicata a Guido Vanzetti è solo l’inizio, speriamo, di questa riscoperta.
GUIDO VANZETTI: IL FUTURO È IERI, Istituto Superiore di Fotografia – ISFCI, Roma, 18.01 – 29.02.2020
immagini: (cover 1) Elaborazione in computer grafica con software di Vanzetti (2) Guido Vanzetti, Elaborazione grafica per Fiat (3) Guido Vanzetti, Foto analogica con effetto pixel (4) Guido Vanzetti al computer (5) Guido Vanzetti, Elaborazione in computer grafica per Fiorucci (6) Guido Vanzetti, Pixnocchio (7) Ornella Vanzetti, Riccardo Abbondanza, Jacopo Tofani e Anna Macaluso (8) Foto per Rocco Barocco