«Agents for Change | Facing the Anthropocene» è una di quattro mostre che THEMUSEUM dedica al Pianeta, curata da Nina Czegledy e Janet Tingley, e dedicata al cambiamento ecologico attraverso prospettive e angolazioni diverse, tutte rivolte ad utilizzare l’arte come veicolo di conoscenza e di metodo per affrontare il futuro in maniera costruttiva.
«Art has the power to reach people personally, establishing a deeper understanding and emotional connection to what is happening to our planet» – scrivono le curatrici. L’importanza dell’aspetto emotivo è in fondo confermata dalla scienza stessa che licenza, tra le sue professionalità, i cacciatori di uragani.
The Shore Line della filmaker Elisabeth (Liz) Miller (2017) è un documentario interattivo dove più di 40 video, frutto di un progetto di collaborazione accende i riflettori sul rapporto di alcuni individui che si confrontano con i pericoli di situazione meteorologiche estreme all’interno di una serie di soundscapes, di mappe dinamiche e di risorse educative.
L’installazione Knight of Infinite Resignation (2009) dell’artista visiva Diane Landry inserisce in un meccanismo cinetico a loop alcuni elementi in plastica per suggerire il perpetuarsi del problema che lega la plastica all’inquinamento atmosferico.
La video installazione di Behold the Tilapia (2018) di Kristine Diekman considera il Mar Salton, un mare artificiale della California che sta evaporando a causa del surriscaldamento, come un evento che allarga lo sguardo ad una situazione ben più ampia e complessa che coinvolge l’intero globo.
Nel suo Spirits of Wasteland (2012), Maayke Schurer, impiega il suo sistema di rilevazione dati in tempo reale utilizzando gli elementi naturali per costruire scenari che considerino l’attività dell’uomo nell’ambiente naturale.
Drone (2018) di Donna Legault immerge nella vita di un alveare dove alcuni segnali audio sono modulati dalla luce di diversi proiettori. Seguendo una pratica prevalentemente rivolta al sociale con Sounding Sounding Walks and Sounding CA (2018), Caroline McCaw & Wicki Smith considerano l’effetto dell’inquinamento acustico sugli animali marini e veicolano, attraverso una serie di ombrelli installati nell’ambiente, i suoni marini. Elaine Whittaker sposta l’attenzione sul moltiplicarsi di agenti patogeni e di microbi con il riscaldamento climatico.
Ecosystem of Excess (2014) di Pinar Yorldas è un progetto multimediale che ruota attorno a Great Pacific Garbage Patch esplorando possibili forme di vita che potrebbero nascere da questi ambienti.
E nel mondo molecolare che è ambientata Swamp Radio. Fluctuations of Microworlds di Rasa Smite e Raitis Smits cellule batteriche costruite utlizzando Microbial Fuel Cell technology che genera energia elettrica per i micro-organismi, batteri ritrovati nel sottosuolo.
Olga Kisseleva impiega il web per domandare al pubblico il proprio impatto ambientale in cmbinazione con le proprie aspirazioni dando accesso ad un database con dati relativi la clima e alla sua relazione con la società.
Ciascun lavoro pone la questione da una prospettiva diversa, ciascun artista la formalizza con formati e metodologie diverse, tutte rivolte al coinvolgimento in prima persona.
Agents for Change. Facing the Anthropocene, a cura di Nina Czegledy, Jane Tingley, THEMUSEUM, Downtown Kitchener, 24.01.2020
Visita qui il sito di The New Museum per sapere di tutte le iniziative indirizzate al clima
(cover 1)Agents for Change. Facing the Anthropocene, THEMUSEUM. Downtown Kitchener, exhibition view (2) Diane Landry, «Knight of Infinite Resignation», 2009, installazione sonora motorizzata, ruote di bicicletta, bottiglie di plastica, sabbia, LED, acciaio, motori, puleggia, cinghia di distribuzione (3) Donna Legault, «Drone», 2018, pico proiettore, e-textiles, interfacce soniche, amplificatori e speakers