Per un ecosistema relazionale estetico.
L’arte è un’arma senza rinculo, e il suo sviluppo è determinato non dal l’individualità dell’artista,
ma dalla dinamica e la logica del materiale stesso,
dal precedente destino dei mezzi che ogni volta chiedono (o suggeriscono)
una qualitativamente nuova soluzione estetica.
Brodskij
A che cosa serve un Festival dedicato al rapporto tra arte e dati? Esiste davvero un’estetica complessa dei dati e delle relazioni? Torniamo un momento ai fatti recenti di Facebook e Cambridge Analytica. Riflettiamo a quale rapporto abbiamo quotidianamente con i dati, i nostri corpi, le relazioni intime con le tecnologie. Che cosa condividiamo ogni giorno, le nostre storie, i nostri immaginari? Che cosa vendiamo? Siamo (forse) noi la merce per un uso (incondizionato) delle piattaforme digitali. Credo che sia di primaria importanza iniziare a ragionare sulle reti, i dati, le intelligenze artificiali che stanno trasformando il mondo, mutando la nostra capacità di comprenderlo. Ecco perché nasce HER (Human Ecosystems Relazioni), o meglio trasferisce la sua sede da Londra a San Lorenzo di Roma. Nel quartiere romano si è dato vita al primo micro-festival di Arte e Dati. Chi si nasconde dietro questa delicata e altrettanto importante operazione?
Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, da lungo tempo, insieme “lottano” e “attivano” profonde relazioni in tutto il mondo sui temi contemporanei, partecipando ad un “rinnovamento sociale”, “curandosi” in maniera profonda delle relazioni delicate che esistono tra algoritmi ed esseri umani. I fondatori di AOS (Art is Open Source) hanno colto questo cambiamento esistenziale e profondo. Infatti bisognerebbe ripartire non dal fatto tecnico-logico, ma dal mutamento antropologico che i dati hanno contribuito a comprendere in maniera differente il mondo e la sua complessità con tutte le implicazioni psicologiche, economiche, sociali, finanziarie, relazionali, comunicative, informazionali, estetiche e persino politiche. La tecnologia non è mai neutrale, bensì la inventiamo e reciprocamente essa inventa noi, interagendo con il nostro (apparente) grado di libertà, i modelli di potere e le profilazioni dei nostri desideri (customer satisfaction). È per questo motivo che a Roma, nel quartiere di San Lorenzo, è nato il polo di Arte e Dati che fa della ricerca sui dati e un’esigenza culturale. Il 7 e l’8 aprile di quest’anno ha preso vita questo festival di quartiere: HER: she Loves Data, organizzato da HER- Human Ecosystems Relazioni e con il coinvolgimento attivo di Rome University of Fine Arts, Art is Open Source, Circuiterie, ESC Atelier, Nuovo Cinema Palazzo, Galleria Rossmut, Flyer Communication, Associazione 4k, BAICR, 4Changing e con la partnership di Exibart, Arshake e del Giornale delle Fondazioni. In queste due giornate si è aperto un dibattito (necessario) proprio a partire dalle prime domande che ci siamo posti e quale ruolo abbia l’arte (nel più complesso dei suoi significati) in questo contesto. Iniziamo infatti ad accorgerci come le opere d’arte costruiscono (implementano) nuove dinamiche della relazione e della collaborazione, fino ad arrivare alle logiche dell’algoritmo, dell’intelligenza artificiale e del “governo computazionale” e dei modi in cui influisce sul cambiamento sociale e psicologico. Il festival, riprendendo le parole dei fondatori, è la prima manifestazione pubblica del polo che, con un cuore europeo e mediterraneo, lavora sull’innovazione al nesso si arti, scienze, tecnologie e dati.
Il pomeriggio del 7 aprile dalla sede di HER, in via di Porta Labicana 17, ha tagliato in nastro con la presentazione di tre lavori che ragionano sui dati provenienti dai social network e dal corpo umano, 10 Minutes in Detroit, OneAvatar e #MosaicoTorino. I primi due lavori sono proprio dei fondatori di HER, mentre il terzo è di Alessandro Ottenga. Il viaggio è proseguito con l’anteprima della conferenza Data Driven Innovation, con Alessandro Ranellucci. Continuando la nostra passeggiata “ubiqua”, alla galleria Rossmut, si è presentata l’installazione multimediale Accelerator (che abbiamo già incontrato lo scorso anno all’interno dell’iniziativa Art*Science2017 da un’idea di Pier Luigi Capucci (direttore di NoemaLab) per festeggiare l’anniversario (mezzo secolo) della rivista internazionale di arte scienze e tecnologie Leonardo (MITPRESS). Accelerator è un’opera che racconta come l’innovazione scientifica “acceleri” il linguaggio umano, contaminandolo, aggiungendo parole, modi di dire e immaginari. Un’esplorazione incentrata sui modi in cui le scienze “accelerano” la cultura. Raccogliendo dati dal web e dai social network, l’opera di AOS utilizza l’analisi del linguaggio naturale per comprendere come i concetti e le parole delle scoperte scientifiche dal 2001 ai giorni nostri siano entrati nel linguaggio che le persone usano nel mondo. Mappe, cronologie, visualizzazioni si intrecciano e consegnano allo spettatore un’esperienza “meditativa” basata sui dati. Molto stimolante è stato anche l’incontro presso il RUFA Space, dove si è ragionato in maniera transdisciplinare sui Big Data e l’estetica della complessità, con Arianna Forte (nonché la curatrice del festival), Valentino Catricalà (curatore della mostra Human+ presso il Palazzo dell’Esposizioni di Roma), Elena Giulia Rossi e l’instancabile comunicatore Marco Stancati. Insieme hanno discusso in maniera proficua sulle relazioni profonde tra noi e i dati, partendo proprio dal quartiere di San Lorenzo indagando antropologicamente tra le persone che lo abitano, come ha fatto lo stesso Stancati, nonché si è riflettuto sulla bellezza “virale” degli algoritmi, dei virus (citiamo uno su tutti Alex Dragulescu) sulla ‘s-definizione’ della media art e sulla loro storia fino ad arrivare alla contaminazione complessa e algoritmica tra noi, la nostra evoluzione e i nostri limiti, nonché le estensioni.
La prima sera si è conclusa al Nuovo Cinema Palazzo con la straordinaria performance BodyQuake insieme alla performer Francesca Fini che ha indossato i dati dell’epilessia per un terremoto interiore che ha scosso in maniera profonda tutti i partecipanti. Il giorno successivo si è dedicata l’attenzione ai limite dell’“Intelligenza Artificiale”, partendo dalla profonda e sensibile riflessione attraverso un video di un’intervista da parte del filosofo umanista Stefano Capezzuto con il filosofo napoletano Aldo Masullo. Ma le macchine soffrono? Veramente sentono dolore? Che cosa intendiamo con dolore? Che differenza c’è tra il dolore umano e la sfida dell’artificiale. Veramente questa che noi chiamiamo intelligenza, è così intelligente o siamo ancora al punto di un “frullatore elettrico”? Ecco che a rispondere a queste domande e a porne altre con straordinaria competenza e trasversalità si sono incrociate le menti dell’editore (e non solo) Luca Sossella, con quella del filosofo (e allievo di Masullo) Lucio Saviani, Guido Vetere (ex-Direttore del Centro Studi Avanzati IBM) e Stefano Capezzuto. L’incontro ha rilanciato una “sfida etica”, la quale rientra tra le dieci sfide della Task Force promossa dall’AGID, l’Agenzia per l’ltalia Digitale come pubblicato nel white paper e dove il nostro Salvatore ne è entrato a far parte. Iaconesi ha contributo alle sfide proposte indicando come le pubbliche amministrazioni debbano introdurre le intelligenze artificiali nei servizi al cittadino e come l’etica e l’estetica in questo campo siano nucleo attivo di questa importante ricerca, nonché sfida. Infatti come ci ricordano Salvatore e Oriana, l’introduzione dell’intelligenza artificiale è prima di tutto una sfida esistenziale e psicologica, che va affrontata con un approccio transdisciplinare in cui unire le discipline umanistiche, le arti e il design giocano un ruolo fondamentale per non focalizzare l’innovazione tecnologica sui bisogni ma sulle aspirazioni, i desideri e l’immaginario delle persone. Una sfida questa, da dove partire sicuramente, per poi andare a confluire e toccare la formazione stessa, l’istruzione e la scuola, nuclei sensibili, fragile e essenziali per il futuro. Allora la domanda che segue potrebbe essere questa: è possibile costruire in maniere “intelligente” (oltre l’artificiale) una scuola che promuova questo tipo di incontri, che stimoli la riflessione, indaghi le dinamiche e le relazioni, affinché ci sia una nuova poetica (estetica-etica).
L’invito è quello di cogliere questa opportunità per attivare nuovi e profondi cambiamenti, fondamentali per ripensare l’umano, farlo vivere in concomitanza di questa ibridazione, spostando l’asse antropocentrico verso un diverso e plurale punto di vista, connesso, ubiquo, metodologico, nuovo, intelligente, formativo, dinamico, politico e innovativo. Ecco una nuova politica dell’innovazione, dell’immaginario, della creazione, dove dai numeri si possa creare una poesia, autentica, stimolante, un acceleratore di sensi e significazioni profonde.
Esiste quindi una poetica dell’algoritmo? È ancora arte? Qual è il rapporto tra dati e l’essere umano? Questo rapporto limita l’artista? Che cosa può fare l’artista? Può davvero esserci una politica della creazione? Ci può essere una cultura dei/sui dati? È possibile una nuova scuola che in-formi e azioni processi di collaborazione, uscendo dalle filter bubble per poter accedere a nuove sfere di immaginazione. Ciò che è importante, è partecipare a questo processo di conoscenza, nei tanti modi e mondi possibili, per poi prendere parte al tentativo di costruzione di una nuova narrazione, di un immaginario e di profonde sensibilità.
«HER:She loves S. Lorenzo», il primo Festival di quartiere dedicato all’arte e ai dati e alla cultura dei dati, concepito da Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, promosso dal centro di ricerca HER – Human Ecosystems Relazioni e curato da Arianna Forte, Roma, 07-08 April, 2018. Potete monitorare le attività del centro sul sito di HER- HUMAN ECOSYSTEMS RELAZIONI.
immagini: (cover 1) «HER. She Loves San Lorenzo», logo (2) Salvatore Iaconesi, Oriana Persico e Francesca Fini durante il Festival HER. She Loves San Lorenzo (7-8.04.2018), mentre dal quartier generale si spostano verso le altre istituzioni del quartiere San Lorenzo coinvolte nel Festival (3-4-5) Francesca Fini, «Body Quake», data – performance al Nuovo Cinema Palazzo, San Lorenza Roma, nell’ambito di HER Festival, 8 aprile, 2018