Il Castello di Rivoli accoglie un progetto di Hito Steyerl negli spazi della Manica Lunga, nato dalla sua ricerca attorno alle industrie di AI (Artificial Intelligence), sulle tecnologie di sorveglianza.
Il Castello di Rivoli accoglie un progetto di Hito Steyerl negli spazi della Manica Lunga, edificio seicentesco che un tempo collegava il corpo centrale del castello con quella che fu la pinacoteca ducale. The City of Broken Windows, questo il titolo dell’installazione, prosegue la ricerca dell’artista, intellettuale a tutto tondo, da sempre impegnata nel ruolo dei media, della tecnologia, della circolazione di immagini nell’era della globalizzazione. La sua visione analitica è ricostituita in una grammatica linguistica alla quale contribuisce ogni genere di forma, dal cinema, al documentario, al linguaggio orale (Steyrl è nota per le sue performative lectures) alla più classica parola scritta che nelle sue mani riesce a non essere poi così tanto classica. Così ciò che percepiamo come realtà oggettiva è spogliata della sua pellicola mediatica.
Ma veniamo ora all’installazione. Broken Windows nasce dalla sua ricerca attorno alle industrie di AI (Artificial Intelligence), sulle tecnologie di sorveglianza. L’installazione intera si muove nel gioco dialettico di Steyerl che qui si estende tra l’alta tecnologia [e la sua fallibilità] e la scena urbana, per muoversi su tutto il quadro capitalista il cui profilo è tracciato dalla manipolazione delle tecnologie attraverso le immagini che queste producono.
Lungo tutto il corridoio della Manica Lunga, degli altoparlanti trasmettono il rumore di vetri infranti così come questo è rielaborato dall’Intelligenza Artificiale: «discordante sinfonia fatta di frantumi mescolati al suono delle campane» [1]..
Alle due estremità dello spazio si fronteggiano due brevi video documentari, Broken Windows con alle spalle un monocromo grigio e Unbroken Windows, dietreggiato da una finestra in frantumi che sembra essere stata colpita dall’esterno. Entrambi sono appoggiati su cavalletti da pittore. Nel primo film-documentario [Broken Windows], i collaudatori impiegati per rompere le finestre esprimono le loro riflessioni. Nel secondo [Unbroken Windows], si narra la storia di Chris Toepfer, impegnato a riqualificare interi quartieri ridipingendo case abbandonate, riposizionando finestre rotte con la tecnica del board up decorativo[2].
Tutto ruota attorno alla forza dialettica dell’immagine di Walter Benjamin a cui molto del lavoro di Steyerl si ispira e si estende ai diversi piani dialettici che in questo lavoro si intersecano tra le maglie dell’apparente perfezione tecnologica e («speranza idealizzata e sulla fiducia nella tecnologia e nell’apprendimento automatico»[3] di quella stessa perfezione che l’uomo può raggiungere con le sue stesse mani, attraverso il pennello, in una simulazione immaginata che ricrea concretamente la realtà e che si dimostra avere la stessa efficacia e forza della tecnologia. Il mondo è ormai incastrato e incastonato in questa dialettica.
I contenuti dei video che si fronteggiano lungo la Manica si concretizzano e si estendono nello spazio attraverso delle scritte in vinile che corrono in un’unica riga intercalata da note, lungo tutta la lunghezza del muro, costruendo un percorso di andata e ritorno. Il lato destro è scandito dalle dichiarazioni dei collaudatori mescolate a frasi sgrammaticate e mal rielaborate dall’AI e, in nota, ad estratti del Racconto della Finestra Rotta di Frédéric Bastiat (1801-1850), economista che puntava l’attenzione sulle conseguenze degli aspetti invisibili dell’economia piuttosto che quelli visibili. Il ritorno è scandito invece, con le stesse modalità di alternanza di testo e note, le parole di Unbroken Windows.
Il testo è sempre stato strumento prediletto dell’artista che con la sua serie di saggi ha offerto nuove angolazioni e terminologie del mondo entrante di testi fondamentali [4] . In catalogo, un saggio di Griselda Pollock è dedicato proprio alla sua scrittura da lei definita come «opera-parola, per analogia con opera d’arte» nel tentativo di associare a ciò che nell’opera d’arte si lega al processo di costruzione di senso. Ma soprattutto «I testi suscitano significato più che produrlo. Leggere la scrittura di Hito Steyerl stimola un’acuta sensibilità nei confronti del peso di ogni parola, perché il flusso delle sue parole è già il luogo dei processi e degli effetti, sfuggenti ma reali, che esse cercano in qualche modo di cogliere»[5]. Ora, per la prima volta entra nell’installazione in modo incisivo. Non solo le scritte diventano estensioni dei contenuti video, ma possono essere lette solo camminando trasformando l’installazione in una «esperienza incarnata», come la definisce Christov-Bakargiev, in «una celebrazione del pensare, sentire, ascoltare, leggere e camminare dei corpi nel museo»[6].
L’installazione è tanto minimalista quanto potente. Questa ridotta spettacolarità si trasforma in un dispositivo molto potente dove sicuramente spettacolare è l’equilibrio. Sul potere della fragilità dello stare in bilico poggia l’intera installazione – operazione orchestrata per suono, video, pittura. Il catalogo che accompagna la mostra è uno strumento complementare all’installazione, ponte tra il recente lavoro e la costellazione del pensiero di Steyerl, continuità e intreccio tra presente e passato. L’alternarsi di angolazioni dei saggi prodotto per la mostra, oscillando tra la sua produzione artistica e quella scrittoria, e quello di una attentissima e curatissima cronologia e antologia, sono orchestrate in una volume curatissimo, anche dal punto grafico.
[NOTE]
[1] M. Vecellio, L’immagine infranta in: C. Christov-Bakargiev, M. Vecellio (edito da), “Hito Steyerl. The City of Broken Windows”, cat. di mostra, Skira, Milano 2018, p. 21
[2] Si tratta di suoni estrapolati da sistemi di collaudo della Audio Analytics, azienda britannica che ha sviluppato un software brevettato di riconoscimento sonoro chiamato ai3 che fornisce tecnologia con la capacità di comprendere il contesto attraverso il suono
[3] C. Christov-Bakargiev, Dimenticano la violenza dei loro gesti. Finestre, schermi e atti pittorici in un tempo inquieto in C. Christov-Bakargiev, M. Vecellio (edito da), “Hito Steyerl. The City of Broken Windows”, cat. di mostra, Skira, Milano 2018, p. 41
[4] Particolarmente noti sono: come in In Defense of the Poor Image (In difesa dell’immagine povera) nella rivista online e-flux nel 2009 (poi raccolto nell’antologia The Wretched of the Screen (I dannati dello schermo), e-flux e Sternberg Press, 2012) e il più recente Duty Free Art. Art In the Age of Planetary Civil War (Verso Press, Londra e New York, 2017, pubblicato in Italia con il titolo Duty Free Art. L’arte nell’epoca della guerra civile planetaria, Johan & Levi, 2018).
[5] G. Pollock, Vedere non significa sapere. Dire ci permette di vedere. Sulle opere-parole di Hito Steyerl in C. Christov-Bakargiev, M. Vecellio (edito da), “Hito Steyerl. The City of Broken Windows”, cat. di mostra, Skira, Milano 2018, p. 46
[6] C. Christov-Bakargiev, Ibidem in “Ibidem”, Skira, Milano 2019, p. 45
Hito Steyerl. The City of Broken Windows / La città delle finestre rotte, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marianna Vecellio
Castello di Rivoli (Torino), 10.11 – 18.1.2018 – 01.09.2019
immagini (tutte) «Hito Steyerl. La città delle finestre rotte». Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli, Torino. vedute della mostra, 2018. Foto Antonio Maniscalco