Nel settembre 2020, i video artisti Francesca Leoni e Davide Mastrangelo compivano un atto di coraggio. Davano avvio alla quinta edizione del loro Festival, «Ibrida», che nella cornice della storica Forlì, e in posti dislocati d’eccezione della città, in questi anni ha portato assieme opere, artisti, critici, ricercatori e giornalisti che si interessano a video arte, performance e musica in un’ottica transdisciplinare. Hanno adattato il format alla situazione attuale, quella di una pandemia globale in corso; hanno incluso un’estensione online e non hanno rinunciato a ciò che fin dall’inizio ha costituito lo spirito del festival e degli organizzatori: la presenza, il contatto, lo scambio, il dialogo. Questo comporta molte restrizioni e anche molti rischi, in particolare nella formula di un Festival generalmente destinato ad una fruizione libera, informale e fluida.
Negli spazi, e streaming online, si è discusso di molte cose. Soprattutto di video arte, della sua autonomia come genere artistico e della sua ibridazione nel convergere al suo interno diverse discipline, come sottolinea Piero Deggiovanni, contributor critico del Festival, nella sua Antologia critica della video arte italiana 2010 – 2020 (Kaplan, 2019) e nelle discussioni che si sono animate attorno alla presentazione del libro.
Molto di ciò che appartiene alla quotidianità, dopo l’esperienza del lockdown, si è rivelato straordinario. Straordinario è stato questo ‘atto di forza’ nel voler andare avanti, pur avendo tutti gli strumenti per traslocare l’intero Festival online. Questo ci ha restituito una lezione che va oltre il tempo dell’evento e ha lasciato un segno. A luci spente, la visione dei lavori video di Francesca Leone e Davide Mastrangelo è rimasta magicamente legata al loro modo di muoversi e di porsi all’interno del Festival.
In quei giorni, tutta la loro ricerca che attraverso le video performance indaga identità, corpo, immagine, maschera, attraverso la tensione dei corpi, la passione, il conflitto, l’incontro, lo scontro, non solo tra loro ma anche con il ‘corpo video’ e con la sua elasticità, sembrava essere uscita dallo schermo per tradursi in altre energie, quelle che si intrecciano tra persone, interessi e professioni.
In quel frangente, Francesca e Davide sembrano aver lasciato i loro corpi, le loro identità che li riconoscono come artisti (non solo non includono i loro lavori ma non ne parlano affatto). Piuttosto, hanno aperto il sipario su un lavoro relazionale che vede protagonisti gli altri favorendo scambio, dialogo e costruzione di pensiero. Alla luce del poi, è stato più facile mettere a fuoco la percezione emotiva dello sforzo dei loro corpi e della loro personalità nel destreggiarsi all’interno di uno spazio, quello creato dalle misure di sicurezza da adottare per la pandemia, che può diventare molto stretto nell’ambiente più ampio, come quello dell’Arena San Domenico.
Il loro lavoro creativo evidentemente non prescinde una cosa dall’altra, non riesce a vivere unicamente contenuto all’interno dello schermo, anche in questo senso è ibrido. Forse è per questo che, quando il momento lo ha richiesto, la necessità di andare avanti è stata più forte. A quel punto, corpi e spiriti creativi sono riusciti a muoversi come contorsionisti all’interno di una situazione stretta, quella che ha colto il mondo di sorpresa. Così facendo, l’energia prodotta si è moltiplicata anche nella cerchia di un numero di persone certamente molto più ristretta rispetto alla norma, ha circolato con un flusso molto più potente e sarà ricordata nel tempo. Noi immaginiamo tutto questo nuovamente metabolizzato ed elaborato nel loro lavoro a venire, fino a quando i loro corpi non usciranno nuovamente dalla dimensione dello schermo per generare e confluire in nuove energie.
Vedi anche Francesca Leoni e Davide Mastrangelo | intervista, pubblicato su Arshake il 09.09.2020
immagini: (cover 1) Arena Musei San Domenico di Forlì, Ibrida Festival 2020 (2) Caterina Palazzi & Kanaka – Ibrida Festival 2020 (3) Salvatore Insana – Ibrida Festival 2020 (4) Enrico Malatesta – ARCHIVE WORKS – Ibrida Festival 2020