365 Day Project (2007) di Jonas Mekas, un progetto di riflessione realizzato lungo il corso di un intero anno e immortalato in 365 brevi filmati, è stato presentato al pubblico per la prima volta allo ZKM | Karlsruhe sotto forma di un’installazione su vasta scala che comprende la proiezione dei cortometraggi su cinquantadue schermi. Il filmmaker e poeta Jonas Mekas, nato in Lituania nel 1922, è considerato dagli anni ’60 uno dei protagonisti più influenti del cinema sperimentale. Grazie ai suoi film, e a commenti e critiche esaurienti scritti per Village Voice e la rivista Film Culture, da lui fondata nel 1954, Mekas è divenuto una delle figure più eminenti, il «padrino» del cinema d’avanguardia.
Travolto dagli sconvolgimenti sociali e politici del ventesimo secolo, espulso dalla Lituania e costretto a vivere l’esperienza della detenzione nei campi di lavoro forzato e dei campi profughi in Germania, nel 1949, Mekas riuscì finalmente a stabilirsi a New York, la sua seconda patria. Nel corso degli anni, l’artista avviò un dialogo critico costante con i movimenti artistici della città (Beat Generation, Fluxus, espressionismo astratto, Pop Art) e i loro rispettivi protagonisti. Con la fondazione della Film-Makers’ Cooperative nel 1962, proseguì rivoluzionando il sistema di distribuzione, portandolo oltre i confini dell’imperante modello hollywoodiano. L’apertura, nel 1969/1970, del centro Anthology Film Archives, che ancora oggi dirige, gli diede sostanzialmente l’opportunità di gettare le basi per la ricerca, la conservazione e la presentazione del genere che aveva contribuito a creare. Da allora, il suo lavoro è stato ripetutamente celebrato in mostre allestite su vasta scala sia negli Stati Uniti che in tutta Europa, e, più recentemente, nella doppia esposizione realizzata al Museo Ludwig di Colonia (2008), alla Serpentine Gallery di Londra (2010), e al DOX di Praga, lo scorso anno.
In 365 Day Project (2007), una riflessione portata avanti nel corso di un intero anno e trasposta su 365 cortometraggi, presentati per la prima volta allo ZKM sotto forma di una grande installazione comprendente 52 schermi, lo spettatore si trova di fronte ad un’ampia collezione di «estratti» della vita di Mekas. Le fotografie dei paesaggi si alternano alle registrazioni di eventi pubblici, concerti, incontri con amici come Jean-Jacques Lebel o Peter Kubelka, e a filmati d’archivio e riflessioni filosofiche che l’artista discute davanti alla telecamera, nella cucina della sua casa di Brooklyn.
Tuttavia, gli elementi che costituiscono 365 Day Project sono molto di più della semplice idea di un coerente diario di filmati. Procedendo nell’analisi del progetto, è evidente come tra i singoli filmati emergano complesse reti formali e di contenuti. Nella ripetizione dei movimenti della telecamera, delle prospettive e delle condizioni di luce inizia a delinearsi un «biotopo» di riferimenti. Mekas sa come utilizzare sapientemente la frequentemente criticata era «egualitaria» del digitale e come riunire questi network in un unico lavoro attraverso le caratteristiche mediatiche della sua piccola video camera digitale. In 365 Day Project, il suo principio artistico chiave del «riuso», l’utilizzo ripetuto e multiplo di filmati provenienti da diversi contesti spazio-temporali e mediatici, si focalizza sul materiale di un singolo anno, il 2007.
L’opera di Mekas si incentra, ancora una volta, su temi biografici di importanza chiave per l’artista, come la patria e la memoria. Tuttavia, qui il suo lavoro include una sorprendente riflessione sulle caratteristiche formali dei mezzi da lui utilizzati: dai classici filmati in 16 mm, passando attraverso i primi sistemi video digitali, per arrivare fino all’archivio video su Internet e altre forme sperimentali di distribuzione e presentazione. E’ questo che l’artista riesce a sviluppare, senza alcuna riserva nei confronti del cinema d’avanguardia (dal comunicato stampa).
Jonas Mekas, 365 Day Project, ZKM, Karlsruhe, 26.07 – 09.11.2014
immagini (tutte) Jonas Mekas, 365 Day Project, video still, 2007, @ Jonas Mekas.