In esclusiva per il Digitalive19 Maria di Stefano ha proposto due opere video realizzate, una durante la sua permanenza a Berlino, l’altra durante un viaggio in Amazzonia. Stiamo parlando rispettivamente di Hello world e Rouge realizzate in due aree geografiche molto distanti tra loro accomunate da temi quali la globalizzazione e il capitalismo culturale. La prima è ambientata in un noto quartiere di Berlino e nello specifico presso il centro commerciale vietnamita Dong Xuan Center, centro di tensioni culturali, sociali ed economiche, mentre l’altra si colloca nella Guyana Francese, ultima colonia sudamericana, definita «la terra dei Paria» dal poeta guyanese Leon Gontran Damas. Quest’ultimo, tra i maggiori esponenti del movimento della Négritude, così si riferisce alla propria terra che è stata storicamente relegata dal colonialismo al gradino più basso dell’Impero e della Repubblica Francese. La Guyana Francese è anche una terra in cui convivono diverse culture fra coloni francesi, comunità amerindie e cimarroni oltre a tutte quelle tradizioni portate dalle numerose etnie giunte sul territorio.
Alla scelta di una delle capitali europee più rinomate, Berlino, viene affiancata quella di un paese che ha subito in pieno la violenza coloniale e che tutt’oggi presenta diverse anomalie sociali e culturali. Le riprese alternano panoramiche verticali che portano avanti la narrazione a piccoli elementi, piccoli dettagli come le mani di una donna indigena alternando quasi schizofrenicamente i punti di vista. Eppure a colpire sono le similitudini che emergono attraverso quelle che definirei crepe sociali, idiosincrasie culturali. Si parla di due “non-luoghi”attraverso i quali la Di Stefano sviluppa una narrazione efficace a tratti disturbante, ma sicuramente di grande valoe. Hello World e Rouge si sviluppano attraverso i sempre più labili confini di identità culturale indagandone le forme di resistenza.
Già in un lavoro precedente, Resisters, la Di Stefano affrontava la resistenza individuale come meccanismo di sopravvivenza ma al contempo di alienazione. In queste due nuove opere la sua ricerca si sposta su un piano più ampio usando come soggetto le comunità fra vecchi e nuovi idoli. L’essere altro è il punto centrale del lavoro, lo si vede bene in Rouge in cui si passa dalle scene quasi sacrali della vita quotidiana delle popolazioni indigene ai travolgenti carnevali di Cayenne, evento fatto di musica, violenza, alcool e polizia. A immagini rituali viene contrapposto il caos, generando un senso di ansia e di soffocamento. Del resto, lo sappiamo, la contemporaneità è l’incombere di troppi stimoli. Idem a Berlino: grandi spazi divisi in capannoni numerati di cui ognuno sembra rievocare una sorta di mini-asia fra associazioni culturali, negozi al dettaglio e all’ingrosso. Il suo sguardo dal sapore un pò vintage mette in gioco aspetti in un certo senso irreversibili del quotidiano. Il tempo nei suoi lavori all’apperenza sospeso mostra la vita attraverso la sua vulnerabilità temporale, i suoi piccoli gesti, le sue piccole manifestazioni. E cosi Maria di Stefano ci offre il suo sguardo sospeso su due non-luoghi mettendoli a confronto. Esplorandone la vita.
Francesca Carbone
Questo articolo è parte della sezione speciale che Arshake dedica a BACKSTAGE / ONSTAGE, il progetto che ha portato per due anni consecutivi (2018 – 2019) un gruppo di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma dietro le quinte del Romaeuropa Festival. Digitalive, nuovo format curato da Federica Patti e dedicato all’arte algoritmica in continuazione di un interesse per le arti digitali che il Romaeuropa Festival ha manifestato da diversi anni, tempi non sospetti. Anche quest’anno, pubblicati con cadenza settimanale, gli articoli costruiscono gradualmente la memoria delle opere e degli artisti che sono stati presenti, catturando i momenti salienti della ‘vitalità’ dei lavori performativi, ma anche dei loro protagonisti. Il tutto diventa parte di un archivio che approfondisce e ferma nel tempo il lavoro performativo degli artisti che nell’ambito del Digitalive si è consumato in una forma time-based; si riallaccia inoltre a temi e generi del Romaeuropa Festival e agli argomenti trattati all’ordine del giorno da Arshake. Crediti
Maria Di Stefano è un’artista multimediale italiana. Dall’Italia si trasferisce prima in Francia per studiare Storia dell’Arte all’Universitò Paris1 Sorbonne, e poi nel Regno Unito per studiare alla UCA. Dopo gli studi si trasferisce negli U.S.A, per lavorare come assistente fotografa di Richard Kern a N.Y.C e come free lancer a Los Angeles. Attualmente è residente in Italia dove espone in numerose gallerie tra cui Studio Stefania Miscetti, Una Vetrina Indipendente MAXXI e One Room. Cerca di viaggiare il più possible.
immagini: (all) Maria Di Stefano – Hello world/Rouge, REF19, photo Giulia Blasi per BACKSTAGE/ONSTAGE; graphics: Chiara Coppola, Danila Domizi, Elisabetta Matonti