La DJ Enrica Borsatto, in arte Sandra Mason, ha portato gli spettatori del Romaeuropa Festival. Digitalive19 in un viaggio sonoro che si fa spazio nel reale in modo graduale, andando oltre le convenzioni. I suoni elaborati incoraggiano l’ascoltatore a chiudere gli occhi e a lasciarsi trasportare, libero nei propri mondi. Parlando di sé, Sandra Mason si definisce esterofila e ammette di non amare la musica italiana. Collezionista di vinili, definisce il suo lavoro con l’aggettivo «storto», per etichettare tutto quel miscuglio di sintetizzatori vintage, batterie sporche, ritmiche wave e psichedelia profonda di cui si serve nei suoi DJ set. Storta in effetti è una parola che ben si adatta alle dinamiche del suo sound. Sentendola si ha la percezione di un susseguirsi di suoni non lineari, che subentrano l’uno all’altro sempre per vie traverse, seguendo logiche sapienti e mai scontate. La sua proposta attraversa tutti quelli che sono i temi centrali del Digitalive19 come il «tribalismo contemporaneo» perché, come definisce lei stessa, «gli appassionati di musica sono come delle tribù fluide che si ricompongono a seconda dei gusti musicali», ma anche il «post-internet» in quanto il suo digging è frutto di una commistione di ricerca fisica nei negozi e virtuale, tramite internet.
Il suo lavoro è il risultato di quell’ibridazione che viene dalla sperimentazione con il digitale. I suoni, liquidi e sussurrati, sfumano verso atmosfere spaziali e sound metallici per poi incupirsi e scendere nelle ritmiche più tribali e ancestrali per poi risalire nuovamente.
L’ascolto diventa un vero viaggio esperienziale; il suono diventa materia, paesaggio mentale e sognato che attraversa i confini musicali spaziando e trattando i suoni come materia viva, organica. Ogni pezzo è frutto di una ricerca e di uno studio sapiente che spazia al di là dei confini dei generi musicali e si muove libero disegnando nuovi spazi e regalandoci nuove forme, nuove identità. L’impressione che ne ho avuto è di un suono che scava, che si fa strada a modo suo, anche se non in modo lineare, anche se storto. E procede scavando fra i confini grandi varchi, ridefinendo lo spazio.
Francesca Carbone
Questo articolo è parte della sezione speciale che Arshake dedica a BACKSTAGE / ONSTAGE, il progetto che ha portato per due anni consecutivi (2018 – 2019) un gruppo di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma dietro le quinte del Romaeuropa Festival. Digitalive, nuovo format curato da Federica Patti e dedicato all’arte algoritmica in continuazione di un interesse per le arti digitali che il Romaeuropa Festival ha manifestato da diversi anni, tempi non sospetti. Anche quest’anno, pubblicati con cadenza settimanale, gli articoli costruiscono gradualmente la memoria delle opere e degli artisti che sono stati presenti, catturando i momenti salienti della ‘vitalità’ dei lavori performativi, ma anche dei loro protagonisti. Il tutto diventa parte di un archivio che approfondisce e ferma nel tempo il lavoro performativo degli artisti che nell’ambito del Digitalive si è consumato in una forma time-based; si riallaccia inoltre a temi e generi del Romaeuropa Festival e agli argomenti trattati all’ordine del giorno da Arshake. Crediti
Fra le migliori digger nazionali in circolazione, Sandra Mason ha scritto articoli e ha curato diverse rubriche musicali e collaborato con Radio Sherwood. Attualmente sta lavorando a un tipo di piattaforma che ha l’intento di raccogliere artisti poco noti e non ancora valorizzati.
immagini: (all) Sandra Mason – Untitled, REF19, photo Giulia Blasi per BACKSTAGE/ONSTAGE; graphics: Chiara Coppola, Danila Domizi, Elisabetta Matonti