Mind the gap / Attenzione al vuoto, frase che si legge e si ascolta nelle metropolitano di Londra, per allertare i viaggiatori dello spazio vuoto tra banchina e il pianale, è il titolo della mostra in corso a Firenze, presso la galleria Eduardo Secci Contemporary e a cura di Gino Pisapia. Le opere di opere di Davide Allieri (Bergamo, 1982), Alexandros Papathanasiou (Swansea, 1977), Luca Pozzi (Milano,1983) e Tamara Repetto (Genova, 1973) indagano sullo lo spazio vuoto, inteso come spazio in between, luogo da poter percepire attraverso canali percettivi esperienziali in cui includere anche udito e olfatto.
Gli artisti coinvolti nel progetto portano al cuore delle loro poetiche un’indagine complessa che declina concetti e forme seguendo una pluralità metodologica capace di far collimare il detto con il non detto, il vuoto con il pieno in una funzione reversibile e continua. Qui l’indagine sul racconto artistico contemporaneo si carica di una corposa mole di riferimenti, suggestioni e ispirazioni, arricchendosi al contempo della storia e dei suoi «prodotti», delle scoperte e delle regole che il progresso costantemente ci consegna.
La mostra si apre con una serie di opere che analizzano il tema del vuoto su più livelli e riunisce due immagini fotografiche tratte dal macro progetto Supersymmetric Partner di Luca Pozzi, rispet- tivamente del 2010 e 2014, dove l’artista si lascia ritrarre davanti ai banchetti del Veronese mentre compie un gesto atletico, spiccando un salto fino a collocarsi idealmente nel vuoto creato tra i personaggi dipinti con l’intento di unificare lo spazio e il tempo, la storia passata e quella futura attraverso la gravità che colma il vuoto nel presente, mediante la massa corporea dell’artista stesso, quindi con la sua immagine.
Oppure il feltro Still Waiting for a Spatial Concept II, 2015, ispirato al Concetto Spaziale, Attese, del 1965, formato da 12 tagli, che Alexandros Papathanasiou in maniera consapevolmente lucida e ironica ricuce, chiudendo definitivamente quello spazio vuoto reale aperto 50 anni prima dalla geniale intuizione di Fontana.
In mostra sempre di Papathanasiou viene presentato Into Dust, 2014, scultura in progress, di forma sferica realizzata completamente di polvere, quella stessa che si muove libera nel vuoto e impossibile da percepire se non attraverso la sua stratificazione nel tempo. A questo punto il racconto espositivo prosegue con due sculture di Davide Allieri, 0.488 cubic meters (K), 2015 e Senza Titolo, 2013, differenti tipologie di «teche» molto curate nei dettagli, eleganti, progettate come architetture e completamente vuote.
Se la prima palesa nel titolo il calcolo del suo volume interno, «conservando» il vuoto, la seconda privata dei vetri ne viene attraversata. Completa la mostra l’installazione ambientale di Tamara Repetto che in un certo qual modo concentra e sintetizza le differenti proprietà del vuoto.
Oniria, 2014, è un’opera esperienziale, che vive nel vuoto, azionata da un rilevatore di movimento che al passaggio del pubblico attiva un circuito virtuoso capace di produrre suoni e profumi. (dal comunicato stampa)
Mind the Gap, a cura di Gino Pisapia, Eduardo Secci Contemporary, Firenze, 12.06.2015 – 08.08.2015
immagini (cover 1) Tamara Repetto, Oniria, 2014. Plexiglass, alluminio, ventole, cialde olfattive, cavo, rilevatore di movimento. courtesy Eduardo Secci Contemporary (2) Luca Pozzi, Supersymmetric Partner, 2010. InkJetPrint su Dbond, cornice di legno laccato 220 x 150cm. courtesy Eduardo Secci Contemporary (3) Seconda sala Pozzi Allieri (4) Terza sala Alexandros Papathanasiou, Into Dust, 2014. mixed media. 30cm courtesy Eduardo Secci Contemporary.