All’inizio di quest’anno Arshake presentava in un suo articolo «Net Art Anthology», mostra online a cura di Rhizome.org, ambizioso e celebrativo progetto di raccolta di opere Net Art in un primo, eccezionale catalogo. Obiettivo? Ricercare il canone estetico e fornire la prospettiva storica del suddetto fenomeno artistico e contribuire alla sua conservazione.
La mostra, della durata di due anni, espone un’opera a settimana e, attualmente, sta per chiudere la sua seconda e ultima parte: “Chapter 2: 1999-2004”.
Tra i protagonisti di questo capitolo non potevano mancare loro, il duo sud coreano Young-Hae Chang Heavy Industries, con l’opera Samsung, rivisitata in occasione della mostra. Il loro inconfondibile stile riesce a fondere poesia e linguaggio visivo grazie alla forza della parola. Il testo proiettato filmicamente a ritmo di musica riporta il punto di vista di un anonimo individuo sul valore che la corporation ha nella sua vita. L’idea stessa della Samsung è fonte di entusiasmo e amore, una ragione trovata in una vita che è fondamentalmente vuota e insensata. Gli YHCHI nel 1999 riflettevano sul concetto più ampio di Capitalismo, interrogandosi sull’impatto della tecnologia nel nostro quotidiano.
Un tema importante nella Net Art è la privacy. Skinonskinonskin del 1999 è la raccolta della corrispondenza amorosa e digitale tra Auruea Harvey e Michael Samyn. I due artisti ebbero un intenso scambio epistolare tramite email dal contenuto fatto non solo di testi, ma anche pagine web interattive, audio, immagini. Questa intimità venne dapprima messa in vendita, e poi resa pubblica dai due che nel frattempo avevano formato il collettivo Entropy8Zuper!
Si trattava di nuovo modo di comunicare. Ma soprattutto prefigurava il modo in cui la relazione interpersonale sarebbe cambiata con l’avvento del digitale per tutti. Oggi è spesso argomento di discussione la relazione io-tu filtrata attraverso il mezzo tecnologico di comunicazione. L’esposizione edonistica del sé prende il sopravvento sui social, il pudore dell’interiorità lascia il posto ai sentimenti in mostra, l’approccio immediato del messaggio breve impedisce la conoscenza del vero significato delle cose o, talvolta, lo mistifica.
Il web è un luogo in cui le parole possono avere eco potentissimi, scatenare reazioni violente, diffondere informazioni, innalzare altari e gogne, creare e distruggere. Soprattutto, il web è un luogo.
Lo aveva ben compreso Yael Kanarek nel 2000 con World of Awe: the Traveler’s Journal (Chapter 1: Forever). Nell’opera un anonimo viaggiatore si trova improvvisamente risucchiato in un mondo parallelo, Sunset/Sunrise, tramite un misterioso portale a New York. L’utente web può seguire la vicenda esplorando il laptop del malcapitato, sul quale leggere resoconti, lettere, files. Kanarek ricreò un mondo virtuale e desolato, un deserto che evoca volutamente quello della cultura digitale, navigabile tramite la nuova interfaccia desktop e l’espediente letterario del diario di viaggio.
Era il 2000 quando Miltos Manetas fondava il movimento Neen. Al tempo l’artista era già noto negli ambienti ufficiali e, insieme alla fidanzata di allora Mai Ueda, decise di creare un ‘ambiente’ per tutte le esperienze artistiche legate allo schermo del computer. Neen provocava le logiche del mercato dell’arte e di Internet. Domenico Quaranta afferma: «Neen è nato e ora esiste, ora un nuovo nome per le arti, scelto per descrivere cosa succede quando l’arte incontra gli schermi e entra nell’era informatica». Neen è dunque ciò che succede quando l’idea va oltre, oltrepassando il web per farsi gruppo, tendenza, luogo, impresa.
In una antologia della Net Art non ci si può esimere dal menzionare la riflessione politica (presente in molti artisti) e quella sui videogames. Velvet-Strike di Anne-Marie Schleiner, Joan Leandre, Brody Condon, venne lanciata nel 2002, subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle, a ridosso dell’invasione dell’Afghanistan e l’inizio della ‘guerra al terrorismo’. Si tratta di una versione del popolare videogioco Counter-Strike, nel quale un commando di soldati era impegnato a sgominare terroristi in Medioriente. In Velvet-Strike però compaiono continuamente messaggi pacifisti, di protesta contro la guerra e la politica del momento. «non ci era chiaro in nessun modo che questi [videogames] erano spazi di propaganda», afferma Condon. Il videogioco divenne poi un’esperienza collaborativa quando gli stessi giocatori vennero chiamati a creare degli ‘sprays’ anti-militari.
«Net Art Anthology» si concluderà nelle prossime tre settimane: a breve il quadro di questi 20 anni di pratiche sarà completo. Nel frattempo, a Rhizome.org va il merito di aver dato l’opportunità a molti di inquadrare un ritaglio di storia sociale e dell’arte, di guardarci indietro e lasciare che il passato continui a porci le stesse domande.
Rhizome, NET ART ANTHOLOGY, 2016 – 2018
immagini: (cover 1) Eva and Franco Mattes (0100101110101101.ORG) 2000 – 2003 (2) Young-Hae Chang Heavy Industries – Samsung (3) Auruea Harvey and Michael Samyn – Skinonskinonskin (4) Yael Kanarek – World of Awe: the Traveler’s Journal (Chapter 1: Forever) (5) Miltos Manetas – Neen (6) Anne-Marie Schleiner, Joan Leandre and Brody Condon – Velvet-Strike