Oggi, la prima di due parti del terzo appuntamento con la ricerca di Elena Giulia Abbiatici, parte del progetto «Il Corpo eterno. I sensi umani come laboratorio del potere, fra crisi ecologica e trans umanesimo». Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Non ci facciamo molto caso, ma la quantità di informazioni che riceve il nostro sistema olfattivo, e per lui il nostro apparato respiratorio determina la qualità della nostra salute, del nostro umore, della nostra memoria, delle nostre scelte culturali e politiche.
Nel corso della storia l’olfatto ha perso via via la funzione di organo di senso da cui dipendono la sopravvivenza e l’esistenza, come ciclo continuo fra una dimensione e quella successiva, ed è stato isolato a una funzione di piacere o disgusto. Da Aristotele fino a Kant non s’è fatto altro che compiere una svalutazione estetica dell’olfatto, fino ad arrivare a fisiologi che consideravano il naso semplice residuo evolutivo.
Da Duchamp, passando per Land art, Fluxus e Arte Povera fino ad arrivare ad alcune pratiche artistiche contemporanee, si è iniziato a riconsiderare il senso politico dell’odore e della censura olfattiva.
Il primo grande provocatore della storia recente fu Piero Manzoni, che attraverso un’opera di chiara evocazione olfattiva riuscì ad accendere un pensiero critico e riflessivo sulla società. Con un’operazione sottilissima, banale e aulica, corporea e mistica, Merda d’artista[1] ha demolito il sistema di valutazione e riconoscimento di ciò che è arte da ciò che non è, e ha satireggiato sul modello consumista affermatosi negli anni 60. Merda d’artista sfida il perbenismo olfattivo della società moderna e sostituisce ai cliché borghesi la vita nella sua interezza, fra incedibile fisiologia e forza trascendente del pensiero. L’arte olfattiva ha una portata trascendente ineguagliabile: rifiuta la nozione di permanenza che ha orientato non solo la curatela ma anche il mercato, e inverte la tendenza oculocentrica convenzionale di rilegare l’odore a background sensoriale.
Ripristinando il reale valore biopolitico dell’olfatto, Peter De Cupere compie, attraverso un innesto di odori, uno smascheramento importante e immateriale di molti aspetti sociali e civili. Per la 12° Biennale dell’Havana ha esposto l’installazione Smell of a stranger[2]. L’opera con ironia punzecchia l’apertura di Cuba al libero mercato, a viaggi e commerci con gli Stati Uniti. Lavorando con profumi prodotto dall’IFF (International Flavors & Fragrances), De Cupere ha modificato geneticamente nove fiori e piante cubane, affinché emettessero fragranze al dollaro americano, sangue, sperma, vagina, corpo morto e polvere di fucile. Si tratta di odori associati rispettivamente alla produzione industriale di cibo, al turismo sessuale, allo sfruttamento lavorativo, alla morte e alla violenza militare. L’artista ribalta le aspettative che i visitatori trovandosi di fronte a installazione con fiori e pianti possono avere, generando sensazioni di disgusto olfattiva. L’odore assume una valenza politica: aggressivo e repellente, simula la tossicità di alcune scelte politiche e diplomatiche e i rischi di un possibile assoggettamento politico di Cuba agli Stati Uniti. Tutta la pratica artistica di Peter si sposta continuamente dal denunciare condizioni presenti o passate attraverso la stimolazione olfattiva.
In un’operazione abile a ribaltare e sovrapporre economia e contrabbando, nel 2020 in piena pandemia mondiale Coltrane McDowell, artista e regista canadese, ha aiutato a costruire una campagna di profumi di contrabbando a Nairobi. Ha collaborato con l’azienda agricola di lusso Tambuzi, coltivatrice di rose profumate, affinché prendesse il posto di uno dei maggiori agenti economici illeciti del paese, l’industria illecita di distillazione dell’alcol. L’Europa prima della pandemia era anche una grande importatrice di fiori provenienti dal Kenya.
Con The Scent of Nairobi: an Olfactory Biopolitics[3] (nomination Ars Electronica Starts Prize 2021), parte di una trilogia video su Nairobi, l’artista ha voluto smascherare il rapporto di dipendenza e sfruttamento del Kenya, quindi Africa, da parte dei pesi europei e concepire nuovi modelli economici. Distillando l’olio essenziale delle rose Tambuzi, tramite il metodo di distillazione locale, e avviando di fatto la produzione (illegale) di un’industria di profumi, ha aiutato a risollevare enormi perdite economiche causate dalla pandemia.
… to be continued…
[1] https://www.merdadartista.org/
[2] https://vimeo.com/150387583
[3] https://vimeo.com/458067329; https://vimeo.com/433942669
immagini e video: (cover 1) Coltrane McDowell, «TheScent of Economy Loss», 2020 (2) Peter the Cupere, «El Aroma de Un Desconocido / The Smell of a Stranger», video documentazione dell’installazione alla Biennale dell’Avana 2015, progetto selezionato dal direttore della Biennale Jorge Fernandez, curato da Sara Alonso Gómez (3) Coltrane McDowell, The Scent of Nairoby. An Olfactory Biopolitics, saggio visivo per esaminare il ruolo olfattivo in ambienti urbani / Visual essay examining the role of olfaction in urban environments.
Articoli precedenti:
E.G. Abbiatici, Sotto al naso, Arshake, 03.03.3021
E.g. Abbiatici, Nasi (artificiali) eccellenti, Arshake, 04.05.2021
Partner di progetto: Arshake, FIM, Filosofia in Movimento-Roma, Walkin studios-Bangalore, Re: Humanism, Unità di ricerca Tecnoculture – Università Orientale di Napoli, GAD Giudecca Art District-Venezia, Arebyte (Londra), Sciami (Roma).Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.