Oggi, l’ultima di due parti del terzo appuntamento con la ricerca di Elena Giulia Abbiatici, parte del progetto «Il Corpo eterno. I sensi umani come laboratorio del potere, fra crisi ecologica e trans umanesimo». Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Lauryn Mannigel è un’artista-ricercatrice e curatrice con sede a Berlino. La sua ricerca consiste nel generare esperienza e consapevolezza degli odori che la civiltà ha voluto nel corso del tempo negare, o considerare come sporchi, infimi, sconvenienti in una progressiva negazione del principio naturale e vulnerabile della vita. Attraverso pratiche esperienziali e non visive, Lauryn Mannigel indaga il potenziale politico ed estetico del modo in cui le persone percepiscono gli odori. Attualmente concentra sulla cognizione-percezione affettiva delle fragranze del corpo femminile. Afferma: «Uso l’accezione positiva parlando di fragranze del corpo, e non odori, per riferirmi all’interazione dei vari odori che compongono l’identità olfattiva di una persona. Intendo il concetto di fragranze del corpo in una congiunzione trilaterale legata alle pratiche culturali, alla biologia e all’atmosfera. Per quanto riguarda le pratiche culturali, mi riferisco alle interazioni sociali tra esseri umani, che includono le attività di svago e di lavoro che svolgiamo, il cibo che mangiamo, i profumi o deodoranti che applichiamo o con cui entriamo in contatto, così come l’ambiente costruito e il paesaggio che noi viviamo. L’aspetto biologico delle fragranze del corpo include la genetica e il micro bioma, come condizione della nostra salute. Infine, quando mi riferisco all’atmosfera, intendo le condizioni atmosferiche e climatiche». Durante una residenza d’artista tenutasi presso il Goethe Institut Max Mueller Bhavan di Bangalore nel 2019, ha condotto il workshop I Smell a Rat, offrendo una discussione critica sulla percezione sociale dei profumi del corpo femminile. La preparazione e la realizzazione del workshop tuttavia ha rivelato le reazioni avverse che le donne sperimentano di fronte ai loro odori. Sfortunatamente, questo riconferma la stigmatizzazione e i taboo intorno alle fragranze del corpo femminile, che con la sua ricerca e i suoi workshop si propone di trascendere. A volte, il suo lavoro riesce a sensibilizzare, altre volte passa inosservato o frainteso perché gli odori corporei sono generalmente soggetti al difficile e resistente condizionamento sociale. Nel complesso, l’attuale serie di opere di Mannigel aspira a contribuire al superamento della gerarchia occidentale dei sensi (1) invitando i partecipanti a farsi guidare dai propri nasi, (2) istigando a sperimentare e a riflettere attivamente sugli odori degli altri e (3) formando la base per un’estetica incarnata dell’olfatto.
L’invenzione della convenienza sanitaria pare aver distrutto il senso di uguaglianza degli uomini. «Essa è responsabile dell’odio di classe molto più del monopolio di capitali in mano a pochi. E’ tragico pensare che il primo uomo che ha tirato il tappo del gabinetto con quel gesto negligente abbia suonato il rintocco funebre della democrazia»[4] ha scritto Somerset Maugham, scrittore e commediografo inglese, raccontando un incontro fra un generale cinese di alto grado e il più tormentato degli schiavi.
L’India è sempre stata fonte di celebri memorie di essenze e spezie, l’immaginario collettivo la ricopre del profumo intenso del curry, del tamarindo, della curcuma e della menta. La passione per il linguaggio degli smellscapes è sempre più diffusa: un duo artistico indiano Ishita Dey e Mohammad Sayeed[5] attraverso passeggiate, conversazioni, annotazioni per un anno ha studiato odori, fetori e puzze di tre luoghi pubblici: Majnu ka Tila, mercato del pesce di Chittaranjan Park, un negozio di prodotti internazionali e il mercato del pesce di Old Delhi. Il progetto Smells of the City: Scents, Stench and Stink, commissionato e presentato al Kidar Namar Museum of Art, ha tentato di estrarre l’essenza olfattiva dell’India, che mentre ci sorprende e de localizza sia logisticamente che temporalmente, ci offre una riflessione profonda sulla dimensione olfattiva come un agente discriminatorio culturale e razziale, soggetto a forti condizionamenti.
Come riportano Walter Mignolo e Rolando Vasquez nel loro testo Decolonial AstheSis, il progetto coloniale della modernità ha implicato un controllo non solo dell’economia, della politica, e della cultura e del sapere, ma in particolar modo modo della percezione e dei sensi. E molto è ancora da fare nel percorso di decolonizazione dei sensi[6]. L’ultima installazione olfattiva di Peter de Cupere, Stay Awake ha previsto la copertura di un intero spazio espositivo nel museo di Bremen (Germania) con 660 kg di chicchi di caffè a testimonianza e memoria di colonizzazione impropria di territori e popoli e delle forme di schiavitù del passato.
L’olfatto come organo della memoria, ha la funzione di evocare ricordi e quindi di segnare il tempo. Marshall McLuhan ne «Strumenti per comunicare» scrive che cinesi e giapponesi fino al Seicento usavano l’incenso e le sue gradazioni per misurare il tempo: in base alla sequenza si misuravano le ore, i giorni, le stagioni. In Mortar Line (1996)[7] l’artista indiana Sheela Gowda per rappresentare la linea del tempo, della vita e della morte usa lo sterco bovino, che in India ha molteplici funzioni: energetica, edile e ludica. In Mortal Line lo sterco è usato allo stato grezzo, sia come struttura della scultura che come collante, mentre nelle sue prime opere Gowda lo ha usato come pigmento pittorico.
Entrare nelle tradizioni di un popolo, intrisi di rimandi olfattivi, ci fa non solo avere la misura della bellezza e della saggezza dell’ingegno umano nel corpo dei secoli, ma ci riporta al principio della condivisione della natura umana più intima che passa per sapori e odori.
Sono numerosi gli esempi di tradizioni olfattive soppresse nel corso del processo di civilizzazione bianca, in quanto non compatibili con l’ideale di morale kantiana, fra cui l’aromacologia – ovvero le pratiche di guarigione olfattiva degli sciamani amazzoni o la cosmologia degli abitanti delle isole Andaman per cui tutti gli esseri viventi sono concepiti come odori[8].
[4] Anna Barbara e Anthony Perliss, Architetture Invisibili. L’esperienza dei luoghi attraverso gli odori, Skira, Ginevra-Milano, 2006, p. 156
[5] https://www.knma.in/smell-assembly-0
[6] Hsuan L.Hsu, The smell of risk. Environmental Disparities and Olfactory Aesthetics, New York University Press, New York, 2020, p.152
[7] https://artsandculture.google.com/asset/mortar-line-sheela-gowda/DAEqVO1i2sATrg
[8] Hsuan L.Hsu, The smell of risk. Environmental Disparities and Olfactory Aesthetics, New York University Press, New York, 2020, p.154
immagini (cover 1) Lauryn Mannigel, «I Smell a rat», 2019. Bangalore, photo: MagaliCouffon De Trevros (2) Coltrane McDowell, «The Scent of Economic Loss», 2020, film-essay (3) ColtraneMcDowell, «The Sense of Opportunity», 2020. frame (4) Peter De Cupere, «StayAwake», 2021, installation, BremenMuseum
Articoli precedenti:
E.G.Abbiatici, per una bio-politica degli odori. Pt I, 20.07.2021
E.G. Abbiatici, Sotto al naso, Arshake, 03.03.3021
E.g. Abbiatici, Nasi (artificiali) eccellenti, Arshake, 04.05.2021
Partner di progetto: Arshake, FIM, Filosofia in Movimento-Roma, Walkin studios-Bangalore, Re: Humanism, Unità di ricerca Tecnoculture – Università Orientale di Napoli, GAD Giudecca Art District-Venezia, Arebyte (Londra), Sciami (Roma).Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.