L’arte guarda avanti è il titolo della mostra collettiva organizzata in occasione della sesta edizione del premio Terna, inaugurata il 15 dicembre presso l’Archivio di Stato di Torino. L’esposizione, curata da Cristiana Collu e Gianluca Marziani, raccoglie le opere di trenta artisti nazionali ed internazionali tra cui i vincitori dell’edizione di quest’anno, Marco Piersanti con House Train, per Fotografia e Videoarte, Linda Carrara con Vacuum space, per Pittura, Sara Alavi con L’alba di una casa sparita, per Scultura e Installazioni.
Il lavoro del Premio Terna si articola su piani, interessi e spinte artistiche differenti, concretizzate ogni anno da progetti nuovi grazie ai quali il Premio si propone di rimanere contemporaneamente una realtà in divenire ed un punto fermo nel panorama artistico nazionale. Da questi propositi nasce il titolo dell’edizione di quest’anno, una sorta di memorandum sulla necessità di incanalare le energie, anche e soprattutto quelle derivate dalla crisi che stiamo vivendo, per creare nuove visioni e nuovi futuri possibili. Sembra che il tema abbia ispirato non solo gli artisti esposti, ma anche i molti altri partecipanti – 1400 i numeri record di quest’anno – che hanno contribuito a fare del Premio Terna una piattaforma di scambio e crescita sempre più forte e riconosciuta.
Tra i lavori esposti all’Archivio di Stato fino al 15 gennaio si segnalano il video Mistaken Landscapes di Giancarlo Norese, che racchiude in un’unica sequenza frammenti di azioni che contengono piccole storie ordinarie e in qualche modo straordinarie; l’installazione vincitrice di Sara Alavi, L’alba di una casa sparita, un cumulo di macerie in cui l’artista riesce a vedere l’ombra – letteralmente – del luogo che era e che, magari, potrà rinascere dalla sue ceneri. Il progetto di Marco De Sanctis, dal titolo Refused projects, una serie di cinque disegni ad inchiostro su carta, ma non una carta qualsiasi, bensì le lettere di rifiuto per un concorso per cui l’artista presenta domanda dal 2010. Su ognuna di queste egli ha disegnato un elemento legato alla produzione tessile, un arazzo, un tappeto, un tramatura sfibrata, ed ognuna ha assunto un valore aggiunto rispetto alla risposta negativa che portava con sé. Mehr Licht di Salvatore Mauro, un’installazione incentrata sulla luce, sul suo valore mistico e quotidiano, data da un neon a intermittenza che riporta il titolo dell’opera, la cui traduzione dal tedesco significa, appunto, «più luce». Di fronte ad esso tre poggiagomiti di diverse altezze offrono la possibilità allo spettatore di osservare o di raccogliersi davanti alla luce scegliendo l’intensità che gli è più congeniale.
Ed ancora la fotografia di Andrea Mete, Aner Andros, i cui protagonisti sono quattro bambini, rappresentanti i quattro elementi, i cui lineamenti non sono riconoscibili ma di cui riusciamo a seguire lo sguardo, rivolto ald un aquilone che vola lontano, tenuto da un filo sottile. Nella mitologia greca il filo rappresenta la vita, il futuro. Questi sono solo alcuni dei lavori presenti in mostra, ed ognuno offre una diversa chiave di lettura dell’idea di futuro, sottolineando l’impegno richiesto ad ognuno di noi per renderlo affrontabile, condivisibile e attuabile.
Premio Terna 06. L’arte guarda avanti, a cura di Cristiana Collu e di Gianluca Marziani, Archivio di Stato, Torino, fino al 15.01.2015
Immagini (cover) Andrea Mete, Aner Andros, 2014, fotografia tradizionale su carta fotografica (1) Marco Piersanti, House Train, 2014, fotografia, stampa glicée su dibond (2) Linda Carrara, Vaccum State, 2014, acrilico su tela di lino e proiezione di luce, dimensioni variabili (3) Sara Alavi, L’Alba di una casa sparita, 2014, muro stucchi, cemento, pigmenti macerie (4) Salvatore Mauro, Mehr Licht, installazione, neon, legno, alluminio, sonoro (5) Andrea Mete, Aner Andros, 2014, fotografia tradizionale su carta fotografica