The Philip Feldman Gallery + Project Space at Pacific Northwest College of Art (PNCA) presenta Breaking Banality: The Dysfunction of Remediation, una mostra di Eva and Franco Mattes, alias 010010110101101.org, uno duo di artisti anonimi ormai conosciuti e riconosciuti in ambito internazionale per le loro operazioni attiviste con cui si interrogano e interrogano su questioni inerenti l’identità, l’impatto sociale del mondo mediatico, il sistema dell’arte.
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Eva e Franco Mattes hanno sollevato questi interrogativi penetrando e manipolando il sistema mediatico ad ampio raggio, da Internet alla stampa. Si sono espressi così in un utilizzo peculiare della performance rivisitata in chiave moderna, con vere e proprie azioni sovversive.
Nell’ottica di operazioni sempre scomponibili e ricomponibili in una ricca rete di rifermenti e rimandi, per la mostra Breaking Banality: The Dysfunction of Remediation Eva e Franco Mattes iniziano proprio dal titolo che ricavano da un software generativo online. Si apre così il sipario su una mostra che propone dieci re-interpretazioni della performance BEFNOED – By Everyone con cui avevano commissionato ad utenti anonimi, e attraverso un crowd sourcing online, la realizzazione di webcam performances. Le persone coinvolte dovevano esibirsi di fronte alla telecamera guidate da istruzioni programmate fornite dagli artisti e nello spirito delle performance di Fluxus, una corrente artistica nata negli anni Sessanta in contrasto con il sistema dell’arte e da diverso tempo entrata a pieni titoli nella tradizione e nel mercato. I video erano poi distribuiti nei più disparati e meno conosciuti social networks di tutto il mondo. Ora le performance diventano oggetto di osservazione mentre gli spettatori della mostra conquistano, inconsapevoli, il ruolo di nuovi performer non appena si predispongono a guardare i video costretti ad assumere posizioni scomode, ai limiti dell’assurdo. Presenti anche oggetti con stampate delle immagini restituite da una ricerca internet digitando la parola worn out, commissionati a comiuni service online e arrivati in mostra senza nessun controllo né dei curatori né degli artisti.
Prosegue così una ricerca che i due artisti hanno intrapreso mettendosi in gioco per smascherare, con ironia, i meccanismi del mondo mediatico, svelando i retroscena del sistema dell’arte operandovi da dentro. Conosciuti nel mondo con una varietà di pseudonimi con cui hanno vestito le loro fisionomie, ormai familiari al pubblico e riprodotte anche nelle performance virtuali, si sono immedesimati in varie identità, come quella dell’artista fantomatico Darko Maver (Darko Maver, 1998-1999), la cui presenza era diventata così reale da essere stato invitato, dopo la sua presunta morte, alla Biennale di Venezia, o della Nike (Nike_Ground, 2005) con cui avevano annunciato che l’azienda avrebbe rinominato con il suo stesso nome tutte le principali piazze delle capitali europee. Da Internet alle moderne tecnologie della comunicazione e dei sistemi associativi Eva e Franco Mattes hanno saputo decostruire l’impalcatura mediatica al servizio del potere seguendone le sue evoluzioni e declinandole ogni volta in maniera diversa, ogni volta provocando stupore e spiazzamento. Questo ha significato formulare una critica sociale ad ampio raggio e restituire consapevolezza sui meccanismi delle nuove culture associative del network e sulla struttura sistemica del mondo dell’arte e della società, figlia e suddita del mondo mediatico.
Eva and Franco Mattes, «Breaking Banality: The Disfunction of Remediation»
Philip Feldman Gallery + Pacific Project Space at Pacific Northwest College of Art, Portland, Oregon, fino al January 15, 2015.
Images (all) Eva and Franco Mattes, Breaking Banality: The Disfunction of Remediation, Feldman Gallery, Portland, Oregon, installation view.