Onda d’urto, nessuna pace. Un tamburo produce un elettronico tonfo, seguito da una eco distorta.
On e off, si accende un nuovo senso, fatto di combinazioni. Parole e frasi si legano insieme come in una grande catena genealogica, narrandosi storie mai raccontate. Nel VII secolo Isidoro di Siviglia si accingeva a catalogare la prima enciclopedia del mondo occidentale e in quel tempo quell’elenco senza fine di parole doveva esser stato davvero simbolo di un barlume di fede assoluta nelle potenzialità umane. Anne-James Chaton e Alva Noto reinterpretano liberamente questo immenso trattato, esprimendo evocativamente come sia caduta, nel mondo contemporaneo, ogni possibilità di comprensione di ciò che prima era considerato come il simulacro del sapere. E lo fanno tramite un procedimento volto a catturare, attraverso flussi visivi di parole e suoni, la collettività della platea in una nuova dimensione uditiva che coinvolge nella pratica dell’ascolto anche gli altri sensi.
In un varco dialogico, ogni vocabolo accresce sé stesso in funzione di quelli precedenti e successivi, e gli spettatori si ritrovano come spostati continuamente nella posizione di lettori e di ascoltatori, all’interno di un vortice ipnotico in cui suoni e significati operano meccanicamente producendo qualcosa di altro: perturbante proprio perché allo stesso tempo familiare e sconosciuto.
Così la penne de porc viene associata a la peine de mort e alcune coppie di parole – père et mère e seul al mond – o assonanze – come soi toi meme e soin de soi – ricostruiscono la storia di un’esistenza di tutti ma aperta solo a chi è capace di guardare più in profondità, cercando un significato al di là del retinico, per scovare la parte più intima: l’etimo.
Martina Macchia
I testi e i video che raccontano ogni spettacolo sono il frutto del rapporto attivo che esso stabilisce con gli spettatori, alla ricerca dell’identità dello “spettatore emancipato”. Gli studenti dell’Accademia che hanno ideato il progetto, hanno tessuto una relazione con alcuni spettatori scelti presenti agli eventi, utilizzando la posta cartacea e elettronica. Successivamente hanno creato una traduzione dello spettacolo che prende forma dalle parole e dalle immagini suggerite dagli stessi spettatori.
Chi è lo “spettatore emancipato”?
Secondo Jacques Rancière, sei tu, siete voi, siamo noi, che con “le storie e le performance, possiamo cambiare qualcosa nel mondo nel quale viviamo. Materiali testuali e video di questo articolo sono stati realizzati in occasione di Alphabet by Alva Noto & Anne-James Chaton at Auditorium Parco della Musica on November 21st 2021,nell’ambito del Romaeuropa Festival e come parte di AUDIENCE ON STAGE, quarta edizione di BACKSTAGE / ONSTAGE progetto editoriale multimediale realizzato con una partnership tra Accademia di Belle Arti di Roma, Romaeuropa Festival, e Arshake. Per l’edizione 2021, BACKSTAGE / ONSTAGE ha spostato lo sguardo sugli spettatori del Romaeuropa Festival, sul loro comportamento e sul loro modo di rapportarsi agli spettacoli, sulla loro attenzione e su ciò che in loro si produce. L’indagine si è svolta su un piano trasversale che ha attraversato i diversi generi di spettacoli del festival, dalla danza al teatro di prosa, alla musica. Ha scrutato gli ingressi, le hall e i corridoi dei teatri, le platee, i palchi, i cellulari, gli schermi degli eventi online, alla ricerca dello sguardo del cosiddetto spettatore emancipato, ovvero colui o colei che trova nel teatro un nuovo tipo di contatto e di vicinanza con gli altri, ma anche una nuova connessione con la propria esistenza attiva.
Backstage / Onstage: progetto nato da una partnership tra Accademia di Belle Arti di Roma, Romaeuropa Festival e Arshake| Crediti 2021: Video: Walter Maiorino, Eleonora Mattozzi, Alessia Mutti, Francesca Paganelli, Eleonora Scarponi. Testi: Chiara Amici, Domiziana Febbi, Alessandra Gabriele, Martina Macchia, Alessia Mutti.