Le teorie sull’antropocene hanno fatto luce su come e quanto l’essere umano sia al centro delle trasformazioni ambientali. Visioni guidate dal dualismo tra concetti come ‘natura – cultura’ e senso della distanza tra umani e il nostro ambiente hanno evoluzione e innovazione in determinate direzioni e hanno portato il nostro ecosistema in uno stato di precarietà. Nel contesto Nordico, una attenzione crescente per il pensiero ecologico e per la dark ecology nel discorso artistico rispecchia una consapevolezza globale e un’urgenza di riposizionare l’uomo nella biosfera e come il nostro modo di connetterci al mondo.
Screen City Biennial a Stavanger, la prima biennale nordica ad essere dedicata all’immagine in movimento nello spazio pubblico, presenta lavori che esplorano la relazione tra moving image, suono, tecnologia e spazio pubblico. Le architetture del porto Norvegese, facilitano una mostra dell’immagine in movimento in esperienze multi-sensoriali anche tattili, assieme a programmi di screening e di installazioni. La Biennale, diretta da Daniela Arriado, presenta una nuova piattaforma che lavora per esplorare gli usi dell’immagine in movimento nella pratica artistica contemporanea.
Ecology – lost, found and continued, tema del 2019, esamina l’impatto dell’uomo sull’ecologia nell’ottica della costituzione di una visione post-antropocentrica. La ricerca di ecologie che possono essersi perse nell’immaginario dominante della moderna società, è indirizzata al loro riposizionamento centrale di guida verso futuri sostenibili, consapevoli e spiritualmente ancorati al futuro. Portando queste ecologie in primo piano, la biennale si domanda: come posizioni non antropocentriche possono essere traslate in nuovi contesti? Come possono essere di ispirazione per processi di innovazione così come modi di presentare e impegnare l’arte?