Sónar Festival chiude a Barcellona la sia 23a edizione e si riconferma come punto di riferimento per l’innovazione in creatività, tecnologia, musica e industria, ambiti sempre più convergenti, potenziali esplosivi in un loro incontro ben orchestrato. Per questa edizione Sónar ha voluto rimettere al centro l’artista e il processo creativo seguendone tutti i suoi stadi (a cui si rifanno le varie sezioni in cui è stato strutturato il Festival: Congress, Area Expo, Live Performance). Sperimentazione, innovazione, creazione, ricerca scientifica e business corrono qui su di uno stesso binario, si alimentano vicendevolmente, nutrono di energia e ispirazione chi assiste.
I numeri di visitatori e partecipanti hanno registrato nel tempo una crescita costante. Sónar 2016 ha chiuso i battenti con 115.000 visitatori da 101 paesi di tutto il mondo. Il numero cresce ma anche la qualità. Enorme, infatti, è l’impegno a rinnovare ogni anno il format, a renderlo più appetibile come momento di spettacolo ma anche di scambio e approfondimento. Questo è ciò che ha dato la spinta ad arricchire il Festival con le numerose attività (conferenze, workshop e networking) rivolte a rivelare i retroscena del processo creativo, strutturate nel Sonar +D, evento parallelo e cuore sempre più pulsante di questo grande evento.
Tra le novità, quest’anno Sonar+D ha istituito lo Start – up Garden by RICOH un nuovo formato perché progetti start up e investitori provenienti da 12 paesi si potessero confrontare, culminando nell’attivazione di 46 fondi di investimento. Un’importante lezione da parte di un paese che la crisi la affronta puntando anche, e non in ultimo, sul settore creativo, ne valorizza l’importanza economica, si impegna nella concretizzazione di sinergie tra industria e creatività lasciando grande spazio alle giovani start up, a partire da quelle locali.
Per tutti, un’iniezione di energia e una lezione di vita, a partire da Why We Play, il discorso inaugurale dell’eclettico Brian Eno, icona di più di una generazione che il 16 giugno ha letteralmente incantato il pubblico del grande Auditorium della Fira di Barcellona. Le sue parole hanno restituito alla creatività e all’immaginazione il suo antico potere di concretizzare il futuro. L’arte non è una cosa necessaria – ci spiega Eno – Tutto ciò che l’artista fa è una scelta piuttosto che una necessità. La missione dell’arte è quella di costruire degli oggetti che si vedono interagire nella visione di una società futura. L’arte ci educa. Similmente al gioco dei bambini che imparano e crescono con l’immaginazione, l’arte è il nostro gioco. In questo possiamo trovare la risposta (aperta) al titolo dell’intervento Why we play? Perché giochiamo? Giocando immaginiamo; così facendo costruiamo il futuro.
Giriamo per la Fiera con questo messaggio stampato nel cuore, e di quelle parole che in maniera cos’ semplice e lucida hanno raggiunto il pubblico più diversificato che ci si possa aspettare da una simile platea, troviamo riscontro in tutto ciò che vediamo ed ascoltiamo.
Protagonisti, pionieri della scena audio-visiva, come Matthew Clark, Carsten Nicolai, Kodek 9, Jean-Michel Jarre, dell’industria ludica, come Adam Clarke di Minecraft, rappresentanti di istituzioni scientifiche come il CERN – The European Organization of Nuclear Research) e ALMA (il più grande osservatorio astronomico al mondo con base in Cile), aziende come Google, e molti altri si susseguono nel fitto programma di talks. Ciascuno in modo diverso, e nell’ambito delle diverse discussioni messe su tavoli diversi, conferma l’importanza del contatto con la realtà, dell’esercizio della manualità, della formazione attraverso la lettura, tutti ingredienti fondamentali per alimentare l’immaginazione, fondamenta per il più innovativo dei prodotti tecnologici.
Anche nella configurazione e riconfigurazione dei dati che delineano ormai il paesaggio contemporaneo la creatività gioca un ruolo di primo piano, ausilio che si è spesso rivelato importante per la ricerca scientifica stessa. Ne è un esempio la ricerca del duo Semiconductor con la visualizzazione di dati scientifici (vulcani, terremoti,etc.), come quelli relativi alle trasformazioni della Terra del loro Earthworks. Anche The Timekeeper, un test algoritmico n grado di destinare una nuova canzone all’utente sulla base dei suoi gusti musicali realizzato per il Festival dal giovane team di Datastreamers con Spotify dimostra come l’organizzazione e la visualizzazione dei dati è ormai sempre più importante per potersi orientare in modo consapevole.
Un Festival che accompagna la presentazione delle ultime novità tra arti e industria con un appello rivolto a riconquistare la consapevolezza delle cose. Con questo in mente, grande spazio è rivolto al ruolo delle piattaforme Internet alternative a quelle che ruotano all’interno dell’orbita delle aziende informatiche, protagoniste di Decentralized, conferenza nella conferenza.
Se nella sezione Reality + D, abbiamo ammirato le nuove produzioni in realtà virtuale, come la commovente storia di Allumete (Penrose Studios) che ci ha portato per diciotto minuti in letteralmente tra le nuvole, o il Tilt Brush, la nuova tool di Google per dipingere nello spazio attraverso la realtà virtuale, il Marketlab ha presentato nuove tecnologie a servizio della musica così come progetti che combinano creatività con imprenditoria scientifica e sociale, come Little Sun, ideato dall’artista Olafur Eliasson con l’ingegnere Frederik Ottesen per portare l’energia solare nei paesi sottosviluppati e da qui creare un social business.
Tra musica e arte, la scena ha acceso i riflettori su artisti socialmente attivi: il già citato Brian Eno, Anohni, John Luther Adams, Nino de elche + Los Voluble, Kodek 9, Jean Michel Jarre e Lady Leshurr con la loro creatività sollevano questioni importanti inerenti a temi attuali come il cambiamento climatico, le politiche di confine, la transessualità e la sorveglianza di massa.
Con questo abbiamo attraversato una piccolissima parte di un percorso molto articolato accennando solo ad alcuni dei numerosi eventi che hanno animato Sonar e Sonar + D. Tre intensi giorni, quindi, di spettacoli, presentazioni, installazioni e occasioni di scambio con professionisti di diversi settori per un evento che ha superato le soglie della sua durata, e ha offerto strumenti da proiettare nella concretizzazione di obiettivi futuri. Un’esperienza che, nella cornice dell’ innovativa, restituisce alla creatività il suo enorme potere, materia da cui plasmare il futuro perché, per tornare alle parole visionarie di Eno, la cultura è il “lubrificante dell’evoluzione sociale“.
Sónar Festival e Sónar + D. Consultate qui il sito per aggiornarvi sul suo proseguimento in varie edizioni in tutto il mondo, in attesa dell’edizione 2017.
immagini (cover 1) Sonar+D – Katecrawford, staged. Albaru Perez (2) Sonar+D – Asis Gonzalez (3) Sonar+D (4) Brian Eno – complex, sonar2016. Bianca Devilar (5) Alvanoto – Complex, sonar2016. Ariel Martini (6) Sonar+D, Datastramers. The Timekeeper, photo by Barrut (7) Sonar+D – bonus, realities. Barrut(8) Sonar+D – Bianca Devilar (9) kode9 – hall_sonar2016. Ariel Martini.