La Galleria Paola Verrengia di Salerno ospita fino al 31 gennaio la mostra Campo Controcampo di Studio Azzurro, collettivo artistico fondato a Milano nel 1982 da Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi. Seminale nella pratica del videorecording con l’introduzione di elementi interattivi, Studio Azzurro ha segnato la propria traiettoria operativa dedicandosi alla registrazione di rituali della semplicità dell’agire umano in costante confronto con il tempo e i suoi dettati. Ha da sempre operato nel campo dell’immagine, sia fotografica che in movimento, esplorando i vasti territori della multimedialità e innestandosi energicamente su un sentiero fertile di sperimentazione, posizionandosi tra le esperienze più innovative e significative degli ultimi decenni.
Il progetto concepito per la galleria salernitana è il frutto di una stratificazione, di una raccolta di dati fotografici che attraversano un ampio lasso temporale e che trovano nella forma del dittico una compiutezza espositiva che appare tanto insolita quanto originale. L’accostamento di luoghi diversi catturati in tempi diversi, le Cantine Ferrari di Trento e l’Ara Pacis romana o la Corte della Rocca Albornoz a Spoleto e il Deserto Atacama in Cile, caratterizza questo ciclo di opere inedite che consente allo spettatore di partecipare al racconto di una «fratellanza» scoperta e rivelata da un’intenzionalità artistica.
Cuore pulsante della mostra, curata da Lea Mattarella, è Trittico Marghera, un video concepito per un unico display ma con una triplice direzione visiva che narra di architetture imponenti prima realizzate e poi abbandonate dall’uomo, spazi ormai freddi di cui la natura si è progressivamente appropriata. L’opera è stata presentata per la prima volta nel 2000 a Porto Marghera ed è stata rieditata per l’occasione. La mostra, ha tenuto a precisare Paola Verrengia, è dedicata a Paolo Rosa.
Studio Azzurro, «Campo Controcampo», a cura di Lea Mattarella, Galleria Paola Verrengia, Salerno, fino al 31 gennaio, 2016
immagini Studio Azzurro, Galleria Paola Verrengia exhibition view, photo by Ciro Fundarò