Susan Philipsz, di origini scozzesi, è tra le artiste più interessanti della sua generazione. I suoi lavori ruotano intorno ad un esistenzialismo malinconico e all’esplorazione della voce umana. L’artista è diventata famosa grazie alle riproduzioni a cappella di componimenti musicali altrui. Per il Glasgow International Festival ha realizzato l’installazione sonora Lowlands, ispirata a un canto popolare del Cinquecento, in seguito presentata alla Tate Britain di Londra, e che le è valsa la vittoria del prestigioso Turner Prize (2010).
La memoria, il trauma e il lutto sono i principali filoni di ricerca recentemente esplorati dell’artista nelle proprie installazioni, come quella esposta al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, e a Kassel per dOCUMENTA (13). Per la nuova serie di opere dal titolo War Damaged Musical Instruments, 2015, Philipsz ha utilizzato strumenti danneggiati durante la prima guerra. Il punto di partenza del progetto realizzato per la Kunsthaus Bregenz è l’architettura di Peter Zumthor, una struttura illuminata, oltre il lago e la nebbia, due elementi tipici della città austriaca. La nebbia, intesa nel suo valore metaforico, aveva anche ispirato il titolo del documentario Notte e Nebbia girato nel 1955 dal regista francese Alain Resnais, che ricostruisce le deportazioni nei lager di Auschwitz e Majdanek. Philipsz ha destrutturato la colonna sonora del film composta da Hanns Eisler scomponendola nelle voci individuali degli strumenti. Isolati e rimossi dall’intero componimento musicale, i loro timbri riempiono gli spazi apparentemente arcaici della Kunsthaus con una presenza quasi scultorea.
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Philipsz ha realizzato una seconda installazione sonora presso il Cimitero Ebraico di Hohenems, in collaborazione con il Museo Ebraico della città, che può essere visitato insieme alla mostra presso la KUB.
Nell’installazione ospitata dalla Kunsthaus Bregenz, Philipsz esplora la scomparsa, l’oscurità e l’assenza, dove la cornice circostante del luogo si fonde a una prospettiva storica più profonda. “Ho scelto di lavorare principalmente con gli strumenti a fiato e gli ottoni per enfatizzare l’aria che passa attraverso gli strumenti e che avvolge lo spazio. Ogni tonalità è staccata e al posto dei suoni di altri strumenti vi sono invece vuoti e pause. Ad ogni piano risuonano note diverse, ma vi è un senso di ripetizione creato dai suoni che riecheggiano nei diversi livelli della galleria e si uniscono in punti inattesi della struttura museale”. (Susan Philipsz)
(dal comunicato stampa inglese)
Susan Philipz Night and Fog, Kunsthaus Bregenz, Austria, 30.01 – 03.04.2016, in collaborazione con il Jewish Museum Hohenems. Pubblicazione della KUB: Night and Fog di Susan Philipsz, Kunsthaus Bregenz in via di pubblicazione, Aprile 2016 (Tedesco | Inglese)
images (all) View of Susan Philipsz, Night and Fog, Kunsthaus Bregenz, 2016. © Susan Philipsz and Kunsthaus Bregenz. Photo: Markus Tretter.