Dal punto di vista della mediazione culturale, il bene archeologico presenta certamente numerose criticità. Spesso ci si trova davanti una realtà frammentaria che è difficile ricomporre nella sua apparenza originaria, come un testo interrotto in più parti di difficile lettura. In quest’ottica l’utilizzo della tecnologia può offrire soluzioni efficaci, destinate a colmare i vuoti conoscitivi con rappresentazioni, informazioni, suggerimenti all’immaginazione per poter completare lo scarto tra ciò che era e ciò che rimane. La visita multimediale alle “Domus Romane” di Palazzo Valentini a Roma ne è un valido esempio.
Gli scavi al livello delle fondamenta del palazzo hanno restituito una complessa e affascinante stratificazione archeologica: due ricche dimore urbane, databili al I secolo d.C., rinvenute proprio al di sotto di fondazioni di epoca medievale e cinquecentesca, in esposizione permanente dal 2010. L’accurata opera di scavo e restauro ha reso fruibili molti degli ambienti delle domus di epoca imperiale: si ammirano quasi intatti i mosaici dei pavimenti e i rivestimenti, ma anche opere murarie e reperti di epoca moderna. Un pavimento in vetro trasparente consente al visitatore una passeggiata sospesa sugli scavi, rendendone visibile l’intera superficie: questa è diventata materia viva e parlante grazie all’utilizzo della tecnologia della realtà aumentata, di effetti grafici e filmati[1].
Proiezioni di luce sugli scavi identificano i reperti e ne evidenziano le caratteristiche morfologiche, guidando l’attenzione dell’utente. Durante la visita guidata multimediale, suddivisa in più tappe nei diversi ambienti delle domus, è possibile ricostruire l’antico splendore della decorazione grazie al restauro virtuale operato dalla luce, comprendere gli indizi, evidenziare le tracce del passato, evocarne suoni, colori, atmosfere, ricostruendo la vita quotidiana degli ignoti abitanti delle domus. Una ricostruzione che più che soffermarsi sulla contestualizzazione storica o sulla complessità della metodologia archeologica, punta maggiormente a illustrare la micro-storia. La suggestione, come la curiosità, sono motori preziosi per la conoscenza, e la situazione immersiva è ben funzionale ad avvicinare il pubblico generico al bene così valorizzato. E’ chiaro il fine divulgativo, finalizzato alla comprensione di un testo che diventa estremamente più leggibile, interessante e coinvolgente grazie all’ausilio della tecnologia. Un simile allestimento, che unisce alla ricchezza del patrimonio archeologico rinvenuto la stimolazione sensoriale, costituisce un unicum tra i beni culturali fruibili a Roma, ma anche un ottimo spunto di riflessione circa l’applicazione delle tecnologie alla fruizione del patrimonio culturale.
La richiesta di divulgazione è in aumento negli ultimi anni, sostenuta da un’utenza sempre più ampia e variegata, oggetto di studi sui pubblici e sulla valorizzazione museale. I musei pullulano spesso di dispositivi tecnologici finalizzati alla mediazione culturale: i contenuti multimediali sono fruibili attraverso audioguide, videoguide e i più vari sistemi elettronici. Per poter rendere efficaci questi mezzi è necessario applicare il giusto strumento alla specificità dell’oggetto, secondo una necessità e un pubblico precisamente identificati (Chi sono i destinatari? Quali sono i contenuti da comunicare? Quale linguaggio è più adatto? Quale medium è più utile?).
Finalizzare dunque la tecnologia allo scopo – senza trattarla come fine – puntando sull’adesione coerente della tecnologia all’oggetto, per stimolare o amplificare intelligenze e capacità umane, è certamente un’ottima base per la conoscenza e l’accessibilità del patrimonio.
[1] La valorizzazione è stata curata da Piero Angela, Paco Lanciano e Gaetano Capasso, insieme ad un’equipe di tecnici ed esperti. Dal 2011 la visita si è arricchita di un nuovo settore di scavi prospicenti alla Colonna Traiana e ad essa legati, che è possibile comprendere attraverso filmati ad hoc ed un plastico animato.
immagini: Palazzo Valentini, Museo Multimediale, progetto curato da Piero Angela, photo via