La Fondazione Filiberto Menna – Centro Studi d’Arte Contemporanea, in collaborazione con la Provincia di Salerno e con il Comune di Salerno, soci fondatori della Fondazione, è lieta di annunciare il progetto PER AQUAM di Fabrizio Cotognini, prima mostra del ciclo Tempo Imperfetto a cura di Antonello Tolve e Stefania Zuliani.
Al centro del progetto espositivo di Cotognini, articolato in più interventi tutti rigorosamente site specific , c’è il mare, inteso come archivio e come scrigno di memorie, sterminato deposito di oggetti e di reliquie del passato che l’acqua e il tempo, «grande scultore» (Yourcenar), trasformano, nascondono e a volte restituiscono.
Partendo da Desantnik USV50 – modello di un casco da palombaro sovietico degli anni Venti utilizzato per interpretare in chiave personale il ritrovamento della testa bronzea di Apollo riemersa dalle acque del golfo di Salerno – l’artista realizza un percorso acquatico che si dissemina nello spazio del museo con lo scopo di offrire al pubblico una serie di cortocircuiti costruttivi, di azioni analitiche, di tragitti subacquei che lavorano sul passato e sul presente. Lo scafandro è così «un reperto di archeologia contemporanea», ma anche «uno strumento» utile a «viaggiare nelle acque alla ricerca di nuove scoperte archeologiche», di nuovi incanti, di nuove atmosfere immaginifiche.
Disseminati tra le collezioni del museo alcuni disegni che rappresentano leggendari esseri Ittiomorfi (come il Vescovo di mare o il Monaco di mare), ed alcune Libellule in vetro – insetto d’acqua assunto come simbolo dell’inquietudine dello spirito, mai pacificato, del guerriero – mentre un dittico luminoso, un light box che descrive due Meduse (quella mitologica e quella naturale) lega i due piani dell’edificio: si tratta di opere che insieme evidenziano un processo in grado di contaminare con dolcezza i reperti archeologici del museo disegnando un cammino variegato, segnato dal desiderio di rendere omaggio al Tirreno, ai suoi tesori segreti e alla sua cultura. Immersione, una traccia sonora realizzata in collaborazione con il sound artist Carlo Marchionni, fa da trait d’union tra i vari lavori per diffondersi negli spazi del museo e trasformarlo in opera d’arte totale, in una favola che crea ponti e si divarica tra differenti temperature e linguaggi, fino conciliare i territori dell’archeologia con quelli del tessuto e del vissuto artistico d’oggi.
In occasione dell’inaugurazione della mostra l’artista sarà coinvolto in una conversazione critica dedicata alla sua ricerca e alle ragioni che hanno guidato la realizzazione del progetto realizzato per il Museo Archeologico Provinciale.
Il progetto Tempo imperfetto si avvale del patrocinio del DISPAC – Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno e dell’Accademia di Belle Arti di Macerata. Sponsor tecnici: Associazione ArteXa e Fonderie culturali, Modula srl and Eusebi Arredamenti.
Fabrizio Cotognini • biografia
Fabrizio Cotognini è nato a Macerata nel 1983, vive e lavora a Civitanova Marche. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Macerata in Pittura e Sculturanel 2009, ha partecipato a numerose mostre. Tra queste si ricordano Le ragioni della pittura. Esiti e prospettive di un medium (Castelbasso, 2013) – a cura di L. Cherubini e E. Viola, Errors Allowed (Ancona, 2013) – a cura di M. Valentini, Disorder (Milano, 2012), Symbiosis (Roma, 2012), Ma quale tra tutti i mondi,è il più esclusivo? (Salerno, 2011) – a cura di A. Tolve, Artday 2 (Macerata, 2011) – a cura di FrankoB, Arte Italiana a Fukuoka (Fukuoka, 2010) – a cura di A. Maugeri, Low (Chicago, 2009) – a cura di S. I. Ray, Contaminazioni (Morrovalle, 2009) – a cura di I. Quintavalle, Artika (Recanati, 2008) – a cura di N. Alessandrini, Pitti Uomo (Firenze, 2007). Caratterizzato da un costante rimando all’antico rivisitato in chiave contemporanea e dall’utilizzo privilegiato del disegno, elemento cardine di una ricerca che si avvale anche delle possibilità dei nuovi media, il lavoro di Fabrizio Cotognini cattura al suo interno varie declinazioni dell’orizzonte archeologico e storico-artistico. Il tempo, la memoria e la storia sono, nella sua ricerca, figure maestose, capovolte, stravolte o incurvate in un apparato scenico teso a sospenderne la stabilità. Si tratta di un discorso in cui la parola sposa l’immagine in un serrato dialogo fra segno, disegno e scrittura che si fa luogo di contemplazione e, nel contempo, di concentrazione riflessiva. Ma anche apparente – e soltanto apparente – nota a margine che ricorda le intime delizie di un libro antico. Finanche di una miniatura tardogotica o di un raro decoro che lascia intravedere la scrupolosa cura per ogni singolo particolare.