La Fondazione Modena Arti Visive presenta Ultima perfezione, personale dell’artista Quayola (Roma, 1982), a cura di Daniele De Luigi, che apre in occasione del festivalfilosofia 2020 dedicato al tema “Macchine” (18-20 settembre 2020).
La mostra ruota attorno all’idea di perfezione e al suo significato nella storia dell’arte occidentale. Ne Le vite di Giorgio Vasari questo termine ricorre spesso per indicare il raggiungimento dell’eccellenza da parte di pittori, scultori e architetti, nel rispetto dei canoni considerati universali di armonia.
Quayola ripercorre capolavori classici, moderni e barocchi applicandovi algoritmi che vanno alla ricerca di questi canoni, rimettendo in discussione principi fondamentali dell’attività artistica. Le regole codificate dalla storiografia e dalla critica vengono renderizzate in set di informazioni, tracce che tuttavia, nella lettura della macchina, assumono una valenza inedita e originano nuovi codici estetici.
In mostra sono presenti una video-installazione e quattro serie di lavori, due delle quali prodotte per l’occasione: una sequenza di sculture e un ciclo di incisioni su alluminio anodizzato, alcune delle quali entreranno a fare parte delle collezioni del disegno gestite da Fondazione Modena Arti Visive.
Nella prima sala, il visitatore è accolto da Pluto and Proserpina: una sequenza di sculture tratte dall’installazione performativa “Sculpture Factory”, una ricerca sulla scultura classica ispirata alla tecnica del “non-finito” di Michelangelo e realizzata con mezzi robotici. Le opere in mostra si ispirano al noto capolavoro barocco del Bernini Ratto di Proserpina (1621-1622): sono alcune delle infinite variazioni operate da un robot industriale, cui l’artista ha assegnato il compito di esplorare possibili simulazioni che portano alla realizzazione della figura. Il robot tuttavia non completa mai l’immagine, bensì interrompe ogni volta l’azione in un punto diverso del processo. L’obiettivo non è pertanto la realizzazione della forma finita, bensì l’indagine dei processi per raggiungerla. Il robot si fa strada nella materia, seguendo una logica nuova e autonoma, guidato da una sequenza di algoritmi, ma nello stesso tempo fa riemergere la tecnica artistica tradizionale.
Accanto alle sculture, sono presenti alcune stampe tratte dalla serie “Iconographies”, un progetto incentrato sull’analisi di celebri opere della grande tradizione pittorica rinascimentale e barocca tramite metodi computazionali. Le scene religiose o mitologiche, in questo caso la Caccia alla tigre dipinta da Pieter Paul Rubens nel 1616, vengono lette attraverso sistemi di computer vision, i quali individuano determinate aree di interesse nell’immagine, sulla base di parametri forniti dall’artista, quali colore, luce, densità cromatica. Le immagini si trasformano così in composizioni astratte, che mantengono tuttavia un livello di familiarità con la figurazione. In Iconographies #20: Tiger Hunt after Rubens, il completo distacco dalla narrazione storica, ottenuta attraverso la codifica computerizzata, consente al capolavoro fiammingo di acquisire una nuova autenticità, favorendone la riscoperta.
Sempre dalla pittura di Rubens, questa volta la Deposizione dalla croce conservata al Palais des Beaux-Arts di Lille, ha origine il dittico video Strata #4 allestito nella seconda sala. Strata è un ciclo di videoinstallazioni che, attraverso analoghi processi computazionali, traduce dipinti, affreschi barocchi e vetrate gotiche in inedite astrazioni. Il software rilegge le immagini secondo i parametri dati da Quayola, restituendo immagini che appaiono così destrutturate nelle loro componenti primarie, svelando le regole compositive e dando vita a una potente metafora della storia intesa come accumulazione e sedimentazione, piuttosto che come processo lineare.
Nell’ambiente seguente è presente Adoration after Botticelli, opera composta da 10 stampe dedicata all’Adorazione dei Magi del maestro fiorentino. Pur appartenendo anch’essa alla serie “Iconographies”, qui Quayola evita ogni figurazione per concentrarsi sul rapporto tra testo e immagine. Mentre dentro la cornice di sinistra si possono leggere, in inglese, le parole dedicate da Giorgio Vasari alla perfezione con cui Botticelli dipinse i volti delle figure e creò la composizione del quadro, nelle nove cornici a destra è trascritto il freddo set di codici che traduce il celebre capolavoro in linguaggio informatico.
(dal comunicato stampa)
Quayola. Ultima perfezione, a cura di Daniele De Luigi, Fondazione Modena Arti Visive, Modena, 18.09 – 10.01.2021
immagini: Quayola, «Strata #4 Diptych», 2011, video-installazione a due canali, durata 09’. Installation view HOW Art Museum – Shanghai, China 2011 (2) Quayola, «Iconographies #20-07: Tiger Hunt after Rubens», 2014. Stampa digitale montata su alluminio, 177×120 cm (3) Quayola, «Render da “Sculpture Factory»: Pluto and Proserpina», 2019 (4) Quayola, Serie «Iconographies #20: Tiger Hunt after Rubens», 2014. Stampe digitali montate su alluminio, installation view Paradise Art Space, Seoul, South Korea, 2018/2019 (5) Quayola, «Proserpina #A_02», 2019. EPS ad alta densità, 45x55x80(h) cm. Installation view HOW Art Museum – Shanghai, China, 2019 (6) Quayola, «Iconographies #32: Judith and Holofernes after Caravaggio», 2020, incisione su alluminio anodizzato, 58×42 cm. Dalla serie «Iconographies #21-80: Judith and Holofernes»