La recente apertura dell’atteso secondo piano di Palazzo Buonaccorsi (monumento illustre del sistema Macerata Musei diretto da Alessandra Sfrappini) propone parte di una collezione dedicata all’arte moderna che, accompagnata da accurati supporti audiovisivi e multimediali – puntualissimi quelli nella sala dedicata a Ivo Pannaggi (Macerata, 1901-1981) –, impagina un itinerario, suddiviso in sedici tappe significative, in sedici ambienti, in sedici racconti e contro-racconti che seguono una cronologia seducente, lineare, puntuale.
Accanto a questo nuovo, avvincente viaggio tra le trame del Novecento italiano, il museo propone anche un progetto in situ, realizzato da due docenti dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, che invita il pubblico ad attraversare la gradinata colonna laterale del museo per assaporare una gradazione sonora, una struttura plastica morbida, spigolosa, cremosa. Spazializzazione e oggettualizzazione di una trama musicale, Passaggi di scala (2014) è, difatti, un tributo multidisciplinare a Stefano Scodanibbio, ad una figura che ha saputo dilatare gli orizzonti della musica oltre i bordi del timbro, dell’armonico, dello spettro sonoro.
Progettato da Stefano Sasso e Benito Leonori (in collaborazione con Gianpietro Frabetti e Enrico Pulsoni) per l’intercapedine vuota della scala di servizio di Palazzo Buonaccorsi, il lavoro si pone come un inciampo obbligato, come un disegno polifonico, come una manovra sinopsistica che abbraccia strutture semiotiche di differente estrazione e natura con lo scopo di metamorfosare l’impalpabilità e l’ineffabilità del suono in armatura fisica, squillante corposità, immaginifica (astratta) carnalità.
Lindo, pulito, delicato, apparentemente gelido, Passaggi di scala è un lavoro site specific che assorbe l’ambiente compatto dell’architettura all’interno di una virata estetica in cui anche l’ombra diventa, duchampianamente, parte integrante e funzionale dell’opera, di uno spazio perpendicolare che si orizzontalizza e taglia lo sguardo dello spettatore per orientarlo (disorientarlo) ad un percorso segnato dalla differenza e dalla ripetizione. Da un procedere ritmico che buca la scalinata per convergere verso una leggerissima monumentalità plastico-strutturale, verso una Nachfolge di sette gravità, di sette piani paralleli ai quali corrisponde via via la verticalità del blitz sonoro – vidimato, questo, dai cavi conduttori che combaciano, a loro volta, con i cavi di contenimento. L’opera invita difatti il pubblico ad ascoltare un passaggio sonoro e, nel contempo, a leggere un paesaggio plastico – disegnato da sei piani realizzati in polistirene 30 (e da un settimo adagio costituito esclusivamente dal suolo, dal gradino conclusivo che assorbe e restituisce le frequenze acustiche più basse) – che si fa allegoria della scala musicale, metafora felice di un percorso tonale, di un itinerario fisico e metaforico che lega, sotto uno stesso cielo, il mondo dell’arte a quello fragile e irrequieto della vita.
immagini Stefano Sasso – Benito Leonori, Passaggi di Scala, 2014, exhibition view, 6 pannelli in polistirene30, cavetto d’acciaio ottonato rivestito in pvc effetto cristallo, cavo audio trasparente, 12 diffusori sonori exciters, 4 amplificatori, 1 subwoofer, 100x250x452cm, Courtesy degli Artisti.